Nel vento Nel vento

Nel vento

Letteratura italiana

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Quanto tempo impiega un centometrista per correre la sua gara perfetta? Circa dieci secondi. Oppure una vita intera, il tempo di questo romanzo, se sui blocchi di partenza, nella mente di un uomo tormentato dal passato, si spalanca la voragine dei ricordi. Il protagonista sa fin da bambino di essere consegnato alla corsa, e lo sa perché la velocità è il solo rimedio possibile per scappare dai mostri che gli hanno portato via il fratello, ammazzato a bastonate dal padre, una mattina, sulla neve fresca, e poi Caterina, il suo unico amore. Telecamere, sponsor, pubblico eccitato, anabolizzanti e combine, ci sono tutti gli ingredienti che fanno di questa finale la gara definitiva; soltanto il vento della vittoria può riaccendere la luce su un futuro diverso. La solitudine del centometrista come sottile e spietato ritratto di una condizione di vita: l’estraneità a se stessi, ai propri bisogni più intimi; la necessità della corsa come smemoratezza, come anestetico. Emiliano Gucci trasforma il passo dell’atleta in una grande, ventosa metafora: si corre per esorcizzare il vuoto, per la paura di fermarsi a pensare. Si corre e basta, senza nemmeno chiedersi il perché.



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Nel vento 2013-03-09 04:49:19 Bruno Elpis
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Bruno Elpis Opinione inserita da Bruno Elpis    09 Marzo, 2013
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“Nel vento” di Emiliano Gucci – commento di Bruno

Presentare la corsa e l’atletica come allegorie della vita può essere una bella idea.
Emiliano Gucci imbastisce “Nel vento” la sua rappresentazione di una storia dolorosa: una tragedia familiare terribile, un amore sterile da rimpiangere, il rapporto con il fratello che custodisce i ricordi dei giochi dell’infanzia.
Nella vita prevale il senso dell’inadeguatezza: “Io non volevo giocare a calcio, perché non mi riusciva e ogni volta subivo umiliazioni, però a quell’età non è facile opporsi all’onda della massa”.
Oltre che quello della solitudine: “A me piaceva sfilarmi dal branco ma quella del branco mi sembrava l’unica difesa possibile”.
L’atletica (“La luccicante vetrina di un mondo sporco ha il retrobottega laido”) diviene un rifugio e un’opportunità, ma è anche ricettacolo di contraddizioni: “Io non so più quali sostanze assumo. Il mio corpo è gestito da altri”.
La corsa assume alternativamente significati diversi.
Di fuga. “… Io corro essenzialmente per fuggire …”
“… la corsa è un botto e fuggire via, emanciparsi, esserci”.
Di volontà elementare: “Io voglio soltanto correre”.
Di caducità: dieci secondi, tanto durano i cento metri.
I concorrenti sono numeri, le gare accusano false partenze, il pubblico ha un ruolo nelle aspettative, nelle scommesse, nei giudizi.
Dopo soli dieci secondi, vi è l’epilogo:
“La corsa è finita e questa storia non vale più niente.
Hai tagliato il traguardo, non hai più bisogno del tuo magnifico dolore.
Quel passato non ti serve più”.
Un romanzo breve, ma complesso. Ai limiti dell’ermetismo. Lascia in bocca il retrogusto dell’indecifrato. O dell’indecifrabile. Che sia da risolvere secondo quanto suggerisce la filastrocca?

Mano destra
mano manca
di giocare non si stanca

pugno sole
pugno luna
c’era il vento o la fortuna?

Bruno Elpis

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Nel vento 2013-02-24 20:15:19 ant
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ant Opinione inserita da ant    24 Febbraio, 2013
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La corsa come la vita

Un libro in fondo breve, ma che in poche pagine riesce a lasciare un segno importante, secondo me, in chi lo legge.
La trama: un centometrista, sui blocchi di partenza della gara più importante della sua carriera, fa un resoconto di quella che è stata la sua vita sotto tutti i punti di vista.
L'autore è abile a mischiare storie personali anche molto cruente con resoconti riguardanti il background tipico dell'atletica leggera, fatto di allenamenti molti duri e ripetitivi inframmezzati a volte,purtroppo, anche dall'uso di sostanze non proprio lecite.
Il lettore resta affascinato non solo dalle descrizioni dei retroscena delle gare di atletica, ma anche dalle evoluzioni e dalle digressioni relative ad un episodio di cronaca nera tristemente vissuto dal protagonista del romanzo
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di sport e di vita vissuta
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Nel vento 2013-01-30 08:58:37 C.U.B.
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C.U.B. Opinione inserita da C.U.B.    30 Gennaio, 2013
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Pronti-Ai vostri posti- VIA

" Nel 1992 mio padre uccise mio fratello nella neve. Nel 2007 ho perso Caterina per sempre. Per questi motivi io corro. "

PRONTI - Linea di partenza sulla gara piu' importante, le dita cercano con attenzione la riga bianca a terra; ero seduto al tavolo, facevo i compiti di matematica.
AI VOSTRI POSTI - Sento il pubblico urlare, percepisco gli avversari, libera l'adrenalina; alzano la voce impugna la stampella devo aiutarlo.
VIA - Ecco lo sparo, i muscoli si tendono, l'attrito delle suole sull'asfalto, il vento taglia gli occhi, schizzo nei cento metri piu' veloci della mia vita; sono mummia, sono marmo, sono l'anima di un bambino in un corpo immobile, paralizzato dal terrore , io non ho fatto nulla e lui e' morto .

Correre per scappare dal passato, correre per fuggire al presente, correre perche' la vita ti ha costretto alla velocita' e tu non sai fare altro, correre per riprendersi quell'attimo di nulla in cui hai perso l'altra meta' di te per sempre.

In questo breve libro Gucci propone una tipica opera empatica, non si apprezza leggendola, si ama avvertendola, sentendone le palpitazioni, la sofferenza, l'emozione. NOn una trama tradizionale, ma nei pochi minuti che precedono la regina delle gare di atletica, i cento metri , in un intreccio di passato e presente l'autore racconta l'affanno dei sensi di colpa, degli attimi mancati, di un'infanzia troncata , di una tenera amicizia di due ragazzini che purtroppo condividevano lo stesso padre.
Esplicita o tra le righe ben presente la polemica verso un mondo sportivo in cui l'uomo non basta piu' e forse nemmeno lo sport. Serve il doping, servono le scommesse, servono le gare truccate, questo si chiama business...

Intenso, particolare,da interpretare, da ascoltare.
Buona lettura.

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