Narrativa straniera Romanzi Nessuno scrive al colonnello
 

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Nessuno scrive al colonnello

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"Nessuno scrive al colonnello" costituisce un prezioso tassello di quel ciclo di Macondo che troverà la sua grande sintesi in "Cent'anni di solitudine". Il vecchio militare in attesa da quindici anni di una pensione che non arriva mai e che sacrifica persino i magri pasti per allevare un gallo da combattimento da cui si aspetta scommesse e guadagni, appartiene alla galleria di ritratti maschili di cui è ricco l'universo di Macondo. La sua semplicità ne fa uno tra i più riusciti personaggi dello scrittore.



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Nessuno scrive al colonnello 2021-08-28 05:54:27 enricocaramuscio
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enricocaramuscio Opinione inserita da enricocaramuscio    28 Agosto, 2021
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L'illusione alimenta

Le illusioni non si mettono a tavola, non pagano i conti, non gonfiano i portafogli. Eppure cosa sarebbe la vita senza sogni, senza speranze, senza l'eterna attesa di quell'evento capace di stravolgere in meglio l'esistenza? A casa del Colonnello non passa giorno in cui le illusioni non vengano messe sul banco degli imputati. Da una parte l'accusa: "l'illusione non si mangia" afferma la moglie, spossata da un'asma nervosa, stanca di vendere i pochi oggetti che arredano la casa per comprare lo stretto indispensabile per vivere, di sentire l'ipoteca gravare pesantemente sulle loro teste, di essere aggredita dai morsi della fame mentre mette "a cuocere i sassi per far sì che i vicini non sappiano che da molti giorni non abbiamo niente da mettere in pentola". Dall'altra la difesa: "non si mangia, ma alimenta" ribatte l'uomo che ha lottato al fianco del leggendario Aureliano Buendia e che da quindici anni attende, ogni venerdì, puntuale, inesorabile, granitico, la lettera che affermi il riconoscimento della sua pensione di guerra. Ma puntuale, inesorabile, granitico, ogni venerdì l'impiegato gli fa sapere che non c'è posta per lui, che dovrà riprovare il venerdì successivo, che "nessuno scrive al colonnello". Ma l'ennesima delusione non scalfisce la speranza del veterano, che torna dalla consorte sicuro che ci sarà da aspettare soltanto un'altra settimana. Una volta a casa si dedica alle cure dell'altra sua illusione, il gallo: un bellissimo e maestoso esemplare da combattimento lasciato in eredità dal figlio Augustìn, sarto, appassionato di combattimenti, oppositore clandestino della dittatura colombiana crivellato di colpi proprio a causa della sua attività sovversiva. Nell'aitante pennuto il Colonnello ripone la certezza di esaltanti e remunerativi successi che possano tamponare la disastrosa situazione economica, in attesa dell'agognata pensione. Intanto però l'animale è una bocca in più da sfamare, anzi spesso ha la precedenza sull'anziana coppia, finché la domanda che era nell'aria da tanto, troppo tempo, non viene alla luce: vale la pena continuare a nutrirlo per seguire una chimera oppure è meglio venderlo per eliminare questa sorta di tassa piumata e guadagnare qualcosa per tirare avanti ancora qualche mese? Sullo sfondo una Colombia gravata dal peso della dittatura, dove a fame, miseria, assenza di opportunità si aggiungono coprifuoco, censura, propaganda e soppressione dell'opposizione, in un autunno piovoso, umido, grigio come un futuro senza speranza. E allora, in una situazione come questa, in cui nubi plumbee coprono il cielo e offuscano l'avvenire, è il caso di abbandonare anche l'ultimo barlume di illusione? “Il colonnello capì che quarant’anni di vita in comune, di fame in comune, di sofferenze in comune, non gli erano stati sufficienti per conoscere sua moglie. Sentì che qualcosa era invecchiato anche nell’amore.”

