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Dolore

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Iris – quarantacinque anni, sposata, con due figli – pensa di aver lasciato dietro di sé i due grandi traumi della sua vita: l’abbandono da parte del primo amore, Eitan, che l’ha portata giovanissima a desiderare la morte e, anni dopo, l’attentato di cui è stata vittima che l’ha portata tra la vita e la morte. Ma a distanza di dieci anni da quell’attentato, Iris non si aspetta il riaffiorare del dolore fisico, di quei ricordi terribili, ma soprattutto non si aspetta di rincontrare per caso Eitan. Se a questo si aggiungono il sospetto che il marito Michi abbia un’amante e la preoccupazione per la figlia, plagiata da un uomo molto più grande di lei, la vita di Iris sembra andare di nuovo in frantumi e la situazione diventa ingestibile.



Recensione della Redazione QLibri

 
Dolore 2016-06-18 11:39:07 siti
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siti Opinione inserita da siti    18 Giugno, 2016
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Al femminile

Nel panorama letterario internazionale spiccano le opere di autori israeliani: David Grossman, Yehoshua A. B., Amos Oz, solo per citare i più noti, ai quali si affianca la voce femminile di Zeruya Shalev che con all’attivo cinque romanzi, un libro di poesie e una pubblicazione per bambini, risulta essere una delle autrici contemporanee di lingua ebraica più lette al mondo.
Le premesse per leggere un suo libro ci sono tutte, anche se non si conosce il più famoso “Quel che resta della vita”, il titolo dell’opera ultima e la breve trama riportata in quarta, incuriosiscono al punto giusto.
Il romanzo catapulta il lettore nella vita di Iris, direttrice scolastica, quarantacinque anni, un marito e due figli. Una mattina come tante, nel salone di casa, prima di essere inghiottiti dalla quotidianità, Michi, il marito, ricorda distrattamente a Iris il decimo anniversario dell’attentato che per poco non la strappò alla famiglia. Improvviso si sveglia il dolore, dapprima fisico, prepotente, violento- sarà necessario ricorrere a consulto medico- poi dell’animo, ferito e non guarito da uno strappo emozionale violento subìto in piena adolescenza. Il medico che la visita si rivela essere il suo Eitan, il primo amore, colui che la abbandonò di punto in bianco, smessi i sette giorni di lutto per la morte della madre assistita amorevolmente anche da Iris. Il riconoscersi, il cercarsi, il tentativo di recuperare il tempo ormai perduto per sempre sono i motivi conduttori della narrazione, abilmente intrecciati alla rappresentazione di un quadro familiare in decadenza. Il rapporto tra i coniugi è solido ma intristito da radicate posizioni che li portano a essere due esseri in perenne lotta, i loro due figli, un maschio e una femmina in piena adolescenza, complicano il quadro con le loro urgenze, le loro identità, i loro percorsi di crescita. La famiglia ha subìto, tutta, l’attentato, ne è stata travolta, sconvolta, a fatica si è rimessa in piedi e si è trascinata. Sono rimasti sull’asfalto, insieme alle vittime, sentimenti ed emozioni: l’urgenza li ha cancellati, cristallizzati e nessuno comunica. Tutto è taciuto, tutto è vissuto, tutto è perduto. Un grande pericolo corso dalla figlia maggiore permette infine il recupero, non del passato- è andato-, ma del presente come attimo da vivere nella sua pienezza senza necessariamente catapultarsi verso il futuro.
La narrazione si avvale di uno stile fluido, a tratti ironico, ricco dell’emotività femminile e delle sue fragilità. Colpisce la capacità di penetrare nel profondo dell’animo della protagonista, ci si sente partecipi delle ansie, delle paure, del delirio di onnipotenza che talvolta ci assale mettendo al tappeto noi stesse e chi ci gravita attorno. Io almeno mi ci riconosco, purtroppo. Belle le fragilità e la potenza della donna e della madre. D’altro canto la narrazione scorre liscia e prevedibile verso il finale che risulta armonico e pacificatore strappando anche qualche facile lacrima. Complessivamente una bella storia ma come tante in circolazione; pochi i riferimenti socio- culturali , a parte qualche veduta sul sistema scolastico israeliano che è descritto di riflesso e restituisce un ritratto all’avanguardia, e rari cenni alla delicata situazione politica e all’integrazione del mondo arabo con quello ebraico. Avrei gradito uno spessore maggiore, in questo senso.
Lo consiglio sicuramente a tutte le donne, è una scrittura decisamente al femminile.

