Narrativa straniera Romanzi Il paese senza adulti
 

Il paese senza adulti Il paese senza adulti

Il paese senza adulti

Letteratura straniera

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C’è qualcosa che non torna nel mondo degli adulti. Passano il tempo a sgridare noi bambini, a dirci che dobbiamo fare così e cosà, e poi basta vedere il telegiornale per capire che dovrebbero solo stare muti e lasciare comandare noi. Un giorno ho sentito in una trasmissione che lo Stato deve proteggere i bambini, ma quando sono arrivato a casa da scuola e mio padre, ubriaco come sempre, ha picchiato mia madre, Maxence e me, mi è proprio venuta voglia di telefonargli, allo Stato.



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Il paese senza adulti 2011-09-06 07:39:06 silvia71
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silvia71 Opinione inserita da silvia71    06 Settembre, 2011
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Il paese senza adulti

La francese Ondine Khayat, dopo il felicissimo esordio con “Le stanze di lavanda”, propone al suo pubblico una nuova storia, dura e agghiacciante, come riesce ad esserlo una storia di violenze domestiche.
Il tema degli abusi tra le mure di casa, di per sé è già stato trattato numerose volte nella recente produzione letteraria, sviscerato e studiato, posto sotto l'attenta lente di psicologi ed esperti.
L'originalità e la forza infusa al racconto dall'autrice, è dovuta alla scelta dell'io narrante che ci accompagna in questo faticoso viaggio; si tratta di un ragazzino di undici anni, vittima dalla nascita di un padre violento e senza anima e della debolezza di una madre, succube lei stessa.
Il lettore viene letteralmente catapultato in un mondo buio come la tana di un orco, provando un senso di impotenza paralizzante ed una indignazione così lacerante da ottenebrare la mente, poiché sembra del tutto inutile cercare di capire al cospetto di tanta bestialità.
La Khayat cede completamente la conduzione della narrazione al protagonista, evitando di esprimere qualsivoglia giudizio morale; cosa c'è di meglio che lasciare parlare le immagini traboccanti di dolore,di paura, i sentimenti calpestati di un bambino che non ha conosciuto un sorriso ed una carezza nella vita?
Una scelta stilistica azzardata e difficile, da cui l'autrice ne esce vincitrice raggiungendo un ottimo risultato, grazie alla capacità dimostrata di riuscire ad infondere una straordinaria profondità di contenuti senza allontanarsi dalla semplicità e dalla purezza del linguaggio dei bambini, in grado di avvertire la durezza della loro realtà e di analizzarla con occhi disincantati e sofferenti, ma al contempo di mantenere vivo un labile lumicino di speranza che permetta di evadere dal mondo reale e raggiungere quel paese senza adulti che anima i loro sogni.

Un romanzo che nasce da un consistente e appropriato lavoro di studio e analisi psicologica della problematica trattata, dando vita ad una lettura forte e tenera che permette di vedere le brutalità compiute dagli adulti con gli occhi di un bambino.

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della stessa autrice "Le stanze di lavanda"
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