Long Island Long Island

Long Island

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Nella casa di Eilis Lacey, a Long Island, suona il campanello. Alla porta c'è uno sconosciuto, irlandese come lei, che viene a portarle una notizia sconvolgente. La vita di Eilis negli ultimi vent'anni è scorsa piuttosto tranquillamente: i due figli ora adolescenti, Larry e Rosella, il marito idraulico Tony, e nelle casette adiacenti due dei suoi cognati, Enzo e Mauro, con le rispettive famiglie, oltre alla torreggiante suocera Francesca. Una tipica famiglia italo-americana degli anni Settanta, che lavora, mangia, dorme, decide, vive insieme, molto presente e disponibile ma almeno altrettanto voluminosa e invadente. Per quella famiglia, per quell'uomo, Tony Fiorello, vent'anni prima a Enniscorthy, in Irlanda, Eilis ha lasciato un mondo intero: una madre ora anziana che non ha mai accettato la separazione dalla figlia, i tre fratelli che le sono rimasti, Jack, Pat e Martin, dopo la morte dell'amata sorella Rose, l'amica d'infanzia Nancy, e poi quell'uomo, Jim, di cui si era innamorata troppo tardi. Ora le parole dello sconosciuto alla porta la spingono a riconsiderare le sue scelte di allora. Si avvicina l'ottantesimo compleanno di sua madre, è un'ottima occasione per tornare in Irlanda e cambiare aria per un po'. I suoi figli la raggiungeranno a breve e conosceranno quel mondo che scorre loro nelle vene e di cui nulla sanno. A Enniscorthy, Eilis ritrova un modo di vivere, di pensare e di amare che non era sopito in lei. Ritrova gli affetti di un tempo e, con una chiarezza acuita dalla distanza e dal torto subito, percepisce l'insostenibile pressione della famiglia Fiorello. E poi ritrova Jim, che non l'ha dimenticata... Con la tipica cifra stilistica di Colm Tóibín, Long Island riunisce Eilis Lacey ai molti lettori di Brooklyn, raggiungendo nel contempo nuove vette di pathos trattenuto e finezza psicologica lancinante.



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Long Island 2025-07-07 12:52:57 Mian88
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Mian88 Opinione inserita da Mian88    07 Luglio, 2025
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Tra presente, passato, rimpianto e illusioni

– È venuto di nuovo quell’irlandese, – disse Francesca, sedendosi al tavolo della cucina. – Ha bussato a tutte le porte, ma è te che cercava. Gli ho detto che saresti rientrata presto. – Che cosa vuole? – chiese Eilis.
– Ho provato in ogni modo a farmelo dire, ma non c’è stato verso. Ha chiesto di te chiamandoti per nome.
– Sa come mi chiamo?

Colm Tóibín è uno di quegli autori capace di entrare in sintonia con i lettori con pochi e semplici ingredienti. Questo perché, con le sue storie e i suoi personaggi, è in grado di creare mondi fatti di sfaccettature del quotidiano che suscitano senza difficoltà empatia.
“Long Island” torna a parlarci di Eilis Lacey, una delle tante donne di origine irlandese che ha lasciato la madrepatria in cerca di fortuna e con meta il Nuovo Mondo. L’opera altro non è che il naturale seguito di Brooklyn, classe 2019, nonché testo che può essere letto in totale autonomia rispetto al precedente.
Non è mai semplice lasciare la propria casa, non è mai semplice ricominciare dal principio cercando in primis noi stessi. Tra queste pagine ci troviamo circa due decenni dopo da quelle che sono le vicende che abbiamo approfondito in Brooklyn. Eilis è sposata ed è intrappolata in un matrimonio poco felice e dove l’equilibrio matrimoniale viene rotto da un uomo che, come da incipit, svela alla donna del tradimento del marito. Dall’unione extraconiugale di Tony sta per nascere anche un figlio. Tutto crolla per la protagonista. Quest’ultima è una figura già di per sé umiliata dalla famiglia italo-americana di lui, una famiglia invadente e opprimente che la fa sentire anche incompresa. Dove cercare risposta, dunque, se non nel passato?

“Un’altra cosa c’è disse. – Ma non sono sicuro di potertela dire.
– Tra poco me ne devo andare, – disse lei. – Se non me la dici c’è il rischio che diventi un altro rimpianto.
Lui scosse di nuovo la testa. – Certe cose sono private.”

