Narrativa straniera Romanzi Le mezze verità
 

Le mezze verità Le mezze verità

Le mezze verità

Letteratura straniera

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Attraverso la sua scrittura audace e affascinante, in Le mezze verità Elizabeth Jane Howard trascina il lettore in una commedia dalle sfumature noir che è anche un romanzo sulle molteplici declinazioni dell’amore: l’amore coniugale, quello familiare, quello passionale e quello che proprio amore non è. May Browne-Lacey ha da poco sposato in seconde nozze il Colonnello Herbert; entrambi hanno figli dai precedenti matrimoni e vivono in una casa di singolare bruttezza nelle campagne del Surrey, fortemente voluta dall’uomo e acquistata con l’eredità di May. Alice, la figlia di Herbert, si sta per sposare, più per fuggire dal padre che per amore. Il Colonnello non piace nemmeno ai due figli di May, Oliver ed Elizabeth: lo considerano un borioso tiranno che si comporta in modo strano e opprime la madre. Oliver, un ventenne brillante e ironico, abita a Londra, non ha un lavoro stabile e vorrebbe tanto sposare una donna ricca che lo mantenga. Elizabeth, la sorella minore, che nutre un complesso di inferiorità nei suoi confronti, è una ragazza ingenua e sentimentale. Quando quest’ultima decide di trasferirsi a casa del fratello per cercare lavoro, May, rimasta sola nel Surrey con Herbert, inizia a pentirsi amaramente di averlo sposato. Intanto Elizabeth trova lavoro e anche l’amore, Oliver cerca la sua ereditiera mentre si fa mantenere dalla sorella, e Alice, incinta e infelice, vorrebbe scappare di nuovo. In questo sottile ritratto di una famiglia in crisi, ognuno deve fare i conti con una mezza verità che lo tormenta; ma la tragedia è dietro l’angolo e quando arriva spazza via quell’aria di non detto che così a lungo ha gravato sui protagonisti.



Recensione della Redazione QLibri

 
Le mezze verità 2020-02-19 14:02:57 Molly Bloom
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Molly Bloom Opinione inserita da Molly Bloom    19 Febbraio, 2020
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Storie di legami

Questo libro mi ha lasciato molte perplessità, dovute al fatto che non l'ho trovato affatto caratterizzato dagli aggettivi che gli vengono addossati: "scrittura audace, delizioso umorismo, declinazioni dell'amore, saggio, astuto, etc", mi chiedo se ho letto lo stesso libro! Escluso questo dubbio e tenendo presente che c'è un'inevitabile dose di soggezione nell'interpretazione di qualsiasi cosa, libri inclusi, cercherò di esporre la mia di impressione.

Il libro parta di legami affettivi (o che si presumono tali), da quello coniugale a quello fraterno o genitoriale e si propone di approfondirli attraverso i personaggi e le varie situazioni che Elisabeth J. Howard crea.
Premesso che il libro è uscito nel 1969 e che l'autrice ha avuto un'infanzia traumatica oserei dire e una vita in seguito burrascosa, mi sarei aspettata da lei una profondità e saggezza maggiore rispetto a quello che ho incontrato in questo romanzo, pieno di cliché. Certo, qualche perla di saggezza si intravede qua e là e guadagna la fiducia del lettore, ma non possono, da sole, reggere a lungo l'intero romanzo.

"Elisabeth per parte sua scoprì in quel momento che si arriva presto a un punto in cui ogni cosa che si fa o si prova acquista un che di falso; ti sembra di abbracciare o accarezzare un albero anziché una persona; ogni cosa che dici sembra denunciare che non hai capito il problema oppure che non te ne importa."

I personaggi femminili presentano una debole personalità, spesso lasciandosi vittime delle circostanze o sfuggile passando dalla padella alla brace, i personaggi maschili invece, tranne due sui quali ho qualche riserva (Oliver e John) sono meschini, misogini e subdoli. Le situazioni invece che delineano la trama del libro le ho trovate in gran parte inverosimili e con alcuni cliché molto scivolosi, il che da un tocco di futilità e noia al tutto.
Anche la prosa non è delle più brillanti e la cosa che più mi ha lasciato in bianco sono stati i dialoghi mancati. Mi spiego: i dialoghi ci sono e in alcuni spunta fuori anche una leggera, ma molto leggera battuta di spirito, ma quando le cose sembrano prendere una piega interessante e profonda, il dialogo cessa facendo largo a una narrazione riassuntiva in terza persona che elenca gli argomenti (interessanti) successivamente trattati nel dialogo. Un po' una delusione, quasi come una pigrizia dell'autrice a impegnarsi nella costruzione del dialogo, oppure, brutto a dirlo, magari anche incompetenza. A questo punto meglio evitare di andare a toccare certi tasti se poi rimangono lì fini a sé stessi, noi lettori siamo piuttosto attenti ai dettagli. Oltre a questo sono rimasta un po' insoddisfatta anche da come le storie sono state riunite tra loro: mi è mancata una certa armonia e ho avuto l'impressione di leggere un libro abbastanza frammentato. Anche la sfumatura noir della parte finale la si capisce molto prima e l'effetto sorpresa finale viene un po' a scemare. C'è però una scena nelle ultime pagine che ho trovato grottesca e che nella sua "tragicità" diventa quasi comica.

