Narrativa straniera Romanzi Il borgomastro di Furnes
 

Il borgomastro di Furnes Il borgomastro di Furnes

Il borgomastro di Furnes

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Furnes è un borgo fiammingo, dove si mescolano nobili dimore e primi segni di un'americanizzazione generale. Dominante, nel luogo, è la figura del borgomastro, che tutti chiamano Baas, ed è un vero boss autorevole, sicuro, inflessibile, temuto. Intorno a lui un tessuto di chiacchiere al circolo, delazioni e corruzione. E una donna nascosta, in condizioni abiette. Ma, una sera come tante altre, anche nel borgomastro, in questo imperturbabile monolite, si apre una crepa. Simenon ci mostra così, fino alle ultime conseguenze, che cosa si scopre appena di affonda un po' nella vita apparentemente più ordinata. Il romanzo, che Simenon dichiarò di avere scritto "in un vero e proprio stato di allucinazione" fu composto nel 1938 e pubblicato nel 1939.



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Il borgomastro di Furnes 2018-01-13 14:46:09 oscar
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oscar Opinione inserita da oscar    13 Gennaio, 2018
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Un ritmo molto alto dall'inizio sino all'ultima pa

Come ho letto da qualche parte, Furnes rappresenta quel mondo di provincia n cui gli abitanti sono prigionieri del più assoluto conformismo. Figura centrale del romanzo è il borgomastro un personaggio austero ed inflessibile che si muove con convinzione nel solco del “si fa cosi perché è cosi che va fatto”. La sua quotidianità (cosi come quella degli altri abitanti del luogo), è scandita da tempi e rituali ben precisi che tutti conoscono ed è vissuta più con gli sguardi che con le parole, soprattutto nei rapporti con la moglie e la serva - amante.
Nonostante sia una persona poco gradevole e malvista dai notabili del paese riesce ad assurgere alla carica di sindaco con la forza dell’ostinazione. Disprezza i qualunquisti e i voltagabbana ed in politica dimostra ideali di tipo socialista costruendo un ospedale moderno e rivelandosi impeccabile nella faccenda del gasometro. In quella stessa occasione rifiuta in maniera plateale una mazzetta che gli veniva subdolamente offerta.
La condotta personale è senza altro meno apprezzabile soprattutto per quanto riguarda i tradimenti, vissuti con una totale assenza di scrupoli e nella certezza di non commettere alcuna riprovevole atto. Il suo vocabolario non comprende la parola dubbio sino a quando egli respinge una richiesta di aiuto ad un suo dipendente che per questo si suiciderà. Nonostante non provi troppi sensi di colpa perché “a lui nessuno aveva mai regalato nulla”, questo evento gli causa comunque un inspiegabile corto circuito e dal quel momento si reca tutti i giorni ad Ostenda per andare a trovare la fidanzata incinta del dipendente suicida.
Perché va a trovare Lina?
Simenon non chiarisce i motivi che spingono Terlinck a recarsi tutti i giorni ad Ostenta, incurante come da far suo dei pettegolezzi dei suoi concittadini; Joris è mosso da sentimento di paterna pietà verso quella ragazza che è stata volutamente abbandonata dal suo borghese ed opportunista padre? È assalito dal rimorso e dai sensi di colpa e si sente responsabile per quello che è successo? Quel che è certo è che dal quel momento il borgomastro inizia ad avere uno sguardo più distaccato verso gli altri e perdendo un pò della sua combattività e determinazione e diventa un po’ più remissivo. Nel frattempo sua moglie si ammala gravemente ed entra in scena la di lei sorella arrivata apposta da Bruxelles per assisterla e confortarla. Inoltre, sua figlia affetta da una malattia psichiatrica, viene prelevata dai medici e portata in una struttura pubblica. Il padre che si era sempre opposto a questa soluzione preferendo prendersi cura personalmente della figlia, stavolta è piuttosto remissivo e lascia che gli infermieri sconcertati da quello che trovano nella stanza della ragazza, la portino via.
Attorno al borgomastro si muovono alcuni personaggi borghesi opportunisti, meschini e privi di scrupoli, in alcuni casi disposti a sacrificare gli affetti più cari pur di non perdere la loro fetta di reputazione e di privilegio. La falsità di questi ultimi, finisce con il rivalutare la figura del borgomastro che nonostante mille contraddizioni, porta dentro di se l’autenticità delle sue umili origini.

