Narrativa straniera Romanzi Non buttiamoci giù
 

Non buttiamoci giù Non buttiamoci giù

Non buttiamoci giù

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La notte di Capodanno, in cima a un palazzo di Londra, si incontrano per caso quattro sconosciuti. Non hanno nulla in comune, tranne l’intenzione di buttarsi giù, ognuno per i suoi buoni motivi. Dopo una discussione accesa e stralunata i quattro aspiranti suicidi finiscono per scendere dal tetto, ma per le scale, e imprevedibilmente tutti insieme, uniti da un’intima complicità impensabile fino a qualche ora prima. Poiché nello scenario incerto che ora si apre loro, il compito non facile di ricominciare a vivere dovrà essere affrontato, inevitabilmente, all’interno di un’improvvisata ed eterogenea comunità.



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Non buttiamoci giù 2021-06-21 11:45:13 Mian88
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Mian88 Opinione inserita da Mian88    21 Giugno, 2021
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Saltiamo?

«Ricordo di avere pensato che era un momento strano per scoprirlo, proprio l’ultima sera della mia vita; dopo averla passata tutta quanta, la vita, con addosso la paura di tutto.»

Quattro illustri sconosciuti. Quattro illustri sconosciuti che in quella notte dell’ultimo dell’anno si ritrovano su quel tetto della Casa dei Suicidi pronti a fare quel salto. Ciascuno con un suo perché, ciascuno con una propria solitudine, ciascuno con una specifica ragione che lo conduce a desiderare di interrompere quella vita fatta di tradimenti, gelosie, prigionia, illusioni, sconforto.
E conosciamo Martin, ex star della televisione, caduto dalle alte vette del successo per una storia di sesso con una minorenne alla quale non ha saputo resistere. Jess, lasciata dal fidanzato verso il quale nutre manie ossessive-compulsive vive in una famiglia assente, agiata, ed economicamente forte ma che tuttavia non ha mai superato il lutto per l’altra figlia morta e da qui l’odio e l’astio verso tutto quel che è cultura ivi compreso il lessico forbito detestato con quella forza paragonabile all’astio razziale verso il diverso. Maureen, ancora, è una madre sola che si è sempre occupa di quel figlio Matt, affetto da una malattia invalidante che ha invalidato anche la sua vita sino a portarla al credere di non farcela più. Infine, ultimo protagonista, JJ, colui che sognava la fama musicale ma che invece si ritrova a essere fattorino di pizze al domicilio.
Quattro volti, quattro storie tra loro completamente diverse, quattro sconosciuti che sono pronti a saltare ma che eppure si fanno una promessa tanto da decidere di attendere un tempo prestabilito prima di compiere il salto. Quattro volti, quattro storie tra loro completamente diverse, quattro sconosciuti che sono pronti a saltare che iniziano a rispecchiarsi l’uno nell’altra riscoprendosi, forse, non più così soli.

«Capisci che non stai andando bene quando non puoi raccontare agli altri i fatti più semplici della tua via, solo perché si immaginerebbero che gli stai chiedendo pietà. Secondo me è per questo che una si sente così lontana da tutti, alla fine: qualunque cosa pensi di dirgli, finisce sempre che li fa star male.»

Novanta giorni, il tempo limite concesso per metabolizzare l’idea del suicidio ed eventualmente compierlo, novanta giorni in cui il quartetto potrà guardarsi dentro ma anche vivere una nuova esperienza di condivisione. Un legame, quello che nasce, che sorprende per primi gli stessi protagonisti ma che riesce a condurre per mano i lettori e a portarli, a loro volta, a porsi domande, a cercare risposte.
Tra disillusione per vita e amore (JJ), sconforto, inadeguatezza ed esaurimento (Maureen), ricerca e voglia di esistere (Jess), desiderio di una seconda possibilità e di rinascita mixato a gran senso dell’humor e ironia (Martin), ha inizio un viaggio volto a ricostruire, ricucire, ripartire, svegliare. Imparando a osservare, ascoltare, leggersi nell’animo. Imparando a darsi una seconda occasione. Imparando a guardare al domani, un domani che potrà stupire e sorprendere.
Un romanzo che è la perfetta fotografia della società del tempo, che è un incitamento al provare e al non demordere, a esistere e non soltanto sopravvivere. Scritto con una penna che muta a seconda della voce narrante e dunque conformandosi al personaggio al punto da renderlo ancora più concreto e veritiero, “Non buttiamoci giù” è un libro che chiama e coccola tra le sue pagine non deludendo le aspettative né degli amanti dell’autore che non.