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David Grossman, Qualcuno con cui correre
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Opinioni inserite: 3

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Dolore 2023-03-18 14:03:56 Chiara77
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Chiara77 Opinione inserita da Chiara77    18 Marzo, 2023
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Il trauma dell'abbandono

Iris è una donna di mezza età, sopravvissuta a un attentato terroristico e a un abbandono profondamente lacerante subito durante l’adolescenza. Tutto questo ha riempito la sua vita di dolore; un dolore intenso, persistente e lancinante che non vuole andarsene, nemmeno adesso che sono passati anni e anni e che la sua esistenza ha conquistato una tranquilla e confortante routine. Ma si tratta di una routine riempita di atti e gesti ripetitivi e privi di vero significato, Iris non ha piena consapevolezza di ciò che vuole e di ciò che può farla stare bene: si è trascinata giorno dopo giorno, ha formato una famiglia, ha raggiunto un’ottima posizione professionale ma non è in grado di gestire l’improvviso e inatteso ritorno del dolore.

Siamo davanti ad un romanzo che vuole scavare a fondo nelle profondità di un animo femminile ferito che si confronta, come può, come proviamo a fare tutti in fondo, con il dolore che scaturisce dai nodi irrisolti, dalle frustrazioni e dalle piccole o grandi sconfitte che attraversano qualunque esistenza.

Lo stile dell’Autrice è perfettamente congruo a sviscerare questa tipologia di tematiche, si tratta di un flusso di coscienza narrato in terza persona che ci fa entrare nella mente della protagonista ma attraverso il quale non corriamo il rischio di rimanere intrappolati dentro. Rimane sempre aperta una via di fuga, ed emerge spesso uno sguardo ironico con cui sorridere della protagonista – e anche di noi stesse. La prosa di Shalev è davvero originale, intensa e poetica.

“Dolore” quindi sembrava avere tutte le caratteristiche per poter essere un grande romanzo, ma alla fine purtroppo non lo posso affermare. La storia cattura fin da subito, lo stile è avvincente ed espressivo, ma la trama non si sviluppa come dovrebbe, è come se rimanesse in sospeso fino alla fine e rimangono quindi davvero troppi nodi irrisolti. Quindi, in conclusione, non uno dei migliori di Zeruya Shalev, secondo il mio modesto parere.

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Dolore 2017-05-05 20:32:49 Mario Inisi
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Mario Inisi Opinione inserita da Mario Inisi    05 Mag, 2017
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Brutto

Non so perché l'autrice venga paragonata a David Grossman, Yehoshua A. B., Amos Oz. Per me c'è un abisso soprattutto per il modo banale di affrontare la storia. Io lo sconsiglio. Certo che se l'editore desse un'idea più realistica del romanzo il povero lettore capirebbe che un libro non fa per lui prima di averlo comprato. Il libro è sentimentalistico commerciale, rilassante ma non certo un capolavoro.
Alcuni lettori lo troveranno noioso.

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Dolore 2016-08-10 10:33:54 mauriziocasamassima
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mauriziocasamassima Opinione inserita da mauriziocasamassima    10 Agosto, 2016
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Dolore, catarsi dell'anima

Un romanzo tutto sommato con una trama semplice, ma che affronta temi importanti e complessi. Primo, come dice il titolo, il dolore. Il dolore che invade l'anima, si rigenera in quello fisico, domina il passato, condiziona il presente, oscura il futuro....ma che infine, si sublima in una crescita, un "superamento" una redenzione...una nuova occasione, come dice Iris la protagonista, ancorata al presente, per amare ciò che si ha e non struggersi per quello che non si ha. Poi il tradimento, una lunga riflessione, a partire da un commento della domestica, per definirne i contorni, intenderne l'effettiva valenza quando è conseguenza dell'amore autentico, perimetrarne lo sviluppo in relazione a tutti coloro che sono costretti a pagarne il prezzo. Per poi concludere che l'amore ha mille facce. Quindi il Terrorismo e il plagio due forme di violenza estrema. Il primo, che devasta fisicamente e moralmente la vita di persone normali, che oltraggia la quotidianità con un'esplosione destinata a durare per sempre in coloro che sopravvivono...Il secondo, che si impossessa dei deboli ed ha lo stesso effetto devastante di un'esplosione...solo la tenacia e l'impegno ostinato, costruito con l'esempio e la forza della ragione riusciranno a prevalere. Infine, il tema dominante dei figli, verso i quali indirizzare un amore immenso, incondizionato, oblativo, i figli che sono il senso delle nostre rinunce, dei nostri sacrifici, del nostro dolore...
Un romanzo delicatissimo, in uno stile moderno, nuovo, fluido, destinato a seguire il percorso dei pensieri, che illuminano la vita e disperdono il dolore.

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