Narrativa italiana Romanzi Mordi e fuggi. Il romanzo delle BR
 

Mordi e fuggi. Il romanzo delle BR Mordi e fuggi. Il romanzo delle BR

Mordi e fuggi. Il romanzo delle BR

Letteratura italiana

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Milano, 1969. Università occupate, cortei, tensioni nelle fabbriche. Il 12 dicembre la strage di piazza Fontana. Alberto Boscolo ha vent’anni, viene da una famiglia normale, né ricca né povera, è iscritto alla Statale ma vuole di più. Vuole realizzare un proprio progetto politico. Deluso dall’inconcludenza del Movimento Studentesco, si avvicina a quello che di lì a poco sarà il nucleo delle Brigate Rosse. I mesi passano, Alberto partecipa alle azioni dimostrative, alle rapine di autofinanziamento e al primo attentato incendiario, ma il suo senso di insoddisfazione non si placa. Vuole agire sul serio. Il gruppo organizza il sequestro lampo di Idalgo Macchiarini, un dirigente della Sit-Siemens, e lo sottopone al primo processo proletario. «Mordi e fuggi », scrivono i brigatisti. La stampa batte la notizia; nei bar degli operai non si parla d’altro, le Brigate Rosse sono pronte ad alzare il livello dello scontro. In una metropoli nebbiosa, violenta e indimenticabile, Alessandro Bertante dà vita a una vicenda umana tumultuosa e vibrante, nella quale, intrecciando fiction e cronaca, vediamo scorrere i fatti cruciali che innescheranno la tragica stagione degli anni di piombo. Un romanzo che non cerca facili risposte ma che apre nuove domande su uno dei periodi più drammatici della recente storia italiana.



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Mordi e fuggi. Il romanzo delle BR 2022-08-14 19:56:38 Mian88
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Mian88 Opinione inserita da Mian88    14 Agosto, 2022
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Ideologia e lotta di classe

Lotta di classe, ideologia, resistenza. Sono questi, se vogliamo, gli ingredienti alla base di “Mordi e fuggi. Il romanzo delle BR” di Alessandro Bertante, edito da Baldini+Castoldi e candidato all’ultima edizione del Premio Strega 2022. È un romanzo corposo, stratificato, un ottimo mix tra finzione narrativa, storia e realtà. Uno scritto che parte appunto dal concetto di ideal-resistenza e lotta di classe passando anche da quella che fu la strage di Piazza Fontana. Non mancano, ancora, aspetti introspettivo/psicologici su quella che fu la dimensione brigatista con tanto di memoriali inerenti.
Ma cos’è l’ideologia? Perché oggi come oggi quando riflettiamo su questo concetto ci rendiamo conto di quanto questo sia stato svalutato e di quanto, altresì, sia giunto a un vero sfacelo anche quello politico? Perché è venuto meno anche il pensiero critico tanto che il popolo finisce con il cercare, anche letterariamente, il dogma del non complesso ma del semplice e lineare? Cosa ne è stato degli anni Settanta, delle lotte, delle assemblee, di tutti quei fattori che proprio in quegli anni hanno rappresentato le basi dell’ideologia e che dovevano avere anche la funzione di porre le basi per quello che sarebbe stato il futuro? Come si è arrivati a questo? Cosa ha scatenato tutto cià e perché? Scioperi, assemblee, arte, una coscienza collettiva stratificata, a sua volta, che collideva con lo Stato e la dimensione del sistema.
Ecco allora che siamo nel 1969 a Milano, che conosciamo Alberto Boscolo, che scendiamo con lui nei cortei, nelle fabbriche, negli anni della parabola eversiva per mezzo del volantinaggio, nei collettivi politici, nella militanza, di fedi rosse, laiche e proletarie. Anni di prime lotte che poi diventano lotte dure, senza paure, senza timori. E poi arrivano gli anni Ottanta del neoliberismo, della democrazia, della demitizzazione del termine e concetto di ideologia. Una demitizzazione sempre più forte e sgretolante che segue e sussegue negli anni, che si porta avanti e si manifesta e palesa senza troppe remore risvegliandosi da processo “in corso” in “concreto divenire”. Questo è un effetto innegabile, ormai concreto. Lo dimostrano le nuove generazioni, ed anche le meno nuove, che non riescono a far proprio questo concetto, che difficilmente lo conoscono e che difficilmente riescono a cogliere le sfumature di quella Storia che si ripete sempre e ciclicamente.
“Mordi e fuggi” è un romanzo tra cronaca vera e realtà romanzata. È uno scritto dolente, che aiuta a riflettere e che rappresenta una buona base per chi a quegli anni vuol avvicinarsi e conoscere. È un elaborato con le sue pecche, con i suoi difetti, con le sue lacune ma anche con i suoi punti forti. Un componimento che talvolta resta troppo in superficie non entrando nel vero profondo ma che nei suoi intenti vuol spronare alla riflessione ma anche alla curiosità. Per chi già conosce il tema non rappresenterà un vero approfondimento ma una diversa prospettiva di analisi con le dovute annesse considerazioni. Per chi non conosce il periodo potrà rappresentare una buona base di partenza per poi approfondire con altri scritti. Un lavoro nel complesso interessante.

«Mordi e fuggi, scrivevamo aggredendo il presente. Colpire e scomparire per poi colpire di nuovo più forte, facendo breccia in un mondo ostile che poteva e doveva essere cambiato […]. Ci sbagliavamo, eppure dovevamo provarci, lasciare un segno che fosse duraturo e memorabile […]. Se no cosa ci restava da fare? Diventare come loro, oppure come tutti che poi è la stessa cosa. Dovevamo provarci per rispetto della storia e al suo divenire, per tutte le ingiustizie del mondo e per tutto quello che abbiamo subito e perché ci deve essere un invasato che sbaglia pur avendo ragione […]. Rifarei tutto allo stesso modo. Brigate Rosse, solo il nome fa accapponare la pelle.»

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