«Passiamo tutti tanto tempo senza dire cosa vogliamo perché sappiamo di non poterlo avere. E perché sembrano robe rozze, o ingrate, o sleali o infantili, o stupide. O anche perché siamo talmente disperati da fingere che le cose siano come devono essere, e sembra una mossa falsa per confessare a noi stessi che non lo sono. Su, forza, sputa cosa vuoi. “Vorrei non averlo mai sposato.” “Vorrei che fosse ancora viva.” “Vorrei non avere mai fatto dei figli con lei.” “Vorrei avere una barcata di soldi.” “Vorrei che tutti gli albanesi tornassero nella loro Albania di merda.” Qualunque cosa sia, dilla a te stesso. La verità ti renderà libero. Oppure ti beccherai un pugno sul muso. Sopravvivere a qualsiasi vita tu stia vivendo significa mentire, e l’inganno corrode l’anima: quindi, almeno per un minuto, molla le bugie.»

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Non buttiamoci giù 2018-01-13 22:38:36 68
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68 Opinione inserita da 68    14 Gennaio, 2018
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Salto o rivisitazione ?

Un Capodanno come tanti ma non proprio. Quattro sconosciuti si incontrano e si scontrano per caso in cima alla Casa dei Suicidi, desiderosi di farla finita per sempre.
Non si conoscono, ignorano desideri e dolori altrui ( se non in quel momento ), una sola certezza , vite sfuggite al proprio controllo, irriguardose e modeste, costruite su tradimenti, solitudine, prigionia, noncuranza, figlie di una disillusione acclarata ad accomunare esperienze del tutto ( ma non proprio ) diverse.
Martin, star televisiva, assaggiata la galera per una storia di sesso con una minorenne, ha abbandonato la famiglia, Jess è stata mollata dal fidanzato, ha una famiglia assente ed affranta della misteriosa scomparsa della sorella, Maureen è una madre sola che ha trascorso ogni istante della propria vita al capezzale del figlio Matt, affetto da una malattia invalidante, JJ ha riposto da tempo il proprio auspicato ingresso nella popolarità musicale ritrovandosi a consegnare pizze a domicilio.
Le loro vite sono tramontate definitivamente in quel preciso istante, su quell’ ultimo piano, nessuna alternativa o via di fuga, sospinti da una pulsione irrefrenabile verso un gesto estremo e poco consolatorio.
Ciascuno pare essere pronto, ma improvvisamente, specchiandosi nell’ altro, non si riconosce se non riappropriandosi della speranza di evitargli una fine anche propria.
È l’ inizio di altro, e 90 giorni ( tempo limite per metabolizzare ed evitare l’ idea del suicidio ) di introspezione e condivisione, una terapia di gruppo per anime solitarie, il tempo necessario per scongiurare eccessi smodati, leggersi dentro e ritrovare se stessi, rimuovendo il passato nefasto.
Un rapporto, il loro, che parrebbe impossibile, figli di generazioni e classi sociali diverse con caratteri, gusti e linguaggi inconciliabili oltre che motivazioni contrapposte.
In questo viaggio psico emozionale, tra turpiloquio protratto e molesto ( Jess) ed una cinica ironia sdrammatizzante ( Martin ), un senso di inadeguatezza ed esaurimento ( Maureen ) ed una completa disillusione per vita ed amore ( JJ ), c’è ancora una possibilità ed un punto di incontro, che la vita riservi a ciascuno un senso ritrovato ed un fine negato o solo interrotto.
Qualcosa da tempo si è rotto, stentano a riconoscerlo o ne negano l’ evidenza, da tempo smarriti, anestetizzati, inconsapevoli, chi avendo inseguito desideri fuorvianti, chi fagocitato dalla celebrità, chi sommerso dal dolore famigliare e da un perbenismo nauseabondo, chi troppo idealista o soffocato da una quotidianità muta e da uno stillicidio di una vita non vita.
Ed allora che cosa rimane? Un vago ricordo, attimi di felicità, progetti interrotti, un vuoto esistenziale ormai scoperchiato e manifesto. Ciascuno, come sovente accade, ha elevato il proprio mondo a regola generale, ha fatto di se’ una vittima sacrificale, puntando il dito contro un nemico spesso invisibile, il proprio io.
L’ osservare e l’entrare nella pelle altrui, il confronto anche aspro con il diverso, il leggersi dentro, riconsegneranno senso e consapevolezza.
Un romanzo che insegue e ben rappresenta velocità, azione, turpiloquio, cinismo e superficialità emozionale, ( tratti tipici dell’ autore ), figli dei vizi ormai acquisiti di una contemporaneità un po’ schizofrenica, maldestra e poco pensante, ma anche il dolore della perdita, la paura della solitudine, una introspezione non banalizzata, per ritrovare, sull’ orlo del baratro, la possibilità di una rivisitazione con annessa redenzione.
Una domanda ed un dubbio, con vista sull’ oggi: che ormai sia troppo tardi?

