La battaglia La battaglia

La battaglia

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Steinbeck in questo romanzo narra la storia di uno sciopero di braccianti, del suo fallimento e di uomini che trasformano la propria disperazione in lotta per il riconoscimento dei propri diritti fondamentali. La battaglia, pubblicato nel 1936 e tradotto in Italia da Eugenio Montale nel 1940, fa parte di quei libri che riassumono lo spirito di un’epoca; un’opera amara in cui con uno stile naturalista, ma capace di rendere ragione della congiuntura storica, viene presentata un’immagine atroce, scandalosa ma a tratti acremente poetica del New Deal americano.



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La battaglia 2015-02-01 08:04:52 enricocaramuscio
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enricocaramuscio Opinione inserita da enricocaramuscio    01 Febbraio, 2015
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Una piccola battaglia in una guerra senza tempo

Negli Stati Uniti della grande depressione il periodo dei raccolti è una delle poche opportunità di guadagno per le masse di disoccupati. Così, per la raccolta delle mele, la valle di Torgas viene invasa da una grande quantità di braccianti attirati dalla promessa di un lavoro. Ma una volta fatta giungere questa gente sul posto e dopo aver fatto loro investire ogni centesimo nel viaggio ecco che i padroni annunciano un drastico ribasso dei salari. Prendere o lasciare. Senza più un soldo e senza altra alternativa, queste persone si vedono costrette ad accettare comunque le infide ed inique condizioni poste dai proprietari terrieri. Ma la fatica è sproporzionata rispetto ad un compenso che permette a malapena di mangiare. Le condizioni nei campi sono ai limiti della sopravvivenza, il malcontento cresce, la rabbia aumenta di giorno in giorno finché non esplode trasformandosi in sciopero. A coordinare la sacrosanta rivolta giungono sul posto Mac e Jim, due "Rossi", due persone che senza chiedere nulla in cambio hanno deciso di votare la loro vita alla causa dei lavoratori sfruttati dal sistema capitalistico. La gente come loro viene puntualmente osteggiata, malmenata, messa in cattiva luce in ogni momento da una propaganda di classe guidata da imprenditori, proprietari terrieri, industriali che vedono in loro e nel loro operato un enorme pericolo per la propria posizione dominante. Consapevoli di lottare per una causa persa, i nostri eroi combattono comunque con la forza e la determinazione che solo i grandi ideali sanno dare, cercando di trasmettere questi sentimenti alla massa di operai stanchi e arrabbiati che, senza una guida valida, non saprebbero come incanalare la loro ira. Per Mac e Jim questa è solo una piccola battaglia in una guerra senza tempo né confini allo sfruttamento, alla fame, alla miseria, una guerra che, come possiamo ben vedere, continua ancora oggi in tutto il mondo e che ancora, ad un secolo di distanza dalla pubblicazione di questo libro, vede la gente comune soggiogata e sopraffatta dai grandi capitali, dalla finanza, dalle banche, da una politica connivente, dall’accidia degli stessi sfruttati e dall’incapacità di vedere oltre quello che un’informazione spesso di parte vuol far loro credere. “Mac, come v’ho detto si sente sempre ripetere che i rossi sono gentaglia. Credo che non sia vero, no? Mac schioccò piano con la lingua. “Dipende dal punto di vista. Se voi aveste mille ettari di terreno e un milione di dollari, essi sarebbero dei figli di p… Ma siete solo London, bracciante, ecco che diventano uomini che vogliono aiutarvi a vivere come un uomo e non come un maiale, capite? Ma naturalmente voi sentite i giornali e i giornali son di proprietà di gente che ha le terre e i quattrini, così quella gente è fatta di figli di p… Poi capitate fra noi e vedete che non siamo così. Ora dovete giudicare con la vostra testa, su questo punto.”

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