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Nessuno scrive al colonnello 2020-05-20 09:41:52 C.U.B.
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C.U.B. Opinione inserita da C.U.B.    20 Mag, 2020
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Aspetta e spera

Ignora quale sarà l’esito nefasto, ma confida paziente e fiducioso aggrappandosi ad un’illusione. Per quindici lunghi anni il vecchio colonnello si reca ogni venerdì ad attendere il battello con il carico postale, certo che prima o poi riceverà quell’avviso della pensione per la guerra civile di cui tutti ormai si sono dimenticati, anche lo Stato sudamericano.
Allarga le braccia l’impiegato postale, Nessuno scrive al colonnello.
Nel frattempo, la moglie cuce camicie da arlecchino assemblando abiti consunti, sopporta la malattia che diviene agonia e la fame è una morsa che stringe lo stomaco, sotto quel sottile strato di zuppa di grano rubato al gallo. Il bel gallo da combattimento che un giorno con le sue vittorie porterà il benessere a casa, illusione tra le illusioni, un becco da sfamare che toglie briciole alle bocche vuote.

Un romanzo breve che lascia tanta amarezza mentre la miseria erode ogni supporto e la pazienza libera il terreno dai vecchi calcinacci, per fare spazio ai nuovi. Chi ha aspettato tanto può aspettare ancora, sostiene il colonnello.

Piove adagio e ininterrottamente, quella pioggia che è entrata nella testa allagando ogni angolo di Macondo e mi fa venire i brividi di gioia perché è il Caribe che sta nelle pagine di Garcia Marquez e da nessuna altra parte al mondo, nessuna.

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Nessuno scrive al colonnello 2015-07-29 08:29:23 sonia fascendini
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sonia fascendini Opinione inserita da sonia fascendini    29 Luglio, 2015
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Minestra di sassi

Non credo che sopporterei un marito del genere, ma da lettrice questo colonnello mi è piaciuto molto. Dignitsdo, tenace, con la speranza che le cose si aggiustino nonostante tutto. Così eccolo che da quindici anni tutti i venerdì si reca in posta aspettando la lettera che lo informa di aver ricevuto finalmente la pensione. Probabilmente un pò quello che aspetta molti di noi. Forse noi saremo troppo disillusi perfino per recarci in posta.
I suoi problemi però sono anche altri: anziano, con una moglie che soffre di asma, vive nella più completa indigenza. Oltre all'attesa della pensione l'unico altro appiglio a cui è agganciato il suo futuro è un gallo da cambattimento ereditato dal figlio appena morto. Troppo costoso da mantenere, ma troppo doloroso disfarsene.
Questo romanzo breve ci offre uno spaccato del sudamerica della metà del novecento. Censura politica e religiosa e povertà. In entrambi i casi alla fine ci si trova a nascondere qualcosa: le idee nel primo caso, e la propria condizione nel secondo. Di fondo c'è sempre un certo pudore nello svelare agli altri quanto siano misere le condizioni di quelle povere case, dove si arriva a far bollire dei sassi, in questo modo i vicini credono che ci sia qualcosa sulla tavola.
Credo che il finale di questo libro, con un crudo dialogo tra moglie e marito, sintetizzi bene quanto la caprbietà e l'amor proprio possano a lungo andare portare più danni che benefici. Ma del resto se sono le uniche cose rimaste è bene tenersele strette.
Scritto in modo scorrevole, questo volume è ricco di sfumature, con descrizioni accurate dei personaggi che lo rende adatto sia a chi voglia trascorrere qualche ora con un volumetto simpatico, sia a chi abbia voglia di trovare degli spunti su cui riflettree.
Anche se il romanzo risale al 1957, con i dovuti aggiornamenti di tipo tecnologico, trovo che potrebbe ben adattarsi anche a due pensionati dei nostri giorni.

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Nessuno scrive al colonnello 2013-07-13 06:32:45 Pia Sgarbossa
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Pia Sgarbossa Opinione inserita da Pia Sgarbossa    13 Luglio, 2013
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PIA ILLUSIONE ...