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Non buttiamoci giù 2014-08-27 13:39:34 laguby
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Opinione inserita da laguby    27 Agosto, 2014

Saltare o non saltare: questo è il problema

Ne hanno tratto anche un film, la cui programmazione nelle sale cinematografiche è stata piuttosto breve. Ma il libro di Hornby, di cui abbiamo conosciuto la grazia a l’ironia in tanti precedenti lavori (About a boy, per citare quello probabilmente più famoso), merita di essere letto.
L’ultima notte dell’anno quattro sconosciuti si incontrano per caso sulla terrazza della “casa dei suicidi” con l’intenzione, appunto, di buttarsi giù. Decidono di stringere una specie di patto ...
Non è affatto un libro cupo, ma dotato di garbo e di un certo umorismo inglese.
Il linguaggio è scorrevole e, cosa che mi ha favorevolmente colpita, adattato su ogni singolo personaggio: così Martin, l’uomo-tv, è snob e contraddittorio; Jess ragazzina ribelle utilizza espressioni volgari; di maureen si intuisce la povertà persino da come parla e il musicista JJ cita frasi dalle canzoni preferite.
La soluzione che i quattro adottano, e il finale del libro, possono apparire banali o scontati: non è così, a mio avviso, perché nelle vicende della vita ci muoviamo tutti un po’ a tentoni.
Quello che conta è aver qualcuno vicino...

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Non buttiamoci giù 2013-03-28 12:57:36 ChiaraLotus
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ChiaraLotus Opinione inserita da ChiaraLotus    28 Marzo, 2013
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La ruota che gira

