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Metteteci un anziano istrione ricco e molesto, due professoresse universitarie sul fare dei cinquanta, una vice ispettore di polizia in calze di nylon contenitive. Figli enigmatici, fratelli cleptomani, nipoti teppisti. Aggiungete la Londra dei mercanti d’arte, la Milano dei formaggi industriali, la montagna della grappa alla vipera. Saint-Tropez, Brigitte Bardot e Gunter Sachs. La frivola intelligenza degli anni sessanta. Nostalgia, gorgonzola, ucraini, mucche. La formula dell’adrenalina, le caldane, il cuore di mamma. Un cocktail comico irresistibile. Agitate e servite.



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Una commedia italiana 2014-04-30 17:18:02 giuse 1754
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giuse 1754 Opinione inserita da giuse 1754    30 Aprile, 2014
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Commedia all'italiana

“La commedia all'italiana è questo: trattare con termini comici, divertenti, ironici, umoristici degli argomenti che sono invece drammatici. È questo che distingue la commedia all'italiana da tutte le altre commedie...”
La definizione di Mario Monicelli ben si addice al divertente, riflessivo con brio, romanzo di Piersandro Pallavicini, ed. Feltrinelli.
D’altronde, proprio due film di Monicelli mi ha fatto tornare alla memoria questo libro: Parenti serpenti, del 1992, e Amici miei Atto III, del 1985. Per la verità quest’ultimo è stato diretto da Nanny Loy, ma seguendo un canovaccio già imbastito da Monicelli anni prima.
Con la sua ormai collaudata capacità narrativa, Pallavicini riesce tuttavia a dare personalità e freschezza al racconto, facendolo vivere di vita propria.
Carla Pampaloni Scotti, cinquantenne professoressa di chimica, voce narrante, viene convocata insieme al fratello Edo dal padre, Alfredo Pampaloni, a Solària, presso la storica casa di vacanza. Vi si reca con il figlio Max e la collega e amica di sempre, Paola Ottolina.
Il fratello è accompagnato dalla famelica moglie inglese e dai terribili gemelli biondi.
L’ anziano padre, sapendo di essere ormai arrivato al capolinea, lascia ufficialmente il sessanta per cento al primogenito maschio, suscitando le ire della sorella cui spetta solo il quaranta. Le cose, in seguito, si riveleranno leggermente diverse…
Monicelliana la figura di Alfredo Pampaloni, ex industriale caseario specializzato in “formaggi molli o eventualmente erborinati”, con una insana passione per la produzione cinematografica, dai leggendari e nebulosi trascorsi in Cosa Azzurra. E’ incline agli scherzi (le zingarate), testardo quanto basta per non cedere alle pressioni di chi vorrebbe mettere le mani sulla sua “ casa a scomparsa”.
Attira così su di sé le ire di alcuni valligiani, che metteranno la famiglia Pampaloni al centro di una serie di attentati che Erica Daldosso, vice ispettore, dovrebbe sventare.
Coinvolgente e ben costruito il personaggio dell’ Ottolina, ironica, arguta e senza nessun tipo di complesso, nonostante Made Natura l’ abbia dotata dell’attrezzatura minima per sopravvivere come femmina.
Si sorride, non si ride sguaiatamente; e quando non si ride, si riflette sulle cose della vita o si ricorda un certo periodo storico irripetibile, e su una generazione, i cinquantenni, che hanno ancora molto da dare. E da dire.
Se dovessi paragonare questo romanzo a un formaggio, tanto per stare in tema, lo definirei un Santi: gorgonzola dolce ma saporito, leggermente…erborinato.




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