Ci pensate mai alla pensione? Vorreste già percepirla e pensare solo a godervi la vita?
Beh...io no; vedo ancora lungo il cammino che mi porterà...se mi porterà...ad essa.
Ma ascolto le colleghe amareggiate e sconsolate che si son viste slittare di alcuni anni la pensione e la devono aspettare... E se quest'attesa si dovesse protrarre per tanti anni ancora?
E' proprio questo che accade al protagonista, un colonnello appunto già in pensione.
Lui e la moglie vivono settimana dopo settimana il dramma e l'agonia dell'attesa...che sembra non finire mai.
Massima semplicità, povertà, assoluta accettazione e rassegnazione , sono le principali connotazioni di questo racconto.
Siamo in America Latina, un ambiente che secondo la descrizione di vita si rivela essere lontano come mentalità dal mio, dove prevale l'inazione e l'attesa fiduciosa e apatica del destino...mentre io ho sempre perseguito il motto "Aiutati che il ciel t'aiuta".
Fa tenerezza seguire la vita di questi due vecchi e malandati coniugi, il cui amore è ormai invecchiato, ma che si è elevato al sentimento più elevato dell'amicizia, insaporito da piccoli e simpatici dettagli di attenzione l'uno verso l'altro...e che mi fanno pensare ai miei genitori ormai anziani.
Ogni gesto assume un aspetto trascendentale...ogni vissuto acquista un'importanza e una consapevolezza totale e impressionante.
Si osservano, si ascoltano, si rivedono, si sfogano,si sostengono...ora prevale l'uno ...ora prevale l'altro.
La donna in particolare può vantare e sfoggiare un talento invidiabile ( che anche mia madre ha... ) ; lei sa fare e disfare tutto con gran abilità e questa capacità aiuta entrambi a sopravvivere con maggior dignità la loro grande povertà...
L'unica speranza a cui possono aggrapparsi consiste in un gallo, che era appartenuto a loro figlio.
Questo libro mi ha conquistato per la grande semplicità di cose e di sentimenti...per farmi arrivare ad una conclusione, che è la più facile e sconvolgente conclusione...talmente facile...da non riuscire a prevederla.
Mi auguro che anche voi, amici lettori, riusciate a cogliere questi messaggi semplici , in apparenza a noi lontani ma disarmanti... e così veri !
Buona lettura!

Pia

@MIRKO: grazie per la dritta...avevi ragione!

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A chi sa apprezzare la semplicità delle piccole cose.
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Nessuno scrive al colonnello 2013-06-05 06:28:28 Mephixto
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Mephixto Opinione inserita da Mephixto    05 Giugno, 2013
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Un colonnello ZEN

Un prezioso racconto breve, che tratteggia un personaggio indimenticabile.
A tratti toccante a tratti divertente. Si legge d’un fiato, in poche pagine si vive la solitudine: tema ricorrente nei testi del maestro; la speranza e la tenacia di questo Colonello in pensione, che diede tutto per la patria, ma la patria a lui ? Accompagna, in questo sogno di sventura, la sua comprensiva, risoluta e fedele moglie; anche lei indimenticabile.
Non mancano i riferimenti ad Aureliano Buendia, e del suo armistizio pagato a caro prezzo; e di cui il buon Colonello è vittima. Vittima di questa pensione che non arriva, ma che immancabilmente si ostina ad andare a riceverla,di un gallo da combattimento che deve nutrire e di un stato che lo ha dimenticato, vittima di quarant’anni di stenti, vittima della vita e della mala ora, vittima dei tormenti dell’età dei dolori di una vita che lo ha consumato in un attesa infinita . Ma nonostante tutto questo la sua dignità, perseveranza e devozione, alla causa, lo elevano ad un rispetto ed una ammirazione profondoa da parte di tutti gli abitanti. Marquez in questo racconto si dedica esclusivamente al protagonista, rendendo le sue vicende toccanti. Un rapporto coniugale vero e dal sapore antico dove ancora si respira il “fin che morte non ci separi” e dove si affronta la vita assieme nonostante tutto.
Ogni pagina è un piccolo gioiello.
Riuscirà il nostro reduce a far combattere il suo gallo ?
a guarire dei funghi nella sua pancia ?
a ricevere la meritata pensione ?
Questo racconto è come i sogni del mattino: vividi e intensi, ma quando ti svegli ti lasciano quel sapore di malinconia che svanisce solo dopo il caffè. E alle volte nemmeno dopo quello…

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