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la camera azzurra, gli intrusi
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Il borgomastro di Furnes 2016-04-07 09:27:58 topodibiblioteca
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topodibiblioteca Opinione inserita da topodibiblioteca    07 Aprile, 2016
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Un uomo solo al comando

Joris Terlinck è un uomo potente, riverito, temuto e rispettato. E' un imprenditore proprietario di una ditta che produce sigari ma soprattutto è il borgomastro della cittadina fiamminga di Furnes, il "Baas" (il padrone) come lo chiamano tutti da queste parti. Quando fissa qualcuno con la sua aria severa ed il sigaro in bocca non è possibile sostenere il suo sguardo. Gli occhi dell'interlocutore si abbassano, ed un senso di inquietudine assale ogni individuo che si trova a tu per tu con lui. Il potere ed il prestigio del "baas" sembrano addirittura accrescere quando una spiacevole vicenda familiare colpisce la figlia del suo unico avversario politico rimasto in città, il consigliere Van Hamme leader del partito di opposizione. Proprio quando Terlinck raggiunge il culmine del suo successo ecco che qualcosa cambia, che affiora in lui un rimorso, forse anche un senso di colpa, perché in qualche modo le sventure capitate alla figlia del suo avversario sono imputabili alla sua condotta, al suo modo di essere rigido e tutto di un pezzo, alla sua freddezza nel relazionarsi con le persone.
Questa situazione gli offre l'opportunità di fare delle scelte, di cambiare il suo stile di vita, il suo modo di essere, ma ben presto capirà che ciò non è possibile perchè non si può cambiare fino in fondo, si rimane in qualche modo vittime, prigionieri della propria vita precedente, incatenati alle responsabilità quotidiane dalle quali non è possibile fuggire. Ormai però è troppo tardi anche per lui, il danno è stato fatto ed il borgomastro pagherà le conseguenze della sua condotta, che toccheranno tanto lui quanto la sua famiglia.

E' questo il messaggio che Simenon vuole trasmetterci in un'ottica un po' Pirandelliana: la difficoltà nell'uscire da certi schemi, da certi ruoli e responsabilità vincolanti.
Oltre a questo, altro aspetto non meno importante, sottolineerei il disprezzo di Simenon per la classe borghese, l'importanza nel salvare le apparenze, l'ipocrisia di certi atteggiamenti. Emblema è Van Hamme, l'avversario del borgomastro, che pur di salvaguardare il proprio status quo, la sua leadership politica, non esita a ripudiare ed allontanare da Furnes la propria figlia, rea di avere macchiato la sua immagine con una condotta disdicevole. I borghesi di Simenon sono degli arrivisti, uomini senza scrupoli pronti a colpire alle spalle non appena denotano una debolezza nell'avversario. In questo caso chi subisce questi attacchi nel suo privato è proprio il "Baas", protagonista in qualche modo redento, che nel corso del romanzo evolve e migliora, che vive la propria catarsi e sembra prendere le distanze dalla massa borghese e pettegola, perchè in fin dei conti "il paese è piccolo e la gente mormora".

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Simenon...
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Il borgomastro di Furnes 2015-10-12 14:07:01 sonia fascendini
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sonia fascendini Opinione inserita da sonia fascendini    12 Ottobre, 2015
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Il gigante dai piedi di argilla

Simenon ci introduce nella casa e nella vita del borgomastro di Furnes. Per tutti è il Baas, il capo. Da tutti temuto, sia in casa che in privato, si atteggia ad uomo onesto e rigoroso. In realtà poco alla volta scopriamo che dietro la sua rispettabilità c'è molto poco di cui andare fieri. Una sera a casa sua ui presenta un ragazzo chiedendo un prestito sotto minaccia di suicidarsi. Il prestito viene negato sul presupposto che sia poco educativo per le masse dare loro aiuto. Le conseguenza, di questo rifiuto si faranno sentire pesantemente sul borgomastro, mettendo in evidenza poco all volta i suoi limiti e la sua grettezza.
Volume piacevole da affrontare, con una trama capace di offrire molte sorprese e descrizioni precise e sagaci degli abitanti del piccolo borgo.
Non avevo mai letto Simenon e lo avevo sempre associato solo al commissario Maigret. Ho constatato che oltre ad essere il padre di un investigatore entrato nella storia del giallo è molto di più e quindi merita di essere seguito.

