Narrativa italiana Romanzi La tripla vita di Michele Sparacino
 

La tripla vita di Michele Sparacino La tripla vita di Michele Sparacino

La tripla vita di Michele Sparacino

Letteratura italiana

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Michele Sparacino nasce a Vigàta nella notte fra il 3 e il 4 gennaio 1898. Ma proprio il tentativo di stabilire se la nascita è avvenuta prima o dopo la mezzanotte porta alla scoperta che l'orologio del campanile, su cui si regola l'intera vita del paese, è da anni avanti di dieci minuti. Di qui un putiferio di tumulti, scioperi, rivendicazioni la cui responsabilità viene attribuita a un fantomatico bandito che avrebbe il nome dell'ignaro neonato. Il quale, cresciuto, arriverà all'età della leva giusto in tempo per finire sul Carso, nelle trincee della Prima guerra mondiale...



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La tripla vita di Michele Sparacino 2015-02-15 07:41:37 Renzo Montagnoli
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Renzo Montagnoli Opinione inserita da Renzo Montagnoli    15 Febbraio, 2015
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Nella scia di Pirandello

Mi corre l’obbligo di fare una premessa, doverosa soprattutto per chi intendesse acquistare questo libro: la pubblicazione consta di due parti, la prima di sole 44 pagine è costituita dal racconto La tripla vita di Michele Sparacino, la seconda, con le restanti 46 pagine è un’intervista di Francesco Piccolo ad Andrea Camilleri. Si tratta di una strana scelta editoriale, tanto più che nella conversazione i riferimenti all’opera che la precede sono assai limitati, mentre invece è possibile avere altre notizie, fra le quali il modus operandi dell’autore nello scrivere i suoi romanzi, assai schematico, quasi geometrico. Questa parte può interessare fino a un certo punto e ha il sapore di un espediente per raggiungere un numero di pagine idoneo a una stampa, insomma a farne un libro da poter immettere sul mercato.
Ciò premesso, per quanto come detto il racconto non sia lungo, pur tuttavia presenta indubbie valenze tali da ritenerlo meritevole di lettura per le riflessioni a cui esso porta.
È strano il destino di Michele Sparacino, nato alla mezzanotte tra il 3 e il 4 gennaio del 1898, da famiglia poverissima, con un padre ubriacone e sempliciotto che ha già un bel problema all’anagrafe nel denunciarne la nascita. Sarà il 3 o il 4 gennaio? Risolve il tutto l’impiegato, provocando, però, involontariamente, tutta una serie di conseguenze che non toccano la famiglia del pargolo, ma che si manifestano in sommosse e tumulti, eventi eclatanti che attirano l’attenzione di un giornalista che per farsi bello inventa il Masaniello di turno, attribuendogli per un caso del tutto fortuito il nome di Michele Sparacino. Da allora il vero Michele Sparacino proverà sulla propria pelle cosa voglia dire essere scambiato per un facinoroso, tanto che a militare verrà considerato prima un disfattista, poi connivente con il nemico (siamo nel corso della Grande Guerra) e infine, poiché scompare durante la ritirata di Caporetto, anche un disertore. Il destino però gli ha riservato una sorpresa, lui che in effetti, al di là della nomea immeritata, è sempre stato uno sconosciuto, diventerà ignoto in assoluto, con onori e gloria, quali spettano a chi riposa nell’Altare della Patria.
Si tratta solo di un racconto, ma le finalità di Camilleri non sono tanto quelle di imbastire una storia che si legge con molto piacere, ma vanno ben oltre. In fondo avrebbe potuto intitolarlo le tre vite di Michele Sparacino, ma in tal caso sarebbe venuto meno al suo intento, poiché in effetti la vita di Michele Sparacino è una sola, mentre sono altre e più quelle che gli uomini gli attribuiscono scambiandolo per altra persona e questo nel solco tracciato da un altro grande siciliano, Luigi Pirandello. E tutto questo per un’invenzione giornalistica, il che dimostra come la stampa possa condizionare esistenze, a cui si aggiunge, inevitabile, la visione che ognuno di noi ha di un altro. Così, se Michele Sparacino è stato visto come un capitano di popolo, poi come un soldato con i più gravi difetti per un militare (e che non aveva), cioè disfattista, connivente con il nemico, disertore, anche da morto il suo corpo ha un’altra vita.
Era facile cadere in contraddizioni, perdere il filo del discorso, rendere inverosimile la vicenda, ma Camilleri ha saputo procedere con sicurezza, non disdegnando anche di darci un’immagine dell’autentico Michele Sparacino: un po’ ingenuo e un po’ furbo, schiacciato tuttavia da chi comanda, un ritratto che si potrebbe estendere tranquillamente alla quasi totalità di noi italiani.
Quindi di carne al fuoco ne ha messo tanta, sia pure in poche pagine, e da abile scrittore quale è non l’ha mai bruciata, anzi ha saputo confezionare un racconto di eccellente qualità e che è indubbiamente meritevole di essere letto.