I legami di questo libro sono per lo più legami tossici, sbagliati, se ne salvano solo due: il legame fraterno tra Oliver ed Elisabeth, che si dimostra tenero e costruttivo seppur ha le sue imperfezioni e quello del "vero amore" tra John ed Elisabeth (metto le virgolette a quest'ultimo perché lo considero inverosimile). Tutti gli altri sono legami malati in cui i personaggi si legano a persone chiaramente sbagliate nella speranza di sfuggire la loro condizione insoddisfacente, ma immancabilmente nessuno garantisce loro la salvezza e meno che mai una persona che già in partenza si dimostra inappropriata, così non si fa altro che appesantirsi ancor di più l'esistenza.

Nel complesso è un libro che si fa leggere ma non bisogna avere moltissime aspettative, intrattiene in maniera delicata e anche gradevole ma senza lasciare particolari impronte nel lettore, prevalentemente un libro dal tono triste.

--"Una soluzione provvisoria. E' questo che possiamo essere gli uni per gli altri." E siccome Elisabeth parve ricominciare a piangere, si corresse: "Questo non vale per le persone che si amano davvero."--

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Si per chi vuole una lettura leggera ma non troppo banale, no per chi vuole un po' più di spessore e coerenza.
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Le mezze verità 2020-06-12 18:42:09 68
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68 Opinione inserita da 68    12 Giugno, 2020
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Legami dissolti

Legami misti indirizzano il romanzo a una disfatta personale e famigliare largamente annunciata, le premesse non sembrano portare a niente, gli esiti particolarmente nefasti, ... “ molti misteri, indagati da vicino, rivelano orrori “...
C’è una cerimonia ( di Alice ) infelice nella sua essenza, celebrata per abbandonare l’ ingombrante figura paterna, una donna, May, spentasi nella solitudine e nella stanchezza del secondo matrimonio ( con Herbert ), due figli adulti conviventi ( Elisabeth e Oliver ), opposti attratti reciprocamente affetti da comportamenti adolescenziali, un colonnello, Herbert, vedovo per due volte, gretto, tirchio, un vecchio scemo che si da’ un sacco d’arie, c’è una casa enorme, vecchia, brutta, anonima, situata nella campagna del Surrey.
Qui tutto ha inizio, separazioni volute e necessarie, vite destinate altrove e ad altro, in verità piuttosto evanescenti, prive di amore e condivisione, singolarità che vivono delle proprie manchevolezze e di legami monchi formalizzati, telefonate dovute e inconcludenti, sogni spesso irrealizzati, autodistruttivi o spezzati da un destino cieco.
Il romanzo è costruito attorno a queste pseudo esistenze, protratte strenuamente negli anni e nella sostanza, specchio dei propri protagonisti, nessuno sbocco se non in un immaginario precocemente dissolto da dubbi e certezze poco gratificanti.
Qualche legame affettivo effettivamente tale, protagoniste femminili per lo più sole e affrante, abbandonate a se stesse e ai propri sogni, affette da individualismo, dissolvenza, egoismo, senso di inferiorità, noia ( May, Alice, Elisabeth ), uomini spregiudicati, amorali, traditori ( Herbert ), tronfi e rigidamente anaffettivi ( Leslie ), destinati a grandi cose ma inconcludenti, parassiti, ( Oliver ) e chi pare salvarsi e salvare ( John ) sarà fermato dalla malasorte.
All’ interno di una trama che poco ha da svelare, vivacizzata nelle pagine finali da qualche colpo di scena, passioni e sentimenti sembrano spadroneggiare, insieme a un sistema relazionale intrafamigliare riccamente composito. Ma qui, a dispetto di quello a cui eravamo avvezzi, ripensando alla saga dei Cazalet, i contenuti sono piuttosto flebili, scialbi, le profondità abbandonate, pochi spunti degni di nota, tanti cliché fermi ad una analisi di superficie, pensieri astratti e formalmente scorretti ripetuti sino alla nausea, nessuna vivacità caratterizzante.
Alla fine, il romanzo si riduce a due eventi significativi, imprevedibili e destabilizzanti, velocemente metabolizzati e non particolarmente scuotenti ( per i protagonisti), un vicendevole scambio in attesa di altro, che forse mai arriverà.

...” si scambiarono il genere di occhiata che si scambiavano sempre quando uno dei due diceva qualcosa che all’altro sembrava una sciocchezza. Sapevano entrambi che era una vita affettuosa, ma nessuno dei due aveva l’ intenzione di raccoglierla “....

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