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L'ultima dei Neanderthal L'ultima dei Neanderthal

L'ultima dei Neanderthal

Letteratura straniera

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Quarantamila anni fa, una famiglia di Neanderthal conduce la sua esistenza com'è sempre stata nei millenni, assecondando le stagioni. Però in questa famiglia sono rimasti davvero in pochi: ormai c’è solo Grande Madre, ormai molto anziana, Lui, Ragazza, Storto ed il piccolo Cucciolo, adottato dai quattro. Ragazza è nella età giusta per riprodursi e aspetta solo che giunga il periodo della corsa dei pesci (la risalita dei salmoni) per andare al punto di raccolta delle famiglie, trovare un compagno e diventare anche lei Grande Madre. Purtroppo accadono due fatti drammatici: prima Ragazza, inconsapevolmente, commette incesto con il fratello Lui e viene cacciata dalla famiglia, poi una serie di terribile sciagure uccide i suoi cari. Incinta, e con il solo Cucciolo da proteggere, si vedrà costretta a fare una scelta insospettabile e rivoluzionaria per sopravvivere. Quarantamila anni dopo Rosamund Gale, per tutti Rose, paleoantropologa, incinta al terzo mese di gravidanza, scopre una sepoltura sconvolgente: il corpo di una Neanderthal è stato inumato assieme a quello di un Sapiens in una posizione che non lascia equivoci sui loro rapporti reciproci. Si troverà a dover difendere sia il suo stato di madre in attesa che quello di scienziata che vuole conservare la paternità di quella scoperta scientifica epocale.



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L'ultima dei Neanderthal 2019-05-15 09:32:34 La Lettrice Raffinata
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La Lettrice Raffinata Opinione inserita da La Lettrice Raffinata    15 Mag, 2019
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Il coraggio che unisce tutte le madri

“L’ultima dei Neanderthal” è un romanzo storico spezzato in due, tra una storia ambientata ai giorni nostri ed una nel passato, in particolare nel Paleolitico medio. Come spunto da cui partire, Claire Cameron si è ispirata alla scoperta archeologica nota come gli Amanti di Valdaro e da questa ha sviluppato entrambi gli intrecci narrativi.
Va premesso che i resti ritrovati vicino a Mantova nel 2007 erano di due Sapiens e sono stati fatti risalire al Neolitico, quando ormai i Neanderthal era estinti da migliaia di anni, ma la scrittrice ha voluto comunque riproporre l’iconica posa dei due scheletri nel suo romanzo, trasformando però uno dei due in una femmina di Neanderthal.
Autrice di questa straordinaria scoperta è la dottoressa Rosamund “Rose” Gale, che investe buona parte dei suoi risparmi e tutte le sue energie in uno scavo in Francia, dove spera di trovare delle prove a sostegno delle sue tesi secondo le quali i Neanderthal erano molto più evoluti di quanto si ritenga correntemente. Il ritrovamento di due corpi così ben conservati le permette di chiedere dei finanziamenti per poter portare a termine lo scavo, ma subito si scontrerà contro il mondo accademico, più interessato a pubblicizzare al meglio la scoperta anziché darle il giusto valore scientifico.
A metterla ulteriormente in difficoltà sarà anche l'inaspettata gravidanza: Rose è decisa a continuare il suo lavoro per paura che i suoi sforzi non vengano riconosciuti, ma questo la espone alle critiche di chi le sta attorno e soprattutto a numerose difficoltà finanziarie.
Parallelamente, Ragazza -la femmina di Neanderthal ritrovata- si ritrova a sua volta in enormi difficoltà, anche a causa di una gravidanza iniziata in un momento infelice, almeno secondo le abitudini della sua famiglia. La narrazione segue i suoi spostamenti nel corso di un anno circa, mostrando al lettore tutte le difficoltà che la giovane incontra per poter sopravvivere in un mondo tanto generoso durante l'estate quanto ostile in inverno.
L'autrice è riuscita ad immaginare in modo davvero realistico lo stile di vita di un nucleo famigliare neanderthaliano, illustrando le attività nei vari periodi dell'anno e le abitudini sociali, come i racconti accompagnati dalle ombre create sulle pareti; tutte queste informazioni, che all'inizio del romanzo causano qualche infodumb, vanno a delineare con precisione il ritratto della famiglia e della sua storia

«Tutte le bestie avevano le proprie caratteristiche e la famiglia non si riteneva un’eccezione. [...] Non consideravano difetti le differenze fra i loro corpi e quelli delle altre bestie, ma piuttosto fonti di ispirazione.»

mostrando nel contempo quali possono essere state le ragioni della loro limitata evoluzione e della successiva estinzione.
La parte di Ragazza è quella maggiormente sviluppata, che mostra molto bene la sua inclinazione e le relazioni con gli altri appartenenti alla famiglia.

