Narrativa straniera Romanzi In un chiaro, gelido mattino di gennaio all'inizio del ventunesimo secolo
 

In un chiaro, gelido mattino di gennaio all'inizio del ventunesimo secolo In un chiaro, gelido mattino di gennaio all'inizio del ventunesimo secolo

In un chiaro, gelido mattino di gennaio all'inizio del ventunesimo secolo

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In un chiaro, gelido mattino di gennaio all'inizio del ventunesimo secolo un lupo attraversa il confine polacco-tedesco e si dirige verso Berlino. Un manovale polacco bloccato in autostrada a causa di un incidente lo vede e lo fotografa. La sua compagna fa pubblicare la foto. Negli stessi giorni due adolescenti scappano di casa e dalla provincia brandeburghese si mettono in viaggio per raggiungere la capitale, dove sperano di rintracciare un amico; un padre alcolista esce dalla clinica e si mette sulle tracce dei due ragazzi; una madre depressa torna nei luoghi della sua radiosa gioventù; un losco cileno proprietario di un locale tinteggiato di nero ospita i due ragazzini... E mentre la città, coperta di neve, s'impregna di un misto di paura e attrazione verso il lupo e crede di avvistarlo in ogni angolo, l'animale si nasconde, si sottrae, per poi apparire dove nessuno se lo aspetta. Una silenziosa parabola del cercare, del morire, del bere, del perdersi e del ritrovarsi segna il debutto narrativo del drammaturgo tedesco. "In un chiaro, gelido mattino di gennaio all'inizio del ventunesimo secolo" è una fiaba metropolitana ambientata sul palcoscenico minimalista della Berlino dei nostri giorni: Schimmelpfennig posiziona i riflettori in modo da illuminare di volta in volta un solo angolo della scena, mostrandoci personaggi incapaci di uscire dalla solitudine del loro cono di luce; sullo sfondo, i fantasmi della DDR incontrano i mostri della gentrificazione.



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In un chiaro, gelido mattino di gennaio all'inizio del ventunesimo secolo 2019-01-24 18:03:35 68
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68 Opinione inserita da 68    24 Gennaio, 2019
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Frammenti di vite e sentimenti

Una lungo racconto ci guida in un viaggio dalla periferia al cuore di una Berlino multietnica , sventrata e ricostruita più volte, all’ inseguimento di un lupo avvistato, fotografato, scomparso, riapparso, un po’ reale ed un po’ immaginifico, creatura smarrita che popola sogni e racconti, realtà paurosa e suggestione amplificata da esorcizzare.
Una narrazione frammentaria, minimale, spesso impersonale, dialoghi tronchi e monologhi silenti, un palcoscenico riempito e svuotato da solitudini ambivalenti, realtà e fantasia riflesse nella dura battaglia per la sopravvivenza, un senso di vuoto sempre presente, visione reale e fantomatica di una creatura mutante nel mezzo di un reale precario, ossessivo, destabilizzante.
Protagonisti di storie diverse, parallele, confluenti, intrecci fugacemente condivisi, più spesso lontani e dissolti. Storie di solitudini, speranze, impossibilità dialogica, tradimenti, cambiamenti, partenze, ritorni, nostalgia, storie di niente.
Due adolescenti in fuga da famiglie evaporate da tempo, il fallimento di una madre senza nome che insegue il proprio passato, un padre alcolista in cure psichiatriche sulle tracce del figlio, due immigrati in cerca del proprio destino, una giornalista in erba a caccia di scoop, un caro amico scomparso, un medico che si chiede quante persone abbia realmente aiutato, un corpo senza vita schienato nella neve, una prolungata crisi di coppia, un ex insegnante senza più voglia che vive in solitudine.
Berlino è immersa in un inverno lungo ed assai freddo, coperta di neve e paura, la propria paura, eco smisurata e paralizzante che diviene tensione latente e riporta il ricordo vivido di un muro a dividere una città spezzata, di una giovinezza spensierata, di sogni mai realizzati ed infranti, di giorni persi nel nulla.
Passato, presente e futuro vivono di scambi generazionali affrettati ed inconcludenti, inframmezzati da immagini e descrizioni personali di una creatura feroce e mutante che lascia impronte di morte insieme a pensieri che riportano ad eterogenei momenti di se’.
L’ efferatezza del lupo rimbalza la storia dei protagonisti mettendoli di fronte a se’ stessi, misteriose presenze a guidare percorsi diversi nella minimale narrazione di fatti e sentimenti; nella fiaba contemporanea la fiera selvaggia è una suggestione che passa e svanisce nel nulla, paura e diversità, ma anche forza, mistero e senso di libertà, sulle sue tracce ipotesi, immagini, relazioni ed incontri, ed un percorso ondivago, come quelle vite, passate e dissolte, rimaste solo nella propria indecifrabile essenza.
Quello che parrebbe un romanzo di relazioni monche si tinge di giallo per declinare in una fiaba ( nell ‘ idea ) non fiaba ( nella collocazione, nei fatti e nelle relazioni ) contemporanea e metropolitana dall’ esito inevitabile e sfuggente.
Idee elaborate e corroborate da una trama che è attesa di niente, rappresentazione di singoli eventi, volti e storie prosciugate dal respiro della vita.
Romanzo d’ esordio di Roland Schimmelpfennig, uno dei più celebrati drammaturghi tedeschi contemporanei, “ In un chiaro, gelido mattino di gennaio all’ inizio del ventunesimo secolo “ a mio avviso è un’ opera ben scritta che esprime una certa profondità di relazioni e sentimenti, con incastri ben studiati, volutamente priva di armoniosa presenza, un viaggio definente la precarietà di vite sottratte a protagonisti sovente senza nome .

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