Narrativa italiana Romanzi Il ragazzo in soffitta
 

Il ragazzo in soffitta Il ragazzo in soffitta

Il ragazzo in soffitta

Letteratura italiana

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Berardo Rossi detto Dedo è popolare e brillante, è negato per il latino e tifa Milan anche se vive a Bologna. Giulio Bigi è timido e sovrappeso, legge l’Eneide come fosse «Tuttosport» e indossa orrende cravatte. Due quindicenni che sembrano appartenere a pianeti diversi, se non fosse che ora abitano nello stesso palazzo e frequentano la stessa classe. E che nella famiglia di Giulio c’è un segreto che coinvolgerà, suo malgrado, anche Dedo. Giulio, infatti, non ha mai visto suo padre, chiuso in ospedale fin da prima che lui nascesse. Ora quello sconosciuto sta per tornare a casa. Ma non è la persona che lui si aspetta. Mentre dagli armadi del passato emerge una favola nera di ambizione musicale e passione non corrisposta, Dedo si rende conto che il «ciccione del piano di sopra» è diventato un amico, che quell’amico è in pericolo, e che è il momento di fare delle scelte.



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Il ragazzo in soffitta 2017-09-01 10:38:24 Silvia Argentati
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Silvia Argentati Opinione inserita da Silvia Argentati    01 Settembre, 2017
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RECENSIONE

"Il ragazzo in soffitta" un giallo/noir tutto italiano scritto dal regista e scrittore Pupi Avati che si svolge su due piani temporali ed ambientali diversi, tra Bologna e Trieste. “Il ragazzo in soffitta” è il primo romanzo di Pupi Avati (scritto nel 2015) ed è la storia di un'amicizia tra due adolescenti, Dedo e Giulio, molto diversi tra loro nel fisico e nel temperamento, che si trovano a condividere un segreto terribile, squallido e allucinante. Sarà proprio questo infimo segreto, a creare un legame indissolubile tra i due coetanei.
Il romanzo è costruito, prendendo in prestito un termine cinematografico, a “montaggio alternato”: in due città, in due momenti diversi (ai giorni nostri a Bologna e negli anni ’80 a Trieste) e con stile di scrittura differenti: narrato in prima persona dal quindicenne Dedo e dunque con un linguaggio semplice, immediato e diretto tipico degli adolescenti nella narrazione che si svolge a Bologna (città di nascita dello scrittore e regista), in terza persona e con un linguaggio più ricercato nella storia di Trieste.
Le due narrazioni viaggiano in maniera distinta e parallela per poi incontrarsi ed intrecciarsi a metà libro. La narrazione è scorrevole e coinvolgente e nel libro compaiono molti dei temi cari a Pupi Avati quali l'indagine dei disturbi della mente umana, l'amicizia tra coetanei e i fulgidi anni dell’adolescenza, l'iniquità della vita che si prende beffa degli uomini distribuendo gioie e dolori in maniera arbitraria, la paura come elemento formativo della propria identità, l'attesa di un risarcimento per chi si sente defraudato dalla vita. E poi, come nel suo bellissimo film "La casa dalle finestre che ridono" (diretto nel 1976) non manca il colpo di scena finale.

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Il ragazzo in soffitta 2015-12-02 17:47:38 Marco Caggese
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Marco Caggese Opinione inserita da Marco Caggese    02 Dicembre, 2015
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Un doloroso segreto

