Narrativa straniera Romanzi L'oratorio di Natale
 

L'oratorio di Natale L'oratorio di Natale

L'oratorio di Natale

Letteratura straniera

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Victor, giovane e affermato musicista, torna una sera d'inverno a Sunne, la cittadina dov'era nato, persa nelle foreste svedesi, per dirigere l'Oratorio di Natale di Bach, alla ricerca di se stesso e delle fonti più profonde della sua arte. Questo l'inizio della storia che resta poi sospesa in un lunghissimo flash-back, fino a concludersi circolarmente nella scena della corale. E' insieme la storia di un amore immenso, un amore vissuto in modo diversificato e pure corale da tutti i protagonisti, e del lavoro di preparazione del concerto dell'Oratorio da parte di una corale di una piccola cittadina svedese, che dà il via alla narrazione, l'accompagna via via, e la chiude.



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L'oratorio di Natale 2018-02-25 06:55:44 siti
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siti Opinione inserita da siti    25 Febbraio, 2018
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MONDI LONTANI

In un mondo lontano, ancora troppo in simbiosi con la sua appartenenza geografica, nella sperduta contea di Värmland, in Svezia, la tradizione incontra e forse accoglie l’innovazione per rimanere ancorata alla sua appartenenza culturale e da essa venire schiacciata, aspettando un domani forse più promettente. A niente è valso l’arrivo di una giovane americana che scuote gli animi e li coinvolge in un progetto collettivo: orchestrare da dilettanti “L’Oratorio di Natale” di Bach; lei muore alla vigilia del concerto preparato da un decennio. Con la sua morte si infrange la speranza di un cambiamento e tutto involve per tornare quella situazione di partenza che è una sorta di fatalistica accettazione del luogo dove si è stati gettati a vivere. Aron, il marito , è il primo a spogliarsi di quella nuova identità che aveva con lei faticosamente costruito; solo si sente perso e nulla pare più appartenergli: né la casa in campagna, né la sua faticosa gestione, né i figli. Sidner e Eva- Liisa che crescono dunque, a loro volta, risucchiati da questa involuzione. Eppure il loro è un destino di crescita, per naturalezza almeno cronologica; il rischio è quello di dover subire un destino amaro. La narrazione segue il percorso di Sidner e solo a tratti fa riferimento a Eva- Liisa la quale, per il fatto di essere appena una bambina all’epoca dell’incidente della madre, è meno esposta al devastante dolore. Esso si insinua invece, prepotente in Aron, il padre, e di riflesso nel figlio, Sidner. Per entrambi si creeranno delle prospettive di redenzione ma entrambe verranno disattese pagando lo scotto della propria e dell’altrui follia. Il dolore questo ha generato: visioni, proiezioni, giustapposizioni improbabili e speranza di rinascita. Ogni volta che si spera in un attimo di felicità questo svanisce producendo sgomento e dispiacere, assenza e perdita, e in ultimo rinnovato dolore. Lo stesso contesto sociale nel quale sono inserite queste focalizzazioni individuali non è da meglio: tutti soffrono, tutti hanno un’interiorità complessa o disturbata, la follia aleggia nelle strade deserte e silenziose, dentro le abitazioni, nei luoghi di incontro, è parte integrante della vita e non viene scansata né negata. Ci si abitua a una realtà complessa e si tenta, in alcuni casi, di allontanarsene alla ricerca di un’identità che non ne può però prescindere. Il romanzo è particolare non solo nella trama ma anche nella struttura che gli regala una certa complessità intrigante rispetto a formule narrative più convenzionale, è inoltre ammantato di un accento onirico e a tratti surreali, funzionale alla vena matta che lo percorre. È un buon libro per niente piacevole.

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Selma Lagerlof
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