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Due famiglie, i Jones e gli Iqbal, le cui vite sconclusionate racchiudono gli ottimismi e le contraddizioni del secolo appena concluso. Archie Jones è un tipico proletario inglese, mentre il suo migliore amico è il bengalese e mussulmano Samad Iqbal. Si sono conosciuti su un carrarmato alla fine della Seconda guerra mondiale, diretti a Istanbul e ignari del fatto che la guerra era già finita. Riunitasi a Londra trent'anni dopo, questa coppia improbabile si ritrova coinvolta nel ciclone politico, razziale e sessuale di quei tempi.



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Denti bianchi 2010-11-25 13:14:57 Frans
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Frans Opinione inserita da Frans    25 Novembre, 2010
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Esercizio schizofrenico

La trama si snoda attorno alle vicende di tre famiglie,di tre etnie differenti, che compaiono in momenti differenti della vicenda.

Il libro però sembra diviso in due parti molto nette:
c'è un prima in cui si parla di Archie e Samal, delle loro radici, della loro storia, delle vicende (la guerra) che li ha fatti incontrare e diventare amici. Devo dire che ho faticato ad andare avanti raggiungere la fine di questa prima parte.
Zadie Smith sembra scrivere per se stessa più che per il lettore, molti sottintesi e discorsi iniziati e non finiti.

Poi si arriva al passato prossimo in cui i due incontrano quelle che saranno le rispettive mogli, e mettono su famiglia. Anche qui, ad un certo punto sembra che la moglie di Archie torni sui suoi passi, pensi di non essere così innamorata...ma la cosa non viene approfondita e viene archiviata.

Da qui si passa nella seconda parte, in cui la storia si fa un pò più avvincente, e la scrittura più piacevole: i protagonisti ora sono Magid e Millat, i figli di Samal, e Irie, figlia di Archie e figli crescono e la storia si concentra sulle loro vicende, amori, follie.
Viene tutto estremizzato, è estrema la scelta di Samal di dividere i figli, sono estreme le scelte (politiche ed intellettuali) dell'uno e dell'altro. E' estremo l'innamoramento di Irie, è estrema la sua rassegnazione rispetto a quello che gli altri si aspettano da lei.

La vicenda si intriga ancora un pò con l'ingresso in scena dei Chalfen, londinesi, lui scienziato manipolatore di geni, lei con istinti fedifraghi latenti, che si vorrebbe fare il giovane ed affascinante Millat, con la scusa di aiutarlo. Anche in questo caso rimangono molte cose in sospeso...
L'estremismo coinvolge anche uno dei devoti figli Chalfen, anche in questo caso c'entra un intrigo sentimentale che non si risolve in alcun modo, nel senso che non c'è un si, non c'è un no, non c'è un farsene una ragione, niente insomma.

La storia finisce con una forzata quadratura del cerchio, con lo sforzo, forse, di risolvere almeno una questione. Ma è una questione cui non è stato dato il giusto peso e che arrivati alle ultime pagine è quasi dimenticata.
E poi mi rimangono due domande:
1.perchè intitolare un romanzo Denti Bianchi? (i rimandi al titolo sono forzatissimi)
2.E che fine hanno fatto i veri Denti Bianchi di Clara?

Forse l’unica cosa che ho trovato molto interessante sono le conoscenze che la scrittrice mette a disposizione del lettore, su melting pot culturale in cui lei stessa è cresciuta, e che ripropone per i personaggi del romanzo.
E questa è l’unica ragione per cui non lo sconsiglio definitivamente.

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