«Era riuscito a prendere l’insetto e a schiacciarlo sotto i denti. Ragazza non lo aveva ringraziato. Non ce n’era bisogno. [...] Le parole potevano essere vuote, ricambiare un gesto era pieno di significato.»

Per contro, i capitoli dedicati a Rose sono un po' più semplici e prevedibili, riuscendo però a crescere di spessore nella parte finale.
I personaggi principali sono abbastanza caratterizzati, ma solo pochi tra quelli secondari ottengono il giusto spazio -anche a causa della relativa brevità del volume- mentre la maggior parte rimangono delle mere figure di contorno, che agiscono in sola funzione della trama.
Lo stile della Cameron è incredibilmente scorrevole e coinvolgente: il ritmo veloce della narrazione e la mancanza di momenti morti permettono di mantenere il lettore catturato. Ottima anche la scelta di narrare in terza persona le parti di Ragazza e in prima quelle di Rose, per far immedesimare il lettore in quest'ultima e renderlo protagonista della scoperta.
Un problema stilistico si riscontra invece nei dialoghi, infatti i capitoli di Ragazza ne sono quali privi e procedono perfettamente, mentre quelli di Rose ne contengono parecchi, spesso quasi imbarazzanti ed importuni per la mancanza di indicazioni sul modo in cui le battute vengono espresse. Altro piccolo problema sono le ripetizioni che ogni tanto fanno alzare gli occhi al cielo; ad esempio, troviamo questa frase:

«Intorno al collo portava una conchiglia appesa a una cordicella.[...]»

e una sola pagina dopo questa:

«[...] Grande Madre aveva dato a Ragazza una conchiglia di mare grande come una noce. Ragazza l’aveva fissata a una cordicella che teneva al collo.»

Tranquillizzati Claire, il lettore non soffre di amnesia, quindi non è necessario ribadire continuamente dove sia quella benedetta collana!

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L'ultima dei Neanderthal 2017-11-06 11:08:07 FrancoAntonio
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FrancoAntonio Opinione inserita da FrancoAntonio    06 Novembre, 2017
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Ragazza e Rose, divise da quarantamila anni.

Ragazza appartiene ad una piccola famiglia di Neanderthal che vive nell’odierna Provenza. La sua vita è scandita dai ritmi della natura: la caccia ai bisonti in transumanza, la pesca dei salmoni che risalgono i fiumi al disgelo, il lungo sonno invernale. Purtroppo, con l’andare degli anni, il gruppo a cui appartiene si è costantemente assottigliato: con lei sono rimasti solo la Grande Madre, ormai ultratrentenne (!) e, quindi, preziosa solo per l’esperienza, ma vecchia ed inadatta ai lavori pesanti, Lui, il fratello maggiore, Storto, il fratello più piccolo, deforme ad un braccio, ed il giovanissimo Cucciolo che la famiglia ha adottato l’anno prima e che appare così gracile e strano: pelle scura, mento prominente, testa rotonda, occhi sporgenti privi di cresta sovraorbitale (!). La vita per loro è davvero pericolosa e aleatoria così, uno dopo l’altro, tutti i parenti di Ragazza soccombono alle difficoltà e ai predatori. Rimarrà sola, incinta di Lui, avendo violato uno dei più sacri tabù della famiglia che vieta l’accoppiamento tra consanguinei, e priva di ogni speranza. Infatti, al posto di riunione lungo il fiume, dove negli anni passati tutti si raggruppavano per godere dell’abbondanza di cibo fornito dai salmoni in risalita, è giunta solo lei, assieme a Cucciolo; nessuna traccia delle altre famiglie tra cui quella dell’amata sorella maggiore. Quindi Ragazza non potrà trovare né un compagno per formare una nuova famiglia né altri individui a cui aggregarsi. I problemi assumeranno la loro cruda drammaticità all’arrivo dell’inverno quando, al calare delle riserve di cibo secco, aumenteranno le esigenze di calorie della puerpera. Quando tutto sembrerà perduto il destino, però, fornirà a Ragazza una straordinaria carta da giocare per la sua sopravvivenza ed una occasione rivoluzionaria anche per l’intero genere umano.
Quarantamila anni dopo l’archeologa Rosamunde Gale scavando in un sito nei pressi di Avignone fa una scoperta sconvolgente: a fianco di uno scheletro di Homo sapiens è stato inumato quello di una donna della specie Homo neanderthalensis e la posizione reciproca dei due corpi sembra lasciare pochi dubbi sui rapporti reciproci. Ma Rose non può proseguire da sola gli scavi: è incinta al terzo mese ed i risparmi stanno per finire. Tuttavia il mondo scientifico è ostile all’idea di rapporti e unioni tra le due specie di Homo, perciò teme che, se abbandonerà il sito ad altri, il suo ruolo nella scoperta verrà misconosciuto e le sue ipotesi saranno osteggiate, sminuite o criticate. Dovrà decidere se dare la preferenza al figlio, da tanti anni vanamente atteso, o alla sua carriera di scienziata e ricercatrice.