Ed è da qui che ha inizio un viaggio a ritroso, verso Enniscorthy, Irlanda, in cui vive la madre. È tramite questo percorso che Eilis tornerà a guardare a ciò che ha lasciato, ai sentieri che si sono interrotti e a quelli che forse possono essere nuovamente intrapresi.
In “Long Island” siamo davanti a un vero e proprio percorso introspettivo che oscilla tra malinconia, rabbia per le occasioni perdute, desideri inespressi, amori e disincanti, abitudini e sogni.
C’è tanto in questa storia da scoprire e su cui riflettere. L’autore ben intreccia rimpianti e fallimenti, fragilità e realismo ed ancora ben definisce e caratterizza ogni personaggio che agli occhi del lettore è vivido.
Tóibín vuole nuovamente soffermare l’attenzione su quello che è il dramma dell’immigrazione e dell'emigrazione, soprattutto tra gli anni Cinquanta del secolo scorso. È un tema che nel caso specifico viene affrontato in relazione al popolo irlandese ma che in realtà è ancora fortemente attuale e concreto. È forse cambiata la modalità ma non anche le dinamiche e le ragioni. In tutto questo, Eilis altro non è che uno dei tanti volti simbolici che affronta il proprio destino percorrendolo.
Perché alla fine siamo tutti alla ricerca della nostra identità, del nostro essere, delle nostre radici e della nostra appartenenza a un luogo. Questo anche quando da quel luogo siamo staccati con la forza o comunque per non nostra volontà.
Un romanzo con tanto da dire, con tante emozioni e che sa far riflettere. Forse da un lato meno intenso di Brooklyn ma molto più maturo e introspettivo.

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Long Island 2025-02-14 07:05:13 68
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68 Opinione inserita da 68    14 Febbraio, 2025
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Attesa e rimpianto

Un uomo alla propria porta, rivelazione inconcepibile e concreta minaccia a una vita famigliare da rivisitare completamente, fragile, insostenibile, sospesa, forse cambiata per sempre.
A Eilis, irlandese sposata da vent’anni anni e residente a Long Island, un marito di origine italiana ( Tony ), due figli ( Rosella e Larry), arrabbiata, ferita, vilipesa, non resta che affrontare l’ inaffrontabile nella speranza di trattenere ciò che sente appartenerle, un viaggio nella propria terra d’ origine per festeggiare l’ ottantesimo compleanno della madre in attesa dei propri figli.
Un ritorno al passato nella disillusione del presente, che sia un nuovo inizio, la prosecuzione di quello che fu, un flusso insperato di ricordi e rimpianti, difficile dirlo.
Nella terra d’ Irlanda riabbraccia la madre, con la quale ha mantenuto rapporti epistolari, i fratelli, Nancy, ex amica del cuore, e ritrova Jim, un coetaneo con il quale vent’anni prima aveva vissuto un’ intensa storia d’ amore prima di tornarsene dal marito di cui lui ignorava l’ esistenza.
Oggi probabilmente tutto è cambiato, vita, condizioni, persone, sentimenti, Jim paradossalmente vive una relazione con Nancy, tuttora nascosta alla comunità e destinata a uno sbocco matrimoniale, giorni che scorrono tra passato e presente, il futuro da definire.
Eilis rivisita una dimora sentimentale che ritrova lentamente, momenti sospesi, perduti, lontana da una famiglia patriarcale devota a se stessa che non ha mai riconosciuto e rispettato il suo spirito irlandese, che comunque le manca, un luogo tutto per se’ che la riavvicini a se’, alle proprie origini, a un amore che poteva essere altro, a una scelta obbligata, a quello che è stato.
Anche Jim attraversa la turbolenza di una routine apparente, un passato di inspiegabili e improvvise menomazioni, abbandonato da due donne, ciascuna per motivi diversi, e, a differenza loro lui non ha saputo reagire, un tempo nel quale avrebbe seguito Eilis ovunque, persino in America, umiliato dalla sua partenza, rimasto solo con le sue storie.
Nancy, a sua volta, è desiderosa di ricostruirsi una vita dopo tante sofferenze, consapevole che tutto per lei sarebbe potuto andare diversamente, se il marito George non fosse morto, se Eilis non fosse partita per l’ America e avesse sposato Jim.
E c’è chi ha vissuto vent’anni separata da una parte di se’ e oggi vorrebbe ricominciare altrove.
Intrecci, fallimenti, rimpianti, fragilità esposte, una commedia di relazioni famigliari che ricorda la connazionale Catherine Dunne, meno poetica e più romanzata.
Sentimenti sospesi, complessi, rilasciati, quanto il bisogno d’ amore determina un caos affettivo-relazionale, la rivisitazione di un passato tronco, riassaporando ciò che si credeva perso, frammenti di felicità destinati a fine certa, sperando nell’ improbabile, affidandosi ai sentimenti, esposti ai desideri altrui?
Quanto il passato è presente, i rimpianti ci toccano, le responsabilità ci appartengono, sovrastati dalla complessità, dai sensi di colpa in una vita che poteva essere altro?
In una confluenza di anime sole, svuotate, perse, un vortice turbolento di accadimenti riporta a uno stato di attesa, di un fragore cangiante, di una resa dei conti, di un ritorno all’ ovvio.
Nel frattempo c’è chi resta nell’ ombra …

…si appoggiò al muro e chiuse gli occhi. Forse l’ indomani avrebbe avuto una qualche idea di cosa fare. Ma per il momento avrebbe aspettato lì, senza fare niente. Avrebbe ascoltato il proprio respiro pronto ad aprire la porta a mezzanotte, quando arrivava Nancy. Ecco che cosa avrebbe fatto…

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