Narrativa straniera Gialli, Thriller, Horror Un luogo chiamato libertà
 

Un luogo chiamato libertà Un luogo chiamato libertà

Un luogo chiamato libertà

Letteratura straniera

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Inghilterra, XVIII secolo. Ingenti fortune sono legate al controllo della principale fonte di energia, il carbone, estratto in abbondanza ma con metodi schiavisti nelle miniere scozzesi. Ed è per il possesso di nuovi giacimenti che complottano i Jamisson, potente famiglia di proprietari terrieri minacciati da un improvviso dissesto finanziario. Con l'intrigo e l'inganno hanno messo a punto un piano che può farli brillantemente uscire dalle difficoltà. Ma non hanno fatto i conti col giovane McAsh, un minatore che ha deciso di spezzare le catene della schiavitù, e la bella Lizzie, figlia della piccola aristocrazia conquistata dagli ideali di libertà.



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Un luogo chiamato libertà 2016-09-18 17:37:36 Kvothe
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Kvothe Opinione inserita da Kvothe    18 Settembre, 2016
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UNA TERRA UNA SPERANZA

La trama di questo libro mi è piaciuta molto, è ambientata in un periodo storico ricco di cambiamenti, il 1700 in cui sono accadute rivoluzioni e nate nuove correnti di pensiero. Questo romanzo narra la storia di un minatore scozzese Malachi McAsh che si vuole liberare dalla sua condizione di schiavo-minatore per ottenere un futuro migliore per sé e la sorella gemella. Il romanzo ha un buon ritmo tranne in pochi punti morti. Lo stile è tipico di Follett scorrevole, piacevole e con molta cura nella caratterizzazione dei personaggi. I protagonisti che spiccano di più (tipico suo) sono le sue tanto amate donne: forti, furbe, ribelli e con una forte personalità. Ben descritti sono il lavoro in miniera, il lavoro nelle piantagioni di tabacco in Virginia e la società dell’ epoca.

Il solito mix vincente di Ken Follett che con il suo canovaccio comprovato, tira a sé una vasta gamma di lettori. Bella la storia d’ amore narrata nel libro non ci sono exploit eclatanti che ti fanno saltare dalla sedia, ma ci sono certi momenti toccanti. L'unica critica che gli posso fare è la superficialità che è stata usata in determinati momenti nel romanzo, per esempio non approfondendo determinati argomenti o certi momenti storici.

Mi piace come scrive ma talvolta tralascia troppe cose a discapito di altre meno necessarie. E’ il suo stile e me ne faccio una ragione. E’ una cosa che mi da un po’ fastidio ma ce ne sono veramente pochi di scrittori di romanzi storici come lui quindi lascio correre. In conclusione è un autore che ha scritto una bella storia coinvolgente ed intensa ma che non va in profondità, lo consiglio sopratutto a chi ama i romanzi storici e a chi vuole leggere un libro piacevole senza fasciarsi la testa.

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Un luogo chiamato libertà 2014-06-23 13:20:19 SARY
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SARY Opinione inserita da SARY    23 Giugno, 2014
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Amore e libertà

Siamo nella lussureggiante Scozia della fine del settecento. Mark è intrappolato nella sua condizione sociale di minatore, per chi detiene il potere è destinato a morire tale. Lavora nelle miniere di carbone di proprietà della famiglia Jamisson. Lui stesso è un bene materiale sul quale i padroni hanno ogni diritto, uno schiavo senza catene. Una mosca bianca si aggira fra i possidenti, una ragazza dalle mille virtù, la prima fra tutte il senso di giustizia. Mark, stanco per la vita – non vita imposta, prende coraggio ed elabora un piano per correre verso la libertà. Fra peripezie e sciagure, riuscirà a raggiungere il suo scopo?
Uno spaccato dell’Inghilterra e dell’America di quell’epoca, nel quale elementi storici, sociali e d’avventura si conciliano armoniosi, creando una trama solida e variopinta. La nota stonata è l’abuso di situazioni osé. L’autore è stato fin troppo parsimonioso con i dettagli, avrei preferito maggiori approfondimenti storici e culturali.
Una penna allenata, capace di catturare il lettore, una trama interessante dalle intenzioni positive.
Concludendo, una lettura piacevole che reclama, senza troppo vigore, grandi ideali, quali la libertà e l’uguaglianza.

