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Un attimo prima

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Proiettandosi in avanti di alcuni anni, Fabio Deotto ci racconta un domani sorprendentemente possibile. E ci mostra il nostro presente in tutta la sua bellezza, in tutte le sue contraddizioni, con tutta la sua energia. La crisi che ha investito l'Occidente è giunta alle sue estreme conseguenze e il mondo vive un difficile periodo di transizione, in cui il lavoro ha perso la sua centralità. In questo contesto l'ex biologo Edoardo Faschi, ossessionato dalla morte del fratello Alessio avvenuta vent'anni prima, si sottopone a un trattamento psicologico sperimentale ispirato alla scatola specchio di Ramachandran - un dispositivo utilizzato per curare la sindrome dell'arto fantasma nei pazienti mutilati - che promette di aiutarlo a elaborare la perdita. Nel corso della terapia ripercorrerà le vicende della sua famiglia fino ad arrivare agli anni in cui Alessio è diventato un esponente di spicco del Movimento Occupy. Così facendo getta un nuovo sguardo sulla storia tormentata di questo inizio millennio, fornendone un'interpretazione a tratti drammatica, a tratti ironica, sempre convincente. Come altri coetanei, Edoardo rischia di perdersi in una sterile contemplazione del passato, ma la ricomparsa improvvisa del figlio di Alessio, Sealth, di cui aveva perso le tracce, lo costringerà a scuotersi e a compiere una scelta. In nessun modo il destino deve ripetersi.



Recensione della Redazione QLibri

 
Un attimo prima 2017-11-23 16:31:37 ornella donna
Voto medio 
 
2.5
Stile 
 
4.0
Contenuto 
 
2.0
Piacevolezza 
 
2.0
ornella donna Opinione inserita da ornella donna    23 Novembre, 2017
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La distopia di Fabio Deotto

Fabio Deotto è nato a Vimercate nel 1982. Scrive di scienza e cultura per numerose testate nazionali, ad esempio per “Il Corriere della Sera- La Lettura”. Nel 2014 ha pubblicato il romanzo esordiente dal titolo Condiminio R39, ora torna con Un attimo prima, sempre edito da Einaudi.
Il romanzo è un romanzo distopico. Che significa? Con il termine “distopica” ci si riferisce ad una realtà immaginaria e fittizia, nella quale nessuno vorrebbe mai vivere. Il termine contrario è “utopia”, ovvero una realtà ideale in cui ognuno di noi vorrebbe sicuramente vivere. La società distopica è una società che ha a venire, ed è spesso stata descritta in passato in romanzi come 1984 di Orwell, Fahrenheit 451 di Ray Bradbury, e altri. In questi scenari ci si ritrova ad aver a che fare con mondi fantascientifici, in cui l’ordine delle cose è apparentemente ben funzionante, mentre le scelte delle masse e la vita dei popoli sono assolutamente condizionate dall’essere indesiderabili e claustrofobiche. La distopia affonda, sempre, le radici nell’attuale società, e ne immagina un futuro possibile, all’interno del quale si estremizzano i vizi e i difetti. Così opera Fabio Deotto. Descrive una società in cui lo stato fornisce provvigioni mensili: ad esempio il protagonista per il mese di marzo:
“ha diritto a 400 kilowattora di energia elettrica, 30 filoni di pane biologico, 25 confezioni di cracker non salati, 7 fette biscottate dolci. Il latte di soia veniva erogato dalla tubatura condominiale e il limite era stato fissato di nuovo a 1 litro al giorno. 1 chilogrammo di carne coltivata bovina in forma di hamburger e filetti, 800 grammi di carne coltivata suina in forma di salsicce, altri 2 chilogrammi di carne coltivata da cellule di origine ittica e avicola.”
Il controllo sull’individuo è totale e coinvolge ogni aspetto della vita: non solo nell’abbigliamento e nel cibo, ma anche in ambito sanitario, sociale, morale ed intellettuale. Infatti siamo
“a cinque minuti da adesso”,
all’interno di un cosmo in particolare cambiamento. Le tecnologie che oggi sono in fase di sperimentazione avanzata lì sono divenute di uso comune e la crisi del mondo Occidentale ha raggiunto proporzioni sconvolgenti. L’ex biologo Edoardo Fiaschi vive in un contesto del genere, è appena stata abbandonato dalla moglie Claudia,ed è ossessionato dal ricordo del fratello morto Alessio, è malato di “disposofobia”, ovvero:
“sindrome da accumulo compulsivo, esistono delle terapie mirate”.
Per imparare ad elaborare il lutto si sottopone ad un particolare trattamento psicologico ispirato alla scatola specchio di Ramachandram:
“Prese una scatola, ci posizionò in mezzo uno specchio e praticò su un lato due fori abbastanza grandi; quando il paziente infilava entrambi i polsi nella scatola, ai suoi occhi la mano mutilata veniva rimpiazzata dal riflesso di quella sana. (…) Si trattava di un inganno, ma poiché anch’esso avveniva nel dominio del cervello, il trucco funzionava. “.
Dopo di che Edo inizia un percorso a ritroso nel tempo, all’interno della sua infanzia, della sua famiglia, di suo fratello in un
“procedimento piuttosto lineare , (…) la differenza rispetto ad una seduta di psicoterapia era che in questo caso le sue frequenze cerebrali sarebbero state mappate, così da trovare le linee guida per costruire la sua scatola specchio. “.
Edo si sofferma con decisione ad esaminare il ruolo politico, sempre più preponderante, che il fratello Alessio ha assunto all’interno del Movimento Occupy. Fino a giungere al nipote Sealth, figlio di Alessio, e alla sua fuga improvvisa. Quando però lui ricompare, sarà per Edo motivo di rinascita, e di superamento delle difficoltà che finora lo hanno mirato.
Lo stile narrativo è corretto, molto preciso, lineare, veloce. La lettura, però, non mi è affatto piaciuta. Ho faticato particolarmente ad accettare una visione futuristica così fantascientifica, e così terribile in sé. Prevedere un controllo diretto, e pur possibile, dell’uomo e delle sue azioni mi incute un timore reverenziale e un’ansia che non condivido. La scelta di usare la scatola specchio per elaborare un lutto mi è parsa del tutto priva di fascino intellettivo, a confronto con le teorie psicoanalitiche che scavano nel profondo dell’essere umano. Intellettualmente è pregnante la narrazione dei ricordi dello stesso Edo, del rapporto con il fratello Alessio, delle avventure, anche sessuali, delle vacanze trascorse in North Dakota. Quindi una lettura sicuramente consigliata a chi piace il genere; sconsigliata a chi ama sognare un mondo positivo, pulito, una umanità più profonda che si libra alta nel cielo.

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