Narrativa straniera Romanzi Non ci sono solo le arance
 

Non ci sono solo le arance Non ci sono solo le arance

Non ci sono solo le arance

Letteratura straniera

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In una cittadina della provincia inglese, presso una famiglia bigotta che l'ha adottata, Jeanette vive la sua "diversità" che la spinge ad amare una coetanea senza alcuna malizia. Ma la gente si chiede: sfortunata vittima o creatura malvagia? Il primo romanzo della Winterson, al quale è stato assegnato il prestigioso premio letterario Whitebread Award.



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Non ci sono solo le arance 2013-04-04 21:05:04 marinablu
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marinablu Opinione inserita da marinablu    04 Aprile, 2013
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OVERDOSE DI VITAMINA C

Sembrerebbe quasi autobiografico questo romanzo che parla di una piccola Jeanette adottata da una famiglia molto religiosa dove abbiamo la presenza una madre ingombrante, ossessiva che cresce la figlia all’interno di una cupola immaginaria fatta di canti liturgici, indovinelli sulla Bibbia e “arance”, che pur di proteggere la figlia della contaminazione peccaminosa la manderà a scuola molto più tardi rispetto a tutti gli altri bambini.
Jeanette ha una “forzata vocazione” per diventare missionaria di Dio e qualsiasi problema, dubbio o incertezza si risolve mangiando un po’ di arance perché così come la mamma insegna “non c’è nulla come le arance”.
Cresce in una comunità bigotta, dove il Diavolo è ovunque e può manifestarsi in chiunque e in qualsiasi forma….. e infatti durante il periodo della sua adolescenza sarà proprio Jeanette a essere posseduta dal demonio quando per la prima volta incontra l’amore e per lei è un amore puro e semplice. Avete presente quella forma di amore libero e incontaminato, senza malizia tipico dell’adolescenza, quando ami ma non sei sicura che ciò che provi si chiami amore? Ecco, proprio quello!….. Allora di fronte alla reazione sconvolta della madre e dell’intera comunità Jeanette con una semplicità unica si pone una domanda: “Ma come è possibile che l’amore sia opera del diavolo?” Tutto dipendeva dal fatto che le piacevano le persone sbagliate. Per carità! Persone in realtà degnissime sotto ogni aspetto, salvo che per un piccolo particolare: l’amore per un’altra donna era peccato! E cosa c’è di più efficace di un esorcismo, di rinchiuderla in una stanza buia e senza cibo per indebolire i demoni che hanno preso possesso della povera Jeanette?! …E poi ovviamente quando ormai è affamata e debilitata arriva la madre con un cesto di arance e tutta torna come prima!!! Di fronte a questo assurdo, psicologicamente violento e incomprensibile fanatismo Jeanette non riconosce più nessuno, non riconosce la madre, non riconosce tutte quelle persone che da sempre hanno fatto parte della sua vita, in tutto ciò non riconosce e non riesce a vedere neanche quel Dio che ama tanto e a cui non vuole rinunciare, ma in fondo non può rinunciare neanche a se stessa.
Sarà proprio un’impresa ardua per Jeanette affrontare un percorso interiore per trovare se stessa, per rispettarsi e farsi rispettare per quello che è, per scoprire che ci sono varie forme d’amore e quindi per ritornare al titolo “non ci sono solo le arance”!!!
Per rafforzare l’immagine religiosa della protagonista questo romanzo è diviso in capitoli che riportano il nome di alcuni libri del Vecchio Testamento, durante tutto il percorso di crescita di Jeanette anche il modo di esporre i fatti cambia, si inizia con il linguaggio semplice di una bambina, passando a un registro più ostinato e ribelle fino ad arrivare alle riflessioni profonde e strutturate di una donna adulta. Una leggera ironia tipicamente inglese permette, ogni tanto, durante la lettura l’accenno di un sorriso, nonostante tratti temi piuttosto importanti è scritto con estrema semplicità e leggerezza, non c’è mai rancore nelle parole di Jeanette, caso mai c’è stupore, persino nei momenti più duri lei non condanna e non giudica nessuno accetta la realtà e le persone per quelle che sono, senza volerle convincere e plasmare al proprio volere.
E’ piacevole inoltre che il racconto sia intervallato con accenni a personaggi leggendari che magicamente rivivono in chiave pseudo-moderna le vicende che vive la protagonista.
Una piccola perla è il capitolo di Deuteronomio, di fronte all’incapacità altrui di accettare la realtà dei fatti e quindi di fronte alla negazione, al voler far finta che certe situazioni non esistano, Jeanette arriva a una riflessione ahimè, in alcuni casi, tristemente vera: “La gente non ha mai avuto troppi problemi a cancellare il passato quando dava troppo fastidio. La carne brucia, la foto bruciano e la memoria cos’è? Nient’altro che il vaneggiamento di stolti che non vogliono convincersi della necessità di dimenticare. Quello che poi non si può distruggere si può alterare.”

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