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Un luogo chiamato libertà 2014-01-02 14:45:39 J.L. 10
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Opinione inserita da J.L. 10    02 Gennaio, 2014

Gran bel libro con grandi ideali...

Ancora una volta il buon vecchio Ken non delude, e sforna un'altro grande romanzo che ha il potere di farti "vivere" la sua storia. Si tratta di un romanzo storico ambientato nella seconda metà del 1700, più precisamente tra la dichiarazione d'indipendenza americana e l'inizio della guerra che ne seguirà tra coloni e madre patria. Epoca di grandi cambiamenti sociali e politici. Il fulcro della storia è la ricerca continua della libertà ostacolata da intrighi politici e sociali, giochi di potere, difficoltà dettate dal ceto e tipiche dell'epoca. In questi avvenimenti Follett riesce a ipnotizzare il lettore incollandolo al libro, i personaggi principali sono veramente piacevoli e ben costruiti, la storia è narrata molto bene ed è decisamente appassionante. Lo stile è quello tipico dell'autore, con descrizioni che non lasciano niente all'immaginazione, sia in momenti di violenza sia di intimità, ma è proprio questo modo di narrare che secondo la mia opinione ti fa veramente vivere dentro una storia e ti fa provare le sensazioni dei personaggi e per questo appassiona. Unica pecca il riciclaggio di certi personaggi secondari da altri suoi romanzi acclamati. In conclusione veramente un gran bel libro, che consiglio a chiunque piaccia leggere romanzi di questo tipo e soprattutto a chi tiene a ideali come libertà e giustizia.

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A chiunque piaccia Ken Follett, e a chi piace il genere di romanzo d'avventura storico romantico.
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Un luogo chiamato libertà 2013-07-16 12:22:18 Todaoda
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Todaoda Opinione inserita da Todaoda    16 Luglio, 2013
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Prevedibile

Tutto come previsto, anzi peggio: se Ken Follett è uno dei pochi autori popolari che coi suoi libri può aspirare a trascendere la classificazione commerciale con "un luogo chiamato liberta" sicuramente vi si re immerge fino alla cintola. Un plot banale condito da personaggi e dialoghi altrettanto banali. Neppure il piano temporale, l'ambientazione storica tanto cara all'autore e così ben caratterizzata in altri suoi lavori, servono infatti a risollevare le sorti di un romanzo che sembra ideato più per necessità editoriali che per effettiva ispirazione. A poco servono anche gli approfondimenti sui costumi sociali dell'epoca gettati qua e la, stile rivista, giusto per dimostrare di aver fatto i compiti: troppo superficiali, comuni e ancora una volta banali.
Certo, se affermassi che sono 400 pagine da buttare peccherei di faciloneria, a tratti la narrazione scorrevole diletta e intrattiene, ma anche la più piatta e becera fiction Rai qua e la può avere spunti interessanti. Da Ken Follett è lecito aspettarsi qualcosa di più.
...E' lecito?
Se questa fosse stata una delle prime opere dell'autore si poteva anche capire, ma "I Pilastri" erano già usciti nel '95.
Per fortuna la bibliografia dell'autore ci insegna che dopo questa usciranno storie migliori, meglio architettate, più profonde e significanti, storie che gli permetteranno di risollevarsi e in punta di piedi, con strenui sforzi ai polpacci, farlo tendere a quell'echelon di autori che aspirano a qualcosa di più che essere in vetrina coi loro testi nelle cartolerie lungo mare assieme a tre materassini e un paio di ombrelloni.
Basta dare un’occhiata alle sue opere recenti per capire che sarebbero arrivati tempi migliori; letto questo libro, superato lo scoglio, resta comunque difficile scrollarsi di dosso il demone che vuole recludere Follett nel recinto degli autori venduti ad acquirenti con le ciabatte insabbiate, gli occhiali da sole e un' abbronzatura da weekend.

