Narrativa italiana Romanzi Il primo figlio
 

Il primo figlio Il primo figlio

Il primo figlio

Letteratura italiana

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Tirolo. La vita di Maria, diciottenne sensibile e sregolata, è un inferno di rimproveri e ostilità. Il padre è un tiranno, incita le educatrici a punirla, scoraggia i suoi spasimanti e si ostina a considerarla come una figlia di seconda classe. Maria cerca di cambiare il suo destino sposando un italiano e fuggendo dalla casa paterna. Ma anche il marito si rivela un giudice autoritario, e nuove tragedie sono in agguato. Scoppia la guerra, il marito parte per il fronte, a Maria non resta che occuparsi della casa.Tiene a portata di mano il fucile da caccia, e prima o poi lo userà.



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Il primo figlio 2014-09-30 16:04:26 Renzo Montagnoli
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Renzo Montagnoli Opinione inserita da Renzo Montagnoli    30 Settembre, 2014
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Tre donne

È innegabile che Isabella Bossi Fedrigotti con la sua scrittura piana, calma, mai enfatica riesca a coinvolgermi grazie alle sue storie, in apparenza semplici, ma che rappresentano un’analisi approfondita di esistenze, in particolare di quel mondo che ancora si vuole considerare a sé stante, sebbene non lo sia, e che molto genericamente definiamo con il termine di universo femminile. Il primo figlio ci accompagna per mano con tre storie di donne, di estrazione sociale, di istruzione e di nazionalità diversa e quindi così dissimili fra loro. Eppure in esse si rispecchia una matrice comune, con quella maternità che è alla base di ogni esistenza e che nei casi specifici le vede, di volta in volta, madri a seguito di una violenza (Teresa), materne come indole naturale, dedizione suprema volta all’allevamento dei bambini (Maria), madre ancora immatura, ma dal sentimento forte e sicuro (Sofia).
Sono tre personaggi delineati stupendamente, tre ombre che poco a poco schiariscono per rilucere vivamente nello splendore dei loro affetti, in una narrazione volta non certo a indulgere alla facile commozione, ma che poco a poco porta il lettore a un pathos indescrivibile, proprio quando le loro strade si incontrano, diventando una sola, in un periodo delle loro vite che sarà senz’altro il più bello, quello in cui si sentiranno più realizzate. Poi, con il tempo che passa, con gli anni che pesano, con i bimbi che diventano adulti e lasciano la casa, quel cammino insieme inevitabilmente finirà e ognuna delle tre riprenderà quel percorso che le è sempre stato proprio e che ora si avvia a quell’ultima meta.
Ci si emoziona per la condizione di autentica miseria della giovane Teresa, per il dolore di Maria la cui madre, non sana di mente, verrà immolata alla perfezione della razza nazista, per quel senso di vuoto che sempre resterà nell’animo di Sofia per la perdita del primo figlio.
Tre donne, tre esseri umani che si sentono vicini, che quasi appaiono, pagina dopo pagina, davanti agli occhi, e a cui si vorrebbe affidare un po’ del proprio destino, braccia materne che ci stringano nella loro protezione dai venti turbinosi della vita.
Non credo sia facile, specie nella nostra epoca, leggere libri come questo, in cui, senza rinnegare la naturale funzione materna, si ponga bene in evidenza la necessità che alla donna sia riconosciuta pari dignità, uguaglianza non solo di diritti, ma anche di affetti e di sentimenti.
Il primo figlio è uno di quei libri che una volta letti non possono non lasciare un segno indelebile dentro di noi.

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Casa di guerra, Amore mio uccidi Garibaldi, Di buona famiglia, tutti di Isabella Bossi Fedrigotti
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