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Treni strettamente sorvegliati

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Molti conoscono la tenera storia del giovane Miloš ferroviere in una stazioncina dell'Europa centrale, per averla vista in un film che vinse l'Oscar nel 1966. Miloš, Charlot boemo, diventa adulto tra i propri insuccessi amorosi e gli scintillanti successi del capo-manovra Hubička (che stampa timbri sulle chiappe della telegrafista), tra il ricordo del nonno che voleva fermare i tank con l'ipnosi e quella bomba, quella "cosina" che lui, Miloš, deve infilare nel treno dei nazisti. «L'ironia praghese è un gioco apparentemente infantile, folle e stupido in senso superiore, è la battaglia contro una felicitante teoria dello stato e contro l'apparato burocratico. Naturalmente è anche coscienza della vanità di tale lotta. è l'abolizione di una soggettività che è giunta fino in fondo, è la più alta libertà possibile nel mondo senza dio».



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Treni strettamente sorvegliati 2017-02-07 12:13:35 JuliànCarax
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JuliànCarax Opinione inserita da JuliànCarax    07 Febbraio, 2017
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Un certo tipo di ingenuità

Questo profondo spaccone da osteria bisogna amarlo caldamente. Sarà che suona una melodia molto affine alle mie corde, che tocca i punti giusti, sarà che al momento opportuno un libro di Hrabal sa donarmi un piacevole conforto con la sua presenza, con le sue venature grottesche e surrealiste, con quello stile cosi “umano troppo umano” che trabocca di vita, vita vera, vissuta tra la gente comune, tra le bombe dei tedeschi, tra le sbronze, cosi consapevole del reale; quella scrittura da outsider, istintiva e fisiologica, figlia della terra in cui l'autore ha vissuto e sperimentato se stesso.

Sergio Corduas (traduttore di Hrabal) afferma che “ben poco si pensa e si fa, nei Treni di Hrabal, molto si vede e si sente” . Timbri stampati sul sedere di una telegrafista fascinosa, treni che partono, treni che arrivano, i treni delle SS con la precedenza assoluta, aerei nemici che franano al suolo, esplosioni lontane, il ticchettio di una bomba, situazioni bizzarre e vari personaggi strampalati trasformano una stazioncina dell'Europa centrale nel “piccolo centro caldo del mondo”.

Tutta la storia passa attraverso gli occhi attenti del ventiduenne, allievo ferroviere, Milos Hrma, baluardo dei fragili , tanto puro quanto ingenuo, tanto malinconico quanto tenero, dotato di quella leggerezza con cui scruta e valuta qualsiasi cosa gli sta intorno.
A lui spetterà l'arduo compito di calare una bomba in uno di quei treni strettamente sorvegliati.

“Mi dico, tanto i tedeschi sono matti. Matti pericolosi. Anche io ero un po’ matto, ma a danno mio, mentre i tedeschi sempre a danno degli altri”

Mi piace pensare che dentro quei treni con quell'ossessiva precedenza assoluta, cosi mortiferi e brutali, carichi d'odio e armi, Milos abbia iniettato parte della sua innocenza; un estremo tentativo di umanizzare questo lato assurdo, folle e meccanico dell'essere umano che genera guerra e morte.
Sul finale, mentre cade la neve, la storia lascia un grande insegnamento e dopo aver chiuso l'ultima pagina ti rimane dentro sciogliendosi lentamente come quando succhi una caramella o sorseggi a lungo un bicchierino di liquore finché il sapore caldo inebria e ritempra le viscere, fino al profondo.

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Treni strettamente sorvegliati 2015-10-20 08:30:54 Mario Inisi
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Mario Inisi Opinione inserita da Mario Inisi    20 Ottobre, 2015
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Amarcord durante la guerra

Il romanzo è molto particolare, e lo scrittore ha una vena felliniana. Mios il protagonista è un ragazzo semplice, molto semplice, di una semplicità che sembra patologica. Del resto ha assistito alla teatrale decapitazione del nonno la cui testa è rimasta infilata nei cingoli di un carro armato. Milos lavora in una stazioncina della Boemia dove passano vari treni tra cui quelli strettamente sorvegliati dei tedeschi. Nella stazioncina girano donne misteriose che cercano il capotreno Hubicka, grande amatore. Le donne sono descritte in modo felliniano e simbolico: rappresentano la vita, la pace, la voglia di vivere, di ridere e di godere della vita in un modo che non ha niente di sensuale ma che assomiglia al desiderio infantile del seno di una madre. Milos vede quelle donne formose nelle nuvole in cielo che ricordano con la loro morbidezza culi, tette e cosce femminili. In particolare resta impresso al lettore il culo della telegrafista su cui Hubicka ha impresso il timbro della stazione. Il ragazzino Milos trova anche lui la donna esperta, dal nome simbolico, Victoria Free con cui avere la sua prima esperienza sessuale poco prima di mettere" la cosina" in uno dei treni strettamente sorvegliati dai tedeschi. Si capisce che la cosina è stata messa anche in passato da "qualcuno" e la cosina è una bomba. Le immagini felliniane si mescolano alla fine a immagini di morte, di guerra, e a un più serio desiderio di libertà e di vittoria.
E' un tipo di romanzo e di linguaggio che a me non piace particolarmente ma potrebbe risultare molto interessante per qualche lettore con una sensibilità diversa dalla mia. Esce dai canoni del romanzo e si avvicina alla poesia. Comunque, lo stile è insolito e originale.

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Fellini
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