Narrativa italiana Romanzi Il vento non viene mai per caso
 

Il vento non viene mai per caso Il vento non viene mai per caso

Il vento non viene mai per caso

Letteratura italiana

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Una storia raccontata al presente, come nella "presa diretta" di un film a sottolinearne il verismo. Dove però, di punto in bianco, la "realtà reale" comincia a confondersi col surreale, il pragmatismo con l'indeterminatezza, l'ontologia con la corporea venalità, in un quadro sospeso nel tempo dai tratti inevitabilmente onirici. Un delicato percorso tra concretezza e inconsistenza, ma, ancor di più, tra oggettivismo e soggettivismo, da percorrere in equilibrio su un filo sottile come una ragnatela ma, se possibile, ancor meno visibile e determinabile. Ogni verità ne nasconde un'altra ma non per questo la esclude, la rende meno plausibile.



Recensione della Redazione QLibri

 
Il vento non viene mai per caso 2012-08-30 19:53:21 Sara moncalieri
Voto medio 
 
1.3
Stile 
 
1.0
Contenuto 
 
2.0
Piacevolezza 
 
1.0
Sara moncalieri Opinione inserita da Sara moncalieri    30 Agosto, 2012
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Perplessa e delusa

Raramente mi è capitato di restare così perplessa dopo avere letto un romanzo.
Di sicuro qualcosa di fondamentale mi è sfuggito, qualcosa che mi ha impedito di entrare nella storia con la solita partecipazione. O perlomeno spero di cuore si tratti di questo.
Mi piace leggere romanzi di autori emergenti, apprezzo chi sa scrivere bene e riesce a pubblicare un proprio scritto. A volte però si ha la sensazione che un romanzo non sia arrivato al giusto punto di maturazione.

La trama avrebbe potuto avere i suoi lati interessanti: una serie di strane coincidenze e misteri da svelare, conditi da improvvise apparizioni di impalpabili personaggi che poi nel nulla si ritiravano, alla velocità di un battito di ciglia.
Purtroppo però la narrazione non ha retto fino in fondo: il libro si è chiuso in maniera frettolosa, alcuni punti sono stati lasciati aperti, irrisolti, se non addirittura troncati là senza spiegazioni, nonostante tutto lasciasse presagire un finale in grado di dare soddisfazione.
Ho trovato i personaggi, protagonista compreso, scarni in termini di introspezione, solidità, caratterizzazione, mentre alcuni altri mi sono sembrati poco utili al contesto.
La scelta di descriverli tramite le loro stesse parole non mi ha convinta, anzi: queste parole, se per certi aspetti non sono bastate, per altri mi sono parse eccessive.
Le parolacce non mancavano di certo, mai, in nessuna pagina: tanto per fare un esempio, mi sarebbe piaciuto vedere scritto un po' più spesso il termine "niente" al posto di "un cazzo" (parte narrativa compresa) in quanto la parolaccia, sì, può dare colore e forza al dialogo, ma quando inserita a ragion veduta, e senza esagerazioni di sorta.

Altro tema lo stile narrativo, uno dei punti-cardine che mi fa apprezzare un libro anche quando presenta qualche carenza nella trama: l'ho trovato semplicistico, forse perché appoggiato principalmente ai dialoghi di cui sopra, talvolta eccessivamente lunghi, talvolta dispersivi.
Mi hanno invece maggiormente convinta le parti descrittive in cui si faceva riferimento al parco e alle piante.
Dispiace infine trovare, in una pubblicazione, numerosi refusi, errori di battitura, grammaticali, di sintassi: magari una seconda lettura da parte del correttore di bozze avrebbe potuto eliminare queste sviste: quando la stessa parola viene scritta in tre maniere differenti, qualcosa può essere mancato da qualche parte.

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