Se tutte le persone applicassero nella propria vita ciò che questo libro – pur nella sua leggerezza – si propone di insegnare, vivere diventerebbe per tutti più facile.
Lo spunto, infatti, è originalissimo: quattro sconosciuti si incontrano su un tetto in procinto di suicidarsi e, dopo aver raccontato le proprie storie, decidono di rinunciare al proposito.
Le scale vengono scese portando nel cuore una promessa: donarsi aiuto reciproco per riuscire finalmente a superare le difficoltà – apparentemente insormontabili – delle loro ordinarie vite.
Il risultato di questo strano sodalizio è semplicemente esilarante. La storia, raccontata alternando di volta in volta i vari punti di vista, fa sorridere il lettore.
All’interno dei romanzi, la figura del “medioman” fa sempre un certo effetto. E qui ne abbiamo quattro. Quattro sfigati senza cognizione di causa, indipendentemente dal conto in banca, dallo status sociale o familiare, dal genere e dalle altre variabili socio-economiche.
Maureen, che ha fatto sesso una volta in vita sua, e si è trovata un figlio paralizzato.
Martin, incastrato da una ragazzetta smaniosa di diventare donna.
Jesse, che considera il suicidio un atto di ribellione degno dei più grandi poeti maledetti.
E infine JJ, che dopo aver perso il gruppo rock e la fidanzata, inventa una grave malattia per giustificare, agli occhi dei nuovi amici, la sua decisione di suicidarsi: dopo aver ascoltato le loro storie, non ritiene le proprie sventure abbastanza serie.
Sono quattro sfigati paralizzati nell’incapacità di cambiare.
Ma sono quattro sfigati che, unendo le loro forze, riusciranno a dare una bella sistemata al proprio sistema di valori, a cambiare le carte sul tavolo del destino o – molto più semplicemente – a sciogliere quei nodi che li tenevano imbrigliati in una vita completamente priva di amor proprio.
Le situazioni, nella vita di una persona, in fondo evolvono continuamente. Come dice lo stesso Nick Hornby, la ruota sembra ferma, ma gira. E l’unica cosa che un essere umano può fare per essere sereno è dare il proprio contributo a questo eterno movimento.

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Non buttiamoci giù 2012-12-27 15:25:18 Cicchinelli
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Cicchinelli Opinione inserita da Cicchinelli    27 Dicembre, 2012
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Molto piacevole!

E' un libro che mi è stato consigliato e che ho finito di leggere. La lettura è stata piacevole. Inizialmente sono rimasto un po' spaventato da una narrazione che si svolte di volta in volta seguendo il punto di vista di uno dei quattro personaggi. Questo elemento è realizzato con una certa eleganza ed originalità e lascia personalmente apprezzare una vicenda non banale e sufficientemente introspettiva relativamente ai protagonisti, quale quella del loro tentato suicidio. Le riflessioni delle figure le rappresentano in modo squisito: non sono mai sciocche e rimandano sempre a speculazioni personali. Le personalità che si confrontano sul tema non sono né simili né opposte, ma piuttosto selezionate a caso, pescando motivazioni più o meno valide per porre fine alla propria esistenza. E' nel complesso una lettura veloce, leggera e divertente che non pretende nulla di esagerato.

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Non buttiamoci giù 2012-05-05 17:17:16 Pelizzari
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Pelizzari Opinione inserita da Pelizzari    05 Mag, 2012
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Flussi di coscienze in crisi

Nella notte del 31 dicembre, su un altissimo grattacielo londinese, ci sono 4 persone, sconfitte dalla vita, che decidono di farla finita: un presentatore televisivo in crisi matrimonial; una donna disperata, senza lavoro e senza marito, con un figlio autistico; una ragazzina quindicenne sedotta e lasciata dal ragazzo; un musicista americano fallito e abbandonato dalla ragazza. Si incontrano su quel tetto per caso, è un incontro di anime, e l'inizio del romanzo. Si raccontano. Si aprono. Si scoprono. Lo stile è caratteristico: c'è molto umorismo in questa scrittura gesticolante, c'è molto coinvolgimento del lettore, c'è un sarcasmo ben temperato, c'è molta trasparenza, come un filo diretto tra il lettore e i protagonisti, senza che si avverta il filtro dello scrittore. Il romanzo è costruito sullo stretto alternarsi dei flussi di coscienza dei 4 protagonisti finchè diventa un mormorio ininterrotto, le 4 voci si mescolano e confondono. Grottesco, reale, assurdo, originale, tragicomico.

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Non buttiamoci giù 2010-08-30 20:25:34 Debs
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Debs Opinione inserita da Debs    30 Agosto, 2010
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Tragicomico

Titolo del commento accuratamente scelto. Horby affronta delle situazioni drammatiche, attraverso la vita dei protagonisti, in modo fresco e leggero, riuscendo ad estorcere al lettore un sorriso, anche se talora amaro. La lettura scivola bene anche se comunque non regala forti emozioni. Leggibile ma non eccezionale.

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