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Un luogo chiamato libertà 2013-01-14 14:59:44 manu chan
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manu chan Opinione inserita da manu chan    14 Gennaio, 2013
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Colpire pochi per impaurire molti

“Un luogo chiamato libertà” è un romanzo di Ken Follett, scritto nel 1995. È la storia di un uomo che si è riscattato dalla schiavitù per quell’innato senso di indipendenza che è dentro il sangue dell’umanità e di una donna che è voluta uscire dai canoni di comportamento che si addicono al sesso femminile per emanciparsi.
Ambientata nell’Inghilterra del XVIII secolo, la vicenda è perfettamente incastonata in un contesto storico molto movimentato, con l’avvicinarsi della rivoluzione industriale e le colonie inglesi in procinto di dichiararsi indipendenti dalla madrepatria. L’Inghilterra è un territorio ricco di materie prime e in particolare di carbone, le cui miniere sono in mano ai signori locali che abusano degli schiavi come se fossero degli strumenti. Uno tra questi, Malachi McAsh, decide di rompere le catene della schiavitù per ribellarsi e riscattare quelli che, come lui, vivevano da molte generazioni in una condizione ereditaria di disagio. La sua vita si intreccia con quella di Lizzie. Lei scova ogni sistema per fare l’“uomo”, da sempre ribelle a quelli che potrebbero definirsi i canoni di comportamento di una donna di buona famiglia. Vive con la madre in un possedimento che è tanto grande quanto l’impossibilità di mantenerlo; per cercare di riparare a questo, il matrimonio combinato con uno dei vicini della famiglia dei Jamisson sembra inevitabile: possiedono mezza Scozia, diverse miniere di carbone e una piantagione in Virginia. Tuttavia, il matrimonio non va a gonfie vele e lei decide di sbarazzarsi di quell’uomo di cui si era tanto innamorata al di là della necessità economica, problema che tocca più sua madre che lei.
In Inghilterra c’è forte agitazione sia per la situazione delle colonie in America, che per gli scioperi degli scaricatori delle navi. “Colpire pochi per impaurire molti” è il manifesto del potere che i governanti utilizzano come avvertimento contro ogni forma di ribellione, e chiunque decida di correre il rischio pur di riscattarsi dalla situazione di schiavitù viene giustiziato a morte attraverso l’impiccagione. Così il patibolo diventa luogo di ritrovo per tutti coloro che vogliono assistere “ordinatamente” a una fredda morte.
Le tematiche che risaltano del racconto sono molte e tutte interessanti: i diritti dei lavoratori, l’uguaglianza tra i sessi e la pena di morte,ecc.. tuttavia, appaiono inconsistenti per il modo in cui la narrazione procede; insomma, la forma romanzata non permette di dare il rilievo che si meritano questi argomenti così importanti, nella vita di una società qual è quella che nel tempo in cui è ambientato il racconto, sta formandosi.
Lo stile semplice e scorrevole permette una lettura veloce, sebbene in alcuni punti del racconto il ritmo perda consistenza e il lettore sia introdotto in una lettura in cui le dite sfogliano automaticamente le pagine senza che la mente sia collegata. In più, nei momenti in cui il racconto delle si faccia interessante, a causa del modus scribendi dell’autore viene ridotta a una specie di soap-opera su carta.

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Un luogo chiamato libertà 2012-11-07 12:49:00 Gondes
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Gondes Opinione inserita da Gondes    07 Novembre, 2012
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COLPIRE POCHI PER IMPAURIRE MOLTI

Oggi ci sembra tutto scontato, ma la storia raccontata da Ken Follett in questo romanzo, ci ricorda da dove siamo partiti per arrivare alle condizioni dei lavoratori di oggi. Un miglioramento dovuto a uomini come il giovane protagonista Mack McAsh (nel libro un personaggio di fantasia, ma alquanto credibile e veritiero), che con la sua determinazione ha saputo combattere e conquistare quei diritti che sono alla base di ogni società moderna. Leggendo questo libro, mi è venuto spontaneo il collegamento con l’attualità del nostro paese, dove qualche dirigente aziendale cerca in tutti i modi di togliere alcuni diritti acquisiti ai lavoratori; accanendosi contro coloro che hanno la forza di mettere in discussione le loro strategie aziendali. Il loro motto è: “ colpire pochi per impaurire molti”!! Tutto questo in nome della crisi economica, come se la causa e la soluzione sia imputabile solamente ai lavoratori e non alle loro scelte sbagliate.
Nel libro il giovane McAsh lotta con tutto se stesso per arrivare a quella libertà e quei diritti che lui recrimina ad alta voce. Nel far questo, è costretto per più di una volta a sentire vicino il gusto della sconfitta, ma la sua grande determinazione lo aiuterà a credere nel suo sogno anche quando le circostanze sembrano andare nella direzione opposta. Questo è il messaggio che Ken Follett ha voluto inviarci, scrivendo un romanzo molto fruibile, senza troppi giri di parole, arrivando subito al punto, senza bisogno delle mille pagine che a volte si prende per districare la sua storia.
Non so valutare se questo libro è più o meno bello rispetto a quelli che ho letto di questo autore, ma posso sicuramente dire che quando decido di leggere un libro di Ken Follett non rimango mai deluso; le sue storie mi appassionano sempre.