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Il borgomastro di Furnes 2015-05-01 16:32:26 Renzo Montagnoli
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Renzo Montagnoli Opinione inserita da Renzo Montagnoli    01 Mag, 2015
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Non si può sfuggire al proprio destino

Joris Terlinck è il potente e temuto borgomastro di Furnes, un paese fiammingo. È un uomo venuto dal niente, di umile estrazione sociale, che è riuscito a farsi una posizione in modo poco chiaro e sicuramente non onesto, non proprio quello che ci si aspetterebbe da un individuo che atteggia la sua vita a una intransigente rettitudine. Ma si tratta solo di una facciata in un’esistenza segnata da una grettezza che tende a rendere Terlink un amorale, condotta in modo noioso, perché sempre uguale, senza autentici affetti, perfino fra le mura di casa in cui vegetano una moglie succube e malata, una figlia demente, perennemente segregata in una camera, e una domestica, che a suo tempo è stata l’amante del borgomastro. Tutto procede secondo un copione grigio e monotono, senza sussulti, ma è che è l’ideale per un uomo che vuole sancire la sua presenza come segno di potere, fino a quando in questo muro impenetrabile si apre una crepa. Ed è solo l’inizio, a un evento ne segue un altro, un altro ancora, e sarebbero l’occasione per dare una sterzata alla vita di Terlink, per farlo uscire per sempre da quella sua armatura volta a celare una corrosiva insoddisfazione che sfoga maltrattando gli altri. Ma l’uomo non coglierà l’occasione, non uscirà dal personaggio che si è costruito e la sua monotona vita tornerà a scorrere, come prima. E così rientrerà nel suo mondo, immutabile, in una commedia della vita di cui gli attori sono sì artefici, ma anche succubi. Non ci si può opporre al proprio destino, sembra dirci Simenon, così come, affinchè tutto funzioni alla perfezione, non si può mutare il proprio ruolo, e chi arriva a farlo, come Terlink, diventato da povero a ricco, deve più di tutti contribuire a che questo equilibrio non sia turbato, e lo può fare solo in un modo, vale a dire forzando la propria natura in un’esistenza di potere, ma anche di squallore.
È ancora una volta confermata la straordinaria abilità di Simenon di sondare in modo pressoché perfetto l’animo dei personaggi, la sua è una fine analisi psicologica che non finisce mai di stupire, ma se l’ambientazione e l’atmosfera sono rese come sempre al meglio, quello che questa volta è invece criticabile è lo stile adottato, non quello fluente di tanti suoi romanzi, bensì una certa lentezza, accompagnata a volte da ripetitività, che appesantiscono non poco, rendendo la lettura meno piacevole del solito.
Comunque, non è che questa mia critica possa inficiare il valore dell’opera che è invece di tutto riguardo, anche se, purtroppo, questo romanzo si presenta meno avvincente di tanti altri del narratore belga.

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Il borgomastro di Furnes 2014-04-10 14:20:12 ivo
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Opinione inserita da ivo    10 Aprile, 2014

il lato fragile delle certezze.

Furnes non rappresenta solo una cittadina in bilico tra eterna modernizzazione incombente e cristallina teca di usanze e abitudini perpetue. È la città di un uomo, il borgomastro ovvero il "baas", che non teme ma viene temuto dai suoi concittadini. La granitica armatura di quest'uomo verrà scalfita da un solo piccolo ed insignificante evento. Insignificante all'apparenza. Tra l'essenzialità della scrittura, pagina dopo pagina scoviamo un senso profondo del vivere di un uomo e come un male di vivere che scava dentro così Simenon è abile nello scardinare l'animo umano.

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La camera azzurra,,Georges Simenon.
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