Narrativa straniera Romanzi Il respiro leggero dell'alba
 

Il respiro leggero dell'alba Il respiro leggero dell'alba

Il respiro leggero dell'alba

Letteratura straniera

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1968. In una notte di tempesta, qualcuno bussa alla porta della fattoria dove vive Martha, vedova, senza figli e maestra in pensione. Sono un uomo di colore e una ragazza bianca, fradici e spaventati, in fuga da un famigerato Istituto nella contea vicina. Senza pensare alle possibili conseguenze, Martha li fa entrare in casa e offre loro tè caldo e abiti asciutti. Ma la polizia non tarda ad arrivare, e se l’uomo riesce a fuggire, la ragazza viene portata via dagli agenti. Prima di andare, però, la giovane sussurra una preghiera – «Nascondila!» – che sconvolgerà per sempre la vita di Martha. Perché ad attenderla in un angolo della soffitta l’anziana vedova trova una neonata della quale accetta di prendersi cura, in attesa che la madre, un giorno, possa tornare a riprendersela. Passeranno quarant’anni prima che ciò avvenga, e che i protagonisti di questa struggente, avventurosa storia d’amore tornino a incontrarsi.



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Il respiro leggero dell'alba 2015-09-15 20:30:55 ombraluce
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ombraluce Opinione inserita da ombraluce    15 Settembre, 2015
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LA FORZA SILENZIOSA DEL CUORE

Uno straordinario viaggio nella situazione dei diversamente abili per un quarantennio a partire dal 1950, quando ancora erano definiti “deboli di mente” e nelle strutture (cosiddette scuole) niente era di proprietà, ma perfino lo spazzolino da denti veniva condiviso.
Orrore e degrado bene si integrano, però, con la delicatezza e la tenacia della protagonista, Lynnie, portata in una di queste scuole da due genitori ormai rinunciatari, che scelgono di lasciarla lì quando lei ha appena otto anni. Qualche visita della madre, sempre con occhiali scuri per nascondere gli occhi gonfi, e poi il nulla. Famiglia scomparsa, padre, madre e sorella sparite. Lynnie sola.
Veramente si rabbrividisce pensando a come deve essere trovarsi soli senza un perché, soli a otto anni e, comunque, anche invidiati da chi, invece, era stata portata lì ad appena una settimana di vita e non aveva neppure il ricordo di una famiglia.
Lynnie è sola, ma non è rassegnata. Sa che deve sopravvivere e sa che, per sopravvivere, deve seguire le regole e attaccarsi a Kate, una delle poche infermiere che trattano bene i “residenti” e non li prendono in giro con soprannomi assurdi, ma anzi, li rispettano e cercano di aiutarli.
L’autrice, Rachel Simon, ha saputo rendere in maniera molto efficace le emozioni di Lynnie e degli altri protagonisti, regalandoci la struggente tenerezza di una storia d’amore particolare e stupenda.
Si percepisce che, per scrivere questo libro, la Simon ha attinto all’esperienza personale con la sorella, disabile intellettiva, oltre ad aver conosciuto personalmente ospiti e personale di istituti, parlato con esperti di problematiche della disabilità e consultato libri e giornali, nonché aver visitato la Pennhurst State School, oggi chiusa.
Senza tutto questo lavoro i pugni chiusi di Lynnie e i gesti con le mani di Homan non avrebbero suscitato la stessa sensazione.
Raramente un amore viene descritto con tanta poesia e dolcezza, come del resto è raro il riconoscere come l’amore e l’amicizia non siano prerogativa soltanto dei cosiddetti “normali”.
Ottima la scelta stilistica di iniziare la narrazione da un momento che è già successivo a quello dell’inizio della storia, che si rivelerà in seguito, in tutta la sua durezza, complessità e magia.
Quello che poi mi è piaciuto particolarmente è che questo libro, come rivela Rachel Simon nelle “note dell’autrice”, è stato ispirato da un notiziario in TV che la stessa, ragazzina, aveva visto insieme con la sorella. Vi si proiettavano immagini di una Scuola ed erano state uno choc sia per lei che per tutto il Paese. Reportage come quello portarono poi alla chiusura di molti istituti e a un passo avanti per il movimento per la lotta sui diritti civili delle persone disabili. Molti anni dopo le capitò fra le mani un libro sulla storia di Numero 24, scritto da un giornalista. Vi si diceva che, una mattina del 1945, la Polizia dell’Illinois aveva trovato un ragazzo sordo di circa 15 anni che vagava in un vicolo. Fu definito “debole di mente” e spedito in un istituto, dove gli attribuirono un numero dal momento che nessuno conosceva il suo nome. Anche se poi il giovane si mostrò per quello che era( non era affetto da alcuna turba mentale) e il personale cominciò ad apprezzarlo, non capendo l’Alfabeto dei Segni Americano (che nessuno gli aveva insegnato, per cui lui faceva gesti diversi) passò da una struttura all’altra per il resto dei suoi giorni fino alla sua morte, quasi cinquant’anni più tardi.
Chi era questo ragazzo? Chi aveva amato e da chi era stato amato prima che lo catturassero? Perché nessuno era venuto a prenderlo? Cosa sarebbe successo se si fosse innamorato di una residente e magari fosse fuggito? Queste ed altre domande continuarono a esplodere nella mente di Rachel, che capì di non poter cambiare la storia, ma desiderò restituire a Numero 24 la vita che non aveva avuto. Per rendere giustizia a lui e a tutte quelle persone la cui voce mai era stata testimoniata.
Così ci ha donato questo magnifico libro, una lettura magica e preziosa, una struggente storia che non può non conquistare il cuore e rimanervi impressa.

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Consigliato a chi ha letto...
Consigliato a tutti, in particolare a chi vive realtà di disabilità.
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