Durante una delle mia abituali esplorazioni in libreria il mio occhio è caduto casualmente sul libro della Cameron e ne è rimasto attratto.
L’argomento è parecchio stimolante, perché si pone due ambiziosi obiettivi. Da un lato c’è quello di ricreare, senza preconcetti, ma sulla base dei dati scientifici ad oggi conosciuti, la vita dei Neanderthal, sino a poco tempo fa descritti come essere poco evoluti, poco più che scimmioni umanoidi, quasi una vicolo cieco dell’umanità. D’altro canto l’A. vuol mettere a confronto due donne, separate da quarantamila anni di evoluzione, ma alle prese con il medesimo problema: la difesa della propria esistenza e della propria discendenza.
La narrazione procede per storie parallele. Inizialmente facciamo conoscenza con Ragazza, con la sua famiglia e con le estreme difficoltà nelle quali è costretta a vivere, negli anni più bui dell’ultima glaciazione. Poi ci viene presentata Rose, caparbia ricercatrice di mezza età che lotta disperatamente contro un ambiente scientifico maldisposto, con i pressanti problemi economici, con quelli creati dalla relazione a distanza col compagno, insegnante a Londra, e con le difficoltà della gravidanza che avanza.
Due obbiettivi ambiziosi, dicevo, e non pienamente raggiunti. La descrizione della vita di Ragazza, indubbiamente coinvolge, ma la ricostruzione pecca di una certa presunzione e di un pizzico di ingenuità. Si attribuiscono a lei ed alla sua famiglia un tipo di linguaggio, un comportamento sociale ed uno stile di vita che, al momento, sono solo oggetto di ardite speculazioni. Perciò l’A. ci mette molta della sua fantasia, forse troppa per risultare veramente credibile: il romanzo sembra la trasposizione su carta de La guerra del fuoco di J.-J. Annaud, film degli anni ’80, gradevole, ma solo come fiction cinematografica non certo come documentario scientifico.
La narrazione delle vicende di Rose soffre del difetto opposto: si attarda troppo nella descrizione dell’accadimento minuto, del piccolo evento giornaliero, dei bisticci con colleghi e convivente, delle isterie della donna che non sa decidersi tra carriera e ruolo di madre in attesa, delle sue crisi di panico e di quelle depressive in un crescendo che trova il suo acme nella descrizione del travaglio e dei primi giorni post-parto. Quest’ultima parte, che nelle intenzioni dell’A. doveva essere la più intensa e partecipata e nella quale è facile leggere una preponderante componente autobiografica, il flusso narrativo si incarta e si avviluppa. Io, come lettore, mi sono presto stancato ed irritato, non riuscendo a trovare il giusto coinvolgimento nelle vicende di Rose.
Conclusivamente l’Ultima dei Neanderthal è un libro interessante, ma non eccelso. Ha il pregio di trasformare in romanzo avvincente quel poco che sappiamo di questi nostri “cugini di primo grado”, ma avrebbe tratto giovamento da uno stile narrativo più maturo e meno emozionale.
Per finire consentitemi un appunto, forse un po’ pignolo: la Cameron, canadese, nel descrivere l’ambiente in cui agisce Ragazza s’è presa la licenza di raccontare il suo Grande Nord. Cioè non ha tenuto conto che, nel Pleistocene, Europa ed America erano continenti ampiamente separati e le differenze della rispettiva fauna erano già piuttosto marcate: dubito che in Provenza si potessero trovare branchi di caribù (al massimo qualche renna) o che i salmoni risalissero il Rodano dal Mediterraneo dove li aspettavano numerosi i grizzly. Io ho sempre trovato i falsi storici piuttosto sgradevoli. Tuttavia ammetto anche che è un difetto piccolo, con un po’ di astrazione la cosa possa passa presto in secondo piano.

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Lettura consigliata
Consigliato a chi ha letto...
Consigliato a chi vuol provare l'emozione di trovarsi proiettato nel Pleistocene e comprendere, con vivezza e partecipazione, come potesse essere difficile la sopravvivenza all'epoca. Io, personalmente, dopo aver letto il libro mi sono commosso all'idea che, se avevo fame, mi bastava aprire il frigorifero. La parte del libro dedicata alla preistoria è davvero toccante e porta a inviare un muto ringraziamento ai nostri antenati che hanno lottato duramente sino a consentirci le odierne comodità.
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