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La tripla vita di Michele Sparacino 2009-09-10 20:56:38 Arcangela Cammalleri
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Arcangela Cammalleri Opinione inserita da Arcangela Cammalleri    10 Settembre, 2009
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La tripla vita di Michele Sparacino

Questo racconto, preso da una serie di storie che Camilleri scrive per “divertimento personale” e che nelle sue intenzioni non hanno una destinazione editoriale, è un autentico, piccolo capolavoro, che il Maestro cesella con fine arguzia e sapiente costruzione tecnica. L’antefatto della creazione del libro è nelle parole dello stesso Camilleri nell’appendice “Un destino ritardato”, conversazione con Andrea Camilleri di Francesco Piccolo. “Si arriva a scrivere un racconto per suggestioni lontanissime. La prima suggestione per creare il personaggio di Michele Sparacino è nata dalla frase conclusiva de “I vecchi e i giovani” di Luigi Pirandello, perché dovendo rispondere ad una domanda: “ Cos’è un italiano?”, la va a cercare nel testo pirandelliano. Un ex garibaldino equivocando i fatti, si veste con le medaglie, l’esercito gli spara e quando lo rivoltano è pieno di medaglie risorgimentali e allora si chiedono: “Chi avevano ucciso?”Questa è l’ultima frase del libro. E dunque nasce l’idea di scrivere, di uno che è esistito ma era come se non fosse esistito; o è sempre esistito equivocato ogni volta per essere un altro e che, quando muore, nella terza vita riesce ad essere quello che è, cioè un ignoto”. Michele Sparacino vive un’altra vita, ma è una vita antecedente, cioè vive una vita da adulto quando è ancora neonato e vive una vita da uomo ormai leggenda quando è appena adulto. Quando è ormai già morto diventa un eroe ignoto, emblema di tutti gli eroi di guerra: il milite ignoto. Camilleri, in questo gioco pirandelliano, lascia sulla corda il lettore che si chiede quando gli investigatori capiranno la verità. Una spiegazione esplicita dello sfasamento temporale dell’equivoco non ci sarà, Camilleri dice che non si può dare sempre la caramella al lettore, ogni volta che piange. In questo racconto della serie fantastici c’è l’Italia di ieri, ma anche quella di oggi, un riferimento al cattivo giornalismo (A che cosa porta il cattivo giornalismo), alla bieca informazione che manipola l’opinione dei lettori; alla ricerca di un capro espiatorio, nella finta intervista Michele Sparacino diventa il colpevole di ogni misfatto. L’ambientazione di questa improbabile storia è Vigata e non poteva essere altrimenti, il tessuto linguistico è sempre quello così arricchito e variato nelle sue ampie reti stilistiche, nato, oltre per le già note spiegazioni dell’autore, per spiegarsi e piegarsi ad una realtà poliforma e complessa. Egli trova infinite risorse espressive in questo scomporre e ricreare linguistico, questa originale e collaudata commistione linguistica ha superato la fase sperimentale a tal punto da diventare a tutto diritto una lingua classica e storica. Una volta si diceva lunga vita al re, o come gli Inglesi “ Dio salvi la regina”, noi cultori del mondo letterario di Camilleri diciamo: “Possa la sua longeva e artistica vena scorrere come fiume perenne.

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