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Sul lungomare di Marsiglia, una piattaforma sotto la corniche Kennedy è il quartier generale dove tutti i giorni si ritrovano Eddy, Mario, Loubna e il resto della banda. Ragazzi fra i tredici e i diciassette anni: belli, chiassosi, eccitati, vulnerabili. Si lanciano dalla scogliera sfidandosi tra loro, sfidando le autorità e sfidando soprattutto se stessi, alla ricerca di quell'ebbrezza che li porta a spingere sempre più in là i loro limiti. Dietro le veneziane degli eleganti edifici dall'altra parte della strada, c'è chi li osserva tra disgusto e rapimento; un commissario con qualche conto in sospeso con il passato, e una ragazzina agiata di nome Suzanne. La storia, che a tratti prende i toni del giallo, coinvolge il lettore in una comunione dei sensi, dove tempo e spazio si dilatano. Maylis de Kerangal ci racconta l'equilibrio precario dell'adolescenza colta nella sua meravigliosa pienezza.



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Corniche Kennedy 2018-07-14 16:54:27 68
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68 Opinione inserita da 68    14 Luglio, 2018
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Vortice esistenziale

Il ritmo strabordante dell’ adolescenza trascina ogni singolo gesto, giovani corpi avviluppati in un giuoco di sguardi e di riconoscimento, una banda alla conquista del mondo in una età in cui….“ fuggi dai baci di mamma, diserti la casa, sputi nel piatto in cui mangi “….
Una condivisione di intenti ed un senso emarginante, l’ essere rifiutati da una città marittima che continua a fermentare e a proliferare.
Ecco, sul lungomare di Marsiglia, una piattaforma, come fosse il palmo di una mano, è qui che vengono per esibirsi, saltare, parlare, tuffarsi, sfilare. Sono ancora in età scolare, scuola media o liceo, seguono le lezioni o aspettano di arrivare ai sedici anni per farla finita con la scuola, hanno la povertà incollata addosso. Alcuni sono figli di famiglie solide, piccolo borghesi, ma tutti desiderano quello, il salto nel vuoto, un singolo tuffo da altezze pericolose.
Silvestre Opera è un commissario, diabetico, claudicante, che arriva in ufficio tutte le mattine alle sette, riformula enigmi e problemi in corso, diviso tra riunioni, incontri, condotta delle indagini. Immobile ispeziona la Piatta ed abbraccia con lo sguardo tutta la banda, li smembra, li isola e li guarda a lungo finendo con il conoscerli, patti, idilli, torture, cambiamenti, alleanze.
Durante la caduta, prima dello splash finale, i ragazzi urlano una frase intera, tutti insieme, improvvisamente … “ più vivi e più grandi del più grande mondo che li accoglie. Una volta in aria quello che provano è impeto, il mondo che palpita in loro “….
Silvestre è affascinato dalla loro vitalità e si sente vecchio, sfinito, ma pagherebbe per fare parte un solo giorno della banda della Piatta, gesticolare sulla roccia, rimorchiare le ragazze, impadronirsi del cielo.
Perché la Piatta è simbolo, libertà, desiderio, vita, arte, espressività. ma anche un luogo pericoloso, sorvegliato, circoscritto, in cui venire a patti con la crudeltà della vita ed i suoi significati, in un trama che si colora di giallo in un vortice di sensuale e disperata complicità, ma anche di spietata violenza e cinicita’.
Un vortice di parole, un linguaggio che insegue se stesso, arrotolandosi come in un tuffo pericoloso da altezze siderali che sa di condivisione e solitudine, un ritmo incalzante per un romanzo calatosi nello slang e nella quotidianità adolescenziale mantenendone le movenze, il battito accelerato, la rincorsa ed i desideri tra speranza, sogno e realtà .

…. “Ecco un corpo debordante e disorientato che riconquista un altro spazio, un altro mondo dentro il mondo, non cade più come un sasso, ma è contenuto nel cielo, nel mare, la’ dove tutto cresce e s’ allarga “….

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