Narrativa straniera Romanzi Incontro d'estate
 

Incontro d'estate Incontro d'estate

Incontro d'estate

Letteratura straniera

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Incontro d'estate, di seguito riportiamo la trama del romanzo e la presentazione dell'editore. Grady McNeil è capricciosa e testarda come i suoi diciassette anni. Non ama le regole. Così quando i suoi genitori partono lasciandola sola nel lussuoso appartamento di New York, Grady si sente finalmente libera. Niente la obbliga più a tenere nascosta la sua relazione con Clyde Manzer, giovane veterano di guerra ebreo che lavora come parcheggiatore. Mentre l'estate avanza, calda e afosa, quella che all'inizio era solo un'attrazione fragile e ambigua, diventa un amore forte e profondo che imporrà a Grady scelte decisive per la sua vita di giovane donna. "Incontro d'estate" fu iniziato nel 1943, quando Capote era ancora molto giovane, e mai pubblicato. Solo nel 2004 è riemerso tra le carte dello scrittore abbandonate nella casa di Brooklyn.



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Incontro d'estate 2017-06-06 08:32:32 Mian88
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Mian88 Opinione inserita da Mian88    06 Giugno, 2017
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GRADY

Grady O’Neil, secondogenita diciassettenne di una delle più prestigiose famiglie newyorkesi, approfitta dell’assenza dei genitori, partiti alla volta di Parigi per una vacanza estiva, per stare con il fidanzato Clyde Manzer, parcheggiatore ebreo con cui ha instaurato una relazione segreta. I giorni trascorrono rapidi, l’estate va avanti e tanti sono i risvolti di questo amore burrascoso, morboso e indecifrabile. Mentre la ragazza non ama le imposizione e i condizionamenti, lui è impetuoso e maniaco del controllo poiché vittima di quelle precedenti storie finite male.
Infantile, ingenua ed immatura, Grady, è preda di emozioni che non sa gestire, di una voglia di vivere e di assaporare che non ha confini tanto che finisce col ritrovarsi invischiata in un vortice di situazioni al limite. A complicare il tutto si aggiunge la presenza di Peter Bell, amico di famiglia, di lei da sempre segretamente innamorato.
Nato dalla penna del diciannovenne Truman Capote nel 1943, “Incontro d’estate” può essere definito il primissimo racconto dell’autore statunitense, scritto di fatto mai pubblicato fino al 2004 quando, per caso, fu rinvenuto (su quattro quaderni scolastici) dal figlio nella vecchia casa di Brooklyn. Causa di questa non diffusione dovrebbe ricondursi al fatto che l’ideatore non si sentì mai soddisfatto dell’elaborato e della sua forma, tanto da arrivare a parlarne pochissimo e/o a dichiarare di averlo distrutto, addirittura bruciato, negli anni.
Diffuso quindi tra il grande pubblico a distanza di ben vent’anni dalla sua morte, e dunque postumo come “Preghiere esaudite” edito per la prima volta nel 1987, il componimento presenta al suo interno tutti i tratti tipici della prosa dell’americano tanto da un punto di vista stilistico – ove una penna rapida trascina il lettore senza difficoltà sino alla fine – quanto da quello contenutivo (seppur il narrato non sia altro che il risultato di un lavoro giovanile, acerbo, senza pretese e caratterizzato datemi lievi e semplici).
Ed è così che in appena un centinaio di pagine il libricino prende forma caratterizzandosi per l’essere una perfetta fotografia di quella società newyorkese illuminata dalla scintillante Central Park ed offuscata dalla squallida quotidianità di Brooklyn, e distinguendosi per la presenza di questi personaggi eclettici e peculiari. Se la giovane è mossa dall’inquietudine, dalla bramosia, dalla fame di vivere, i due ragazzi, Peter e Clyde, sono gli opposti della sua esistenza, individui che prendono forma e sostanza soltanto quando presenti nel suo cono di luce, nonché sintesi delle contraddizioni che la medesima incarna e rappresenta.
Unica pecca dell’opera è forse la eccessiva rapidità nell’epilogo. In conclusione, uno spaccato di letteratura da conoscere ed apprezzare per la sua essenza e la sua storia.

«Lasciarono che nella stanza calasse l'oscurità: la superficie morbida e flessibile delle loro voci si muoveva e sospirava attorno a loro, e anche se dicevano cose del tutto prive d'importanza era già tanto che potessero usare le stesse parole, applicare gli stessi valori.

Grady disse:" Da quanto tempo mi conosci, Peter?"
E Peter: "Da quella volta che mi facesti piangere: eravamo a una festa di compleanno e tu mi rovesciasti un sacco di gelato e di torta sul vestitino alla marinara. Oh eri una bambina molto cattiva."
Grady: "Sono diversa adesso? Tu sei sicuro di vedermi come sono in realtà?"
Peter: "No" , disse lui, ridendo, e nemmeno lo vorrei."
Grady: "Perché potrei non piacerti?"
Peter: "Se pretendessi di vederti come sei in realtà vorrebbe dire che ti ho liquidata, che ti trovo noiosa e senza spessore." »

«Arriva sempre un momento in cui ci si domanda, cosa ho fatto?, e per lei era arrivato quel mattino a colazione, quando Apple leggendo ad alta voce la lettera di Lucy, era giunta al punto in cui si parlava dell'abito; dimentica di non averlo voluto affatto, conscia che ormai non l' avrebbe più indossato, aveva scelto le scale di un nuovo e misterioso dolore: cos' ho mai fatto? Il mare le poneva la stessa domanda, e i gabbiani facevano eco al mare. La maggior parte della vita è talmente noiosa che non vale la pena nemmeno di parlarne, e ciò è vero a qualsiasi età. Ogni volta che cambiamo marca di sigarette, traslochiamo in una nuova casa, ci abboniamo a un altro giornale, ci innamoriamo e ci disinnamoriamo, in realtà non facciamo che protestare in modo più o meno frivolo contro l'insormontabile noia della vita quotidiana. Purtroppo però tutti gli specchi sono bugiardi, e a un certo punto, nel bel mezzo di qualsiasi avventura, ci rimandano la solita faccia vuota e insoddisfatta; perciò mentre si domandava cos'aveva fatto, Grady si domandava in realtà cosa stava facendo, come al solito.»

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