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Un luogo chiamato libertà 2012-07-21 15:47:29 elvi
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elvi Opinione inserita da elvi    21 Luglio, 2012
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un luogo chiamato libertà

Viste le belle recensioni sono stato convinto a leggerlo e nulla delle cose eccezzionali che vengono detto su questo romanzo è falsa.

Follet riesce con questo racconto a coinvolgere moltissimo il lettore ed a non annoiarlo mai, ma questa ormai non è una novità. La storia è mlto avvincente e per niente banale, ma anche questa, per chi legge follet, non è una novità. A parte questo, personalmente, rimango sempre impressionato, in questo libro sopratutto, dai personaggi che l'autore descrive. Il loro carattere ci perviene a 360 gradi e questo aiuta ad immedesimarsi, ma soprattutto è incredibile il modo spontaneo con cui l'autore riesce a far "evolvere" queste personalità senza troppe forzature, cosa che invece mi cpaita spesso di constatare in molti racconti.
Nel caso specifico è lizzie che compie un grande cambiamento. È vero che già dall'inizio del romanzo lei era mossa da "buoni sentimenti" ma questi erano superficiali; considerava i minatori "inferiori" e comuqnue viveva in un modo a parte essendo che viveva senza conoscere minimamente le condizioni dei minatori e rimanendo adirittura stupida che questi si lamentassero del loro lavoro.

molti descrivono comunque il romanzo come il migliore di folleto, io ritengo "i pilastri della terra" migliore perchè più ricco di capovolgimenti di fronte, ma fidatevi questo libro è davvero imperdibile.

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follet, ma consligliato a tutti in generale.
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Un luogo chiamato libertà 2011-09-29 19:41:25 Fonta
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Fonta Opinione inserita da Fonta    29 Settembre, 2011
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Follett spezza le catene liberando emozioni

Mack McAsh è un minatore scozzese, figlio di miantori da generazioni che sta per compiere 21 anni. Il giorno dopo il suo compleanno la legge prevede che Mack sarebbe diventato di proprietà del padrone della miniera: George Jamisson.

Robert Jamisson è il primogenito di sir George, ambizioso ma molto conservatore, figlio prediletto e futuro erede secondo il volere del padre.

Jay Jamisson è il secondogenito della famiglia, figlio cadetto, militare, smanioso di avventura e potere.

Lizzie Hallim è la bellissima figlia della proprietaria di High Glen, contea dove si trova la miniera di carbone.

Cora è una prostituta, o meglio, si atteggia tale e sul più bello, con la piccola complice Peg borseggia i malcapitati che restano letteralmente in mutande.

Questi personaggi, le cui vite saranno magistralmente intrecciate dalla penne di Follett, si ritroveranno dalla Scozia, a Londra per poi finire nella lontana Virginia tutti ad inseguire i prorpi sogni ed ambizioni.

A mio parere uno dei più bei romanzi di Follett, una storia bellissima, ricca di colpi di scena e di emozioni.
Adoro questo scrittore che riesce a rendere veri i personaggi dei suoi libri e a creare nel lettore sentimenti forti e reali.

Consiglio a tutti questo libro perchè porta il lettore, assieme ai protagonisti, nel periodo Coloniale a caccia di di un luogo, di un luogo chiamato libertà!

Buona lettura a tutti

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Un luogo chiamato libertà 2010-11-13 14:20:08 rondinella
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rondinella Opinione inserita da rondinella    13 Novembre, 2010
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Un luogo chiamato libertà

Sarà per la Storia onnipresente come sfondo perfetto, o per il carattere e la vita di personaggi comuni e opposti: fatto sta che questo è un libro davvero molto bello, dove avidità, ambizione, fantasia, amore, indipendenza e potere si mescolano fino a creare una storia appassionante, intraprendente e che tiene col fiato sospeso.
Mai noioso, facile da capire nonostante il linguaggio esperto, un ripasso gradevole di storia e delle condizioni umane nell'era della rivoluzione industriale mandata avanti dall'oro nero del 1700:il carbone.

I personaggi sono ben descritti soprattutto caretterialmente e i luoghi ben definiti, tanto che al lettore sembrerà di fare un passo indietro nel tempo.

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