Amare, ancora Amare, ancora

Amare, ancora

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Il ritrovamento dei diari di Julie Vairon, una ragazza giunta dalla Martinica in Francia alla fine del secolo scorso con il suo giovane amante, offre lo spunto per raccontare della messa in scena di una pièce che ha per protagonista la giovane. Nel corso dell'allestimento e durante le prove, la vita di tutti gli attori e organizzatori dello spettacolo subisce profondi mutamenti. A cominciare dalla sessantacinquenne produttrice teatrale Sarah Durham che si innamora di due uomini più giovani di lei.



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Amare, ancora 2013-01-13 09:52:51 antonelladimartino
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antonelladimartino Opinione inserita da antonelladimartino    13 Gennaio, 2013
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Chi ama, delira

“Who loves, raves”.
Il titolo di questa recensione, una delle tante citazioni inserite magistralmente nel romanzo, lo dobbiamo a Lord Byron. Un’opera dedicata all’amore insolito: al centro della scena c’è l’innamoramento che colpisce nell’età della ragione, della saggezza e della tranquillità, ma spazza via tutto come un tornado “umido e caldo”.

Le citazioni, gustose come grani di pepe, sono uno dei punti di forza di questo romanzo, che si uniscono alla scrittura dall’eleganza inappuntabile, alle osservazioni che stimolano la riflessione, ai tentativi di azzardare risposte parziali a questioni insolubili.

Sarah, la protagonista, è una donna sola e soddisfatta, che ha superato brillantemente una perdita precoce. La sua vita “assennata” è riempita dal lavoro, dalla passione artistica, dalle amicizie, dalle preoccupazioni familiari. Sembra che non manchi nulla, ma arriva Julie Vairon, un uragano che squasserà la sua esistenza e quella delle altre persone.

Julie è una bellissima donna romantica e intelligente dai mille talenti, un’eroina suicida morta da anni; ma la sua voce si fa ancora sentire. L’occasione galeotta, sempre indispensabile per scatenare passioni, arriva con l’allestimento di una pièce teatrale ispirata alla storia di Julie e costruita con le sue parole, la sua musica, la sua personalità più viva che mai. Ed è proprio “l’insidiosa intimità tipica del teatro” che suscita la tempesta, una fioritura improvvisa di passioni che portano nuove energie, ma anche nuove sofferenze nella vita della protagonista dei suoi amici.

Il tornado arriva, colpisce, passa e lascia dietro di sé ricordi, riflessioni, disvelamenti. Il mal d’amore può provocare anche la morte. Lo sappiamo, ma troppo spesso lo dimentichiamo.

L’autrice descrive con garbo e minuziosamente gli sguardi, le sfumature, gli intrecci, i movimenti degli occhi e del cuore. Queste descrizioni minuziose, però, rallentano la lettura e a volte fanno cigolare gli ingranaggi: i personaggi perdono vitalità, le emozioni si irrigidiscono.
Le pagine finali, in cui Sarah crede di scoprire che cosa si agiti dietro i deliri amorosi dell’età matura, sono forse le migliori dell’opera.

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