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17 ragazze

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Alla fine dell’anno scolastico 2008, nel liceo di Gloucester, nel Massachussets, diciassette ragazze erano contemporaneamente incinte, e nessuno sapeva chi fossero i padri. Le ragazze, tutte tra i quattordici e i sedicenni anni, confessarono di aver fatto un patto per tenersi i bambini e crescerli tutte insieme. Da questa storia vera, di cui si parlò in tutto il mondo, la scrittrice Vanessa Schneider, spostando l’azione nella provincia francese, ha tratto un romanzo teso e appassionante, raccontato a più voci, che esplora con dolcezza e profondità gli abissi dell’adolescenza e della femminilità e mette in evidenza gli spietati meccanismi sociali di una piccola comunità. Ispirandosi alla stessa vicenda, le due giovani registe esordienti Delphine e Muriel Coulin hanno tratto il film “17 filles”, premiato ai festival di Cannes e di Torino, distribuito in Italia da Teodora Film e Spaziocinema.



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17 ragazze 2012-08-25 14:31:45 Sony
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Sony Opinione inserita da Sony    25 Agosto, 2012
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Tratto da una storia vera

Diciassette ragazze di diversa estrazione sociale, frequentanti lo stesso liceo, rimangono incinta a pochissima distanza l’una dall’altra; si conoscono tra di loro, anzi alcune sono proprio amiche intime. Dopo l’iniziale scandalo, nel paese cominciano le illazioni sul caso: cosa si nasconde dietro quella che sembra essere solo una strana coincidenza? Il patto di una banda di adolescenti? La circuizione da parte di una ragazza più navigata delle altre? Semplice bisogno d’amore?
Una giornalista francese indaga e riesce ad incontrare alcune di queste ragazze.
Attraverso i racconti di costoro si riesce ad intravedere il retroscena di un melodramma, il dietro le quinte di un perbenismo apparente di famiglie che vogliono sembrare normali, ma che linciano psicologicamente i figli con la loro assenza o con la loro onnipresenza. Vi è un parterre genitoriale variegato e per niente idealizzato. Queste adolescenti si orientano nella vita tra genitori depressi, sognanti il successo o semplicemente bigotti. Tutte a loro modo vi sopravvivono e cercano una via di fuga, il modo di dimostrare la loro indipendenza. Trovano, forse, il modo meno negativo, anche se indiscutibilmente criticabile, in una società che offre scappatoie alcoliche e tossiche in numero incalcolabile.
Un figlio: simbolo di vita e di riscatto da un’esistenza che non piace; il grido disperato al mondo che loro sanno fare qualcosa di buono, nonostante la scuola, i genitori, la chiusura mentale degli adulti; è il tentativo di crearsi una famiglia alternativa: le ragazze e i loro bambini; una grande felice comunità.
Queste giovani sono delle figlie dei fiori moderne e scandalose, soprattutto in alcuni loro modi di porsi e di pensare, ma genuine e vere nel loro bisogno d’amore.
Ogni capitolo del libro ha come titolo in modo alterno il nome di una delle ragazze intervistate, e la lettura dello stesso diviene un’incursione nella loro vita. Leggendo si formano sotto i nostri occhi le immagini e i caratteri totalmente diversi tra loro di queste adolescenti, e lo snodarsi del racconto fa intravedere le diverse motivazioni che hanno spinto ognuna di loro ad accettare la proposta di Dana, la capobanda, e come ha preso forma il piano: dalla selezione delle ragazze giuste da ammettere nella loro élite, alla pianificazione dell’inseminazione, fino al provvedere al fabbisogno economico di ognuna attraverso attività discutibili.
Il libro narra in modo semplice una storia dai complicati risvolti morali, affettivi e psicologici, e alla fine anche chi non condivide e critica le loro scelte non può evitare di provare almeno una compassionevole simpatia per almeno una di loro…o forse per tutte.

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