Dire che sono rimasto colpito da questo romanzo non rende l'idea.
La lettura scorre, avvince, conquista, coinvolge ed appassiona. Ed alla fine i brividi sono tanti.
Conosciamo tutti Pupi Avati per i suoi film molto delicati e profondi, semmai non tutti riuscitissimi, ma sempre ricchi di quelle piccole ma forti emozioni.
Decido di leggere questo suo romanzo spinto dalla trama che mi sembra coinvolgente. E sin dalle prima pagine resto incollato al racconto!
La storia si sviluppa su due piani temporali. Nel presente ci troviamo di fronte a dei ragazzi del liceo, due personaggi le cui vite incrociamo normalmente, con le loro stramberie, le loro passioni amorose non contraccambiate, le loro faticose interrogazioni. Quando il protagonista Dedo entra in contatto con Giulio, un ragazzo appena arrivato in città e con grandi difficoltà a socializzare, si comincia a sentire la meraviglia di questo difficile rapporto di amicizia che nasce e matura. Dedo scopre che Giulio abita nel suo palazzo, addirittura nella soffitta di proprietà della sua famiglia e dove il nuovo amico vive solo con una madre schiva. Dedo pian piano prende a cuore Giulio con le sue difficoltà, i suoi impacci ed il suo ridicolo look, ma all'improvviso dal passato piomba violentemente un enorme e doloroso segreto che cambierà le vite di tutti.
Avati scrive in maniera deliziosa, elegante ed accompagna il racconto in maniera convincente.
Quello che più colpisce è la capacità nel trasmettere le emozioni più disparate in maniera profonda e sentita, dando ad ogni evento un'intensità unica. L'autore permette di entrare nella storia e di vivere le vicende in maniera sentita, sia quelle dolorose che quelle leggere ed anche i sorrisi che ci regala diventano tanti.
Devo appuntare l'attenzione infine su alcuni momenti, nei quali la scrittura diventa alta e affascinante. Qualche esempio:
"Fu in quel frammento di secondo della grande storia del mondo che si videro, senza intuire che da quello sguardo prendeva la rincorsa la giravolta definitiva delle loro vite".
"Provo ad allungare una mano e toccargli la spalla. Non si gira. E allora gliela lascio sulla schiena, come per dirgli ti voglio bene, ci sono qui io, per un tempo infinito. Che lo decidi tu."
Insomma, questo libro lascia il segno e regala al lettore la conferma di aver ritrovato ancora una volta il vero motivo per il quale ci tuffiamo in mezzo a queste pagine bianche con tanto inchiostro nero.

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Il ragazzo in soffitta 2015-05-11 14:09:28 Pupottina
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Pupottina Opinione inserita da Pupottina    11 Mag, 2015
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La soffitta

Avevo grandi aspettative per questo romanzo, da quando ho saputo che il famoso regista, produttore e sceneggiatore cinematografico, Pupi Avati, aveva intenzione di scriverlo. Ho atteso pazientemente.
Quando ho appreso il titolo, IL RAGAZZO IN SOFFITTA, ho iniziato ad immaginare quale poteva essere la trama e un po', chissà perché, ho ricordato quel suo film cult "La casa dalle finestre che ridono" e ho atteso qualche vicenda in quello stile horror e noir. Leggendolo, però, ho trovato molto di più: un romanzo che è semplice e complesso nello stesso tempo, con tanto da trasmettere per far riflettere sulla società contemporanea e sulle umane fragilità. Ci sono valori e ambiti positivi (come amicizia e amore, bellezza e musica), ma anche tutto il contrario (ambizione, follia, dolore, ossessione, deformità sia fisica che dell'anima, morte). Le mie aspettative non sono state affatto deluse, ma letteralmente ribaltate dalle continue sorprese e cambi di rotta nella narrazione che questo romanzo riesce a orchestrare, appassionando e sconvolgendo chi ne intraprende la lettura.
Il romanzo narra due storie, in anni e città italiane diverse, Bologna e Trieste, destinate a confluire in un presente che è quello mediatico di oggi, dove si è costantemente alla ricerca di un mostro da sbattere in prima pagina, cui addossare il brutto e il male.
Al centro di tutto, la storia della nascita di una grande amicizia tra due ragazzi completamente diversi, Dedo e Giulio, che affrontano eventi più grandi di loro, risalenti ad un lontano ed indicibile segreto del passato, fatto di depravazione e morte. Facendo riaffiorare, nel presente, un male celato nell'oscurità dell'oblio, la luminosa e spensierata situazione di partenza viene irrimediabilmente modificata in peggio. Tutto diventa tetro, pericoloso, malato. I due amici sono inevitabilmente destinati a rimanerne travolti.
Il romanzo, un noir che procede con un climax crescente di suspense, risulta vincente grazie all'alternanza delle vicende e alla mescolanza tra eventi indicibili e storie di banale quotidianità, narrate con uno stile fluido, scorrevole e attuale.
È un capolavoro destinato a fare scuola, con personaggi che ti restano dentro. L'ambientazione ristretta della soffitta, buia, stretta e invivibile, è una metafora perfetta della condizione esistenziale dei personaggi più riusciti.

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