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Questa è la storia di un erbivoro. Un detenuto condannato alla reclusione fino al giorno 99 del mese 99 dell'anno 9999. «Fine pena mai», come una ghigliottina al rallentatore. Prima che cada anche la sua testa, l'erbivoro si affaccia alla finestra della Storia per scrivere un discorso: le parole dei primi eroi del Risorgimento, entrate di soppiatto tra i muri della cella, ne hanno spalancato le porte al vento con una sconvolgente carica eversiva. Nasce così il Discorso sulla controvertigine, un torrente di rabbia, di comicità e di poesia. Ad ascoltarlo ci sono il fantasma di Mazzini, un secondino detto «l'intoccabile» e il «Negro Matto Africano», che ha trovato un sistema infallibile per evadere. Perché nella poetica concentrica di Ascanio Celestini, nessuna storia può davvero finire.



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Pro patria 2013-02-03 16:23:02 chicca
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chicca Opinione inserita da chicca    03 Febbraio, 2013
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Pro Patria

Come impallidiscono i politici dei nostri giorni di fronte ai giovani eroi del Risorgimento... Ascanio Celestini lo racconta con la solita ironia e in uno dei suoi ormai mitici monologhi, in questo caso a dire il vero sarebbe un discorso, quello di un detenuto condannato alla reclusione fino al giorno 99 del mese 99 Dell' anno 9999 che parla al fantasma di Mazzini a un detenuto chiamato " negro matto africano" e un secondino detto "intoccabile" . Un libro come sempre nel caso di Celestini, in cui si ride, ci si indigna ma soprattutto si riflette, non solo solo sul passato ma anche sul presente, soprattutto sulle condizioni delle carceri, sul sovraffollamento, sulla capacità di rieducare.

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