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Letteratura italiana

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Stagioni, di seguito riportiamo la trama e la presentazione dell'editore. Questo libro è il percorso di una vita. Nato da un profondo rispetto della natura, del suo equilibrio e della sua grazia, rievoca grandi avvenimenti della Storia e piccole vicende personali, in un flusso scandito dall'alternarsi delle stagioni. Nella memoria dell'autore ogni cosa ha lo stesso spazio, la stessa dignità; ogni frammento trova la giusta collocazione all'interno di un quadro che Rigoni Stern, «uomo di montagna», dipinge dei colori più vivi.



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Stagioni 2008-04-03 03:32:01 Renzo Montagnoli
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Renzo Montagnoli Opinione inserita da Renzo Montagnoli    03 Aprile, 2008
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In armonia con la natura

Mario Rigoni Stern, classe 1921, è un uomo che scrive da sempre quel che ha vissuto, senza quindi inventarsi storie, ma cogliendo con rara abilità ogni sfumatura dell’esistenza, in una simbiosi perfetta con il mondo in cui vive.

Ne è un’ulteriore riprova questo volume, che parla di stagioni, sempre uguali nel loro avvicendarsi e pure sempre così diverse.

Ma non si tratta solo dei periodi dell’anno, bensì anche di quelli di una vita e in questi riemergono i ricordi dei predecessori che già vissero quelle stagioni.

Mario Rigoni Stern ci offre un’opera di sublime bellezza, frutto di esperienza di vita, di profondo rispetto e amore per la natura.

Le sue parole scendono sulla carta svolazzando come fiocchi di neve, le osservazioni, le memorie si accavallano, dando luogo a una narrazione in apparenza discontinua, ma che finisce con l’avvincere in modo inequivocabile. Arrivato alla fine, all’ultima pagina, è stata tanta la commozione che mi sono accorto di piangere, un gesto liberatorio per la gioia incontenibile che mi ha preso e che ora si è mitigata in una rilassante serenità.

Rigoni Stern comincia con l’inverno (Sono nato alle soglie dell’inverno, in montagna, e la neve ha accompagnato la mia vita) e la neve è lo sfondo di scenari che si avvicendano, fra il presente del bosco e il passato della drammatica campagna di Russia, emblemi della natura e della violenza dell’uomo.

Gli eventi del tempo trascorso sono giustamente mediati, quasi un intermezzo del presente, invece vivo, vitale, emergente dalle pagine con il profumo dell’aria, i richiami degli animali, lo scenario che prende corpo e che idealmente sembra che compaia di fronte agli occhi.

Ecco, questa capacità di trasmettere, di dare vita a immagini che toccano tutti i sensi è semplicemente sbalorditiva e suscita un’emozione che cresce pagina dopo pagina.

Dopo l’inverno viene la primavera ( Sensi e fantasia ti aiutano a scoprire la primavera del bosco, che è misteriosa, segreta, viva), con l’odore fresco dell’erba bagnata, con i trilli delle allodole, con il risveglio di tutta la natura, ma anche con il percorso nel bosco dello scampato al lager tedesco, l’inizio esaltante della ritrovata libertà; i ricordi in una stagione viva sono più numerosi e così si passa da una visita a Versailles durante il crepuscolo alla figura del nonno adorato, che fumava i sigari Virginia e che ora riposa con i suoi vecchi compagni “nati sotto Francesco Giuseppe e morti sotto Vittorio Emanuele”.

L’estate ha le sue caratteristiche (L’estate in montagna è sempre breve; anche la notte estiva è breve a rinfrescare l’aria; la luna calante e il crepuscolo dell’alba, con le due diverse tonalità, creano una luce sparsa sulle cime e nell’alta valle, ma dentro il bosco la notte ancora non si dissolve.), con le femmine del cervo che si appartano per dare alla luce i piccoli e con il taglio rituale del bosco, ma anche con memorie più estive, come la storia di Nello del Dosso o le vacanze nel Salento, o in Croazia.

E infine arriva l’autunno (Le foglie degli aceri montani hanno preso la luce dall’ambra e la brezza del mattino le stacca dai rami, adagiandole al suolo).

Il sottobosco è rigoglioso ed è la stagione buona per la caccia, magari per una battuta a Naturno, quasi un rito di origini antiche; ma è anche un’ultima stagione, con il toccante episodio dello zio Arrigo che, ormai molto anziano, si trascina faticosamente sull’altipiano a rivedere i luoghi dove ha combattuto durante la prima guerra mondiale, a rievocare e a risentire l’incombenza della morte, quasi il tentativo di esorcizzarla ora che per lui la vita volge al termine.

A questa stagione si accompagna una dolce malinconia e il libro si chiude, così com’era iniziato, con le avvisaglie di neve, un perpetuarsi di stagioni, di nascite e di morti, un infinito ciclo vitale.

Leggere questo libro è come scrutare dentro l’anima dell’autore, riscoprire con lui i valori di un’esistenza semplice, in perfetta sintonia con la natura.

Non c’è una pagina che sia inferiore all’altra e tutto è in perfetto equilibrio, come la vita di un uomo che è in pace con tutto e con se stesso.

E’ superfluo che aggiunga che raccomando vivamente la lettura di questo autentico capolavoro.

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Lettura consigliata
Consigliato a chi ha letto...
Memorie di Adriano, di Marguerite Yourcenar;<br />
La messa dell'uomo disarmato, di Luisito Bianchi.
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