Narrativa italiana Romanzi Il mercante di luce
 

Il mercante di luce Il mercante di luce

Il mercante di luce

Letteratura italiana

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Marco è ormai prossimo alla fine. Ha diciassette anni e soffre di progeria, una malattia che accelera vertiginosamente lo scorrere del tempo e condanna a una vecchiaia precoce. Suo padre, Stefano Quondam, fuori dal tempo e dal mondo ci si è sempre trovato, anche se in maniera diversa. È un professore di letteratura greca, grandissimo e misconosciuto, un Don Chisciotte che non ha mai smesso di combattere una testarda battaglia contro la stupidità e l'omologazione. Certo, è al tempo stesso un uomo imperfetto, pieno di difetti, ma vuole trasmettere al figlio quanto ha di più suo. E vuole credere con tutto se stesso che la bellezza che gli tempesta la memoria sia una luce cosí potente da svergognare il buio. Ma tra i due, chi è veramente il mercante di luce? Chi salva l'altro?



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Il mercante di luce 2016-05-05 09:15:34 Pelizzari
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Pelizzari Opinione inserita da Pelizzari    05 Mag, 2016
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Non ho più paura

E’ stata strana questa lettura. Quasi bipolare. Premetto che non amo molto il genere della poesia e che non conosco, se non in modo superficiale, il mondo della letteratura greca, per cui non ho sicuramente afferrato tanti riferimenti culturali all’interno di questo piccolo testo. E questa è la parte che in questo libro ho odiato. Però queste pagine mi hanno commosso. E questa è la parte che in questo libro ho amato. Perché si parla del rapporto padre-figlio in una famiglia in cui il figlio è ammalato di una sindrome rarissima e che non lascia speranza. E di fronte a questo figlio che va incontro ad una vita sicuramente più corta di quella che può essere una vita normale, gli sforzi che fa questo padre per accelerare e per regalargli il mondo lasciano senza parole. Gli regala il suo mondo. Certo. Quello che conosce. Quello che può. Quello che sa fare. Quello che ha. Quello che ha amato. Così come ogni genitore dà il suo meglio al proprio figlio. Nella sua semplicità di genitore e nella sua immensità di genitore. Questo ragazzo, da adolescente, è così poco simile ad un ragazzo da assomigliare a un’anima. E ti innamori di questa anima; ti innamori dell’anima di suo padre, che tutto vorrebbe per lui. Che gli dà il mondo. Anche se sa che il suo mondo è niente, rispetto a quello che la vita poteva offrirgli e non gli ha voluto dare. Il suo mondo è l’amore per il mondo della letteratura greca ed in particolare per la tragedia. Perché non importa quanto si vive, ma con quanta luce dentro, senza rimpiangere e senza piangere. Questo è un padre unico, indifeso, immenso. Il figlio, grazie al padre, non ha più paura di morire. Il padre, grazie al figlio, non ha più paura di vivere. Se in tutto questo c’è qualche verso lirico di troppo, o qualche riferimento un po’ troppo da professore, non importa, sono io che non conosco abbastanza cose per poterne aver colto l’interezza. Quello che importa è che è un libro che ti smuove il cuore.

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Il mercante di luce 2015-02-22 10:59:38 Daffadillies
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Daffadillies Opinione inserita da Daffadillies    22 Febbraio, 2015
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Autocelebrazione tutta italiana

Avete un debole per il greco? Amate la cultura, la letteratura, la grammatica e tutto ciò che fa parte della Grecia?
Se la risposta è sì, bene, questo libro può fare per voi.

Non avete un debole per la Grecia? Oppure: non avete fatto il liceo classico e il massimo che vi è stato spiegato è qualche stralcio dell'Iliade e l'Odissea?
Bene, allora la mia recensione di seguito è per voi.
Innanzitutto questo libro è di Roberto Vecchioni, cantautore italiano che ha vinto numerosi premi (tra cui il premio Tenco), perciò è quasi scontato quel che ci si aspetta: un linguaggio poetico, una scrittura elegante, una storia presentata nella miglior forma possibile. Proprio Vecchioni, poi, è pure un professore e le aspettative sono altissime. Effettivamente questo aspetto viene soddisfatto se non fosse che, di fondo, si percepisce un enorme difficoltà ad instaurare un legame empatico con i personaggi del libro.
Il libro inizia con l'immagine di ragazzi ubriachi che bloccano il traffico in modo barbaro, vandalico, e ci viene spiegato che sono diretti in discoteca. Per il resto del libro si parla di persone così acculturate che neanche il vostro docente-idolo potrebbe minimamente aspirare ad essere come loro. Avete notato l'effetto chiaro-scuro? Ecco, il libro è tutto così: è un inno al narcisismo: io sono intelligente, sono speciale, tu penderai per forza dalle mie labbra.
Il protagonista, il narcisissimo STEFANO QUONDAM VALERIO (potevate aspettarvi un nome modesto?), è il professore che recita i versi dei lirici e dei tragici greci mentre il figlio, Marco, affetto da progeria, sta facendo le analisi all'ospedale.
Non vi è mai capitato di recitare versi dell'Odissea in fila alla posta?
La vita di questo personaggio è molto incerta, tutto è talmente centrato sull'autocelebrazione che non scopriamo mai chi è Stefano Quondam nel qui e ora. Chi è nel mondo, che contributo da' nella realtà. Per questo motivo il primo aspetto importante che emerge da questo libro è la difficoltà di un dialogo scrittore-lettore.
In secondo luogo, non potevano mancare gli stereotipi tutti italiani che smontano la credibilità del libro stesso come, per esempio, le ragazze che cadono ai piedi dei docenti di greco come se pendessero dalle labbra della cultura e, di questi tempi, se fosse realmente così, forse non sarebbe neanche male; la moglie oscurata da un uomo troppo impegnato a recitare l'Odissea per essere guardata; il figlio che, guarda caso, ha proprio una malattia per cui "sembra vecchio" ma ha solo 17 anni... ecco qua, la figura del giovane-saggio (che neanche Walter White Junior, se ci intendiamo). Degno di nota poi il momento in cui, a metà libro, Vecchioni si trasforma in Bukowski e da' il via libera a insulti gratuiti a chiunque, pure al povero Marco, cui da' del figlio di puttana in modo affettuoso perché noi giovani, in Italia, patria della passione, impulsività, spaghetti e pizza, facciamo così. Tutto ciò dimostra l'ennesimo tentativo estremo di "dare esempio" ai giovani con un pretesto molto poco credibile: noi giovani stiamo creandoci altri stereotipi ed è già faticoso, questi ormai sono stravecchi, basta con questi luoghi comuni.
Ultimo punto e non meno importante, il tema dell'ignoranza. Non c'è cosa più bella di uno scrittore che sa spiegarti i concetti più complessi esistenti al mondo, le opere dei grandi della letteratura e non solo, con voglia di CONDIVISIONE e non di insegnamento "autoritario".
Voi sapete chi è Alcmane? Avete letto le opere tragiche greche? Sapete tutto della mitologia greca?
Io no. E Vecchioni da' per scontato che tu lo sappia, mi stupisce, infatti, che un professore non conosca i processi di concettualizzazione e dia per scontato che gli altri apprendano senza avere la MINIMA idea di cosa si stia parlando.
Per questo motivo è difficile capire una storia che non ha nulla di emotivo ma viene "raccontata" grazie a stralci di opere greche di cui tu, che magari hai fatto un istituto professionale e non ti frega una cippa dell'antica Grecia, non sai assolutamente nulla.
Ecco perché chi ha conoscenze di base sicuramente può apprezzare più di me questo libro. E' innegabile che Vecchioni abbia uno stile bello ed elegante ma la letteratura non è citare i grandi scrittori con un qualche pretesto letterario, bensì CREARE qualcosa di nuovo. Essere flessibili, offrire le proprie perle agli altri con grande umiltà.

Concludo dicendo che questo libro mi è stato regalato, perciò ho creduto fosse per me leggibile ma proprio non è stato così. Forse un giorno farò un corso di "antica Grecia e tutto ciò che contiene al suo interno la parola "greco"" e allora potrò rileggerlo, cogliendo, magari, anche il lato emotivo che per ora è per me stato impossibile cogliere.

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Consigliato a chi ha letto...
A chi ha buona conoscenza di tutto ciò che contiene al suo interno la parola "greco/a"
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