Poesia Poesia italiana A dieci minuti da Urano
 

A dieci minuti da Urano A dieci minuti da Urano

A dieci minuti da Urano

Letteratura italiana

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Nata a Roma nell’ottobre del 1944, Carla De Angelis ha pubblicato i primi versi nel 1962. È Cavaliere al merito della Repubblica Italiana dal 1995. Sue poesie sono presenti in diverse antologie edite da Aletti, da Perrone e da Estroverso. Con Fara ha pubblicato la raccolta di poesie Salutami il mare, il libro dialogato con Stefano Martello Diversità apparenti (i due libri sono stati vincitori e finalisti in vari premi) e, sempre con Martello, a curato il libro di testimonianze Il resto (parziale) della storia. Sue sillogi sono inserite nelle antologie Il silenzio della poesia (2007) e in Poeti profeti? (2008). Altri suoi versi sono stati recentemente pubblicati in Demokratica (Limina Mentis, 2010). Fa parte della redazione di Kolibris, casa editrice di Chiara De Luca.



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A dieci minuti da Urano 2010-10-30 04:44:57 Renzo Montagnoli
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Renzo Montagnoli Opinione inserita da Renzo Montagnoli    30 Ottobre, 2010
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Un’esplosione magmatica senza clamore

Cos’è la poesia, se non un’intima confessione di quanto il nostro “io”, rapportandosi con il mondo intorno e con l’esistenza, elabora scientemente e, soprattutto, inconsciamente?
La poesia non è versi ritmati, magari piacevoli, ma vuote parole; no, la poesia è un urlo silenzioso che squarcia un buio fatto di grigiore quotidiano, di assopimenti e frenesie incontrollate, è riflessione scaturita da un’idea, da un’emozione, da un sentimento.
E’ anche scoperta di noi stessi, resa nota agli altri; è solitudine che invano si cerca di spezzare, è gioia sempre temperata da quella malinconia di fondo che riviene dalla consapevolezza che nessuno potrà mai comprendere completamente che cosa si celi dietro quei versi.
Ed è poeta chi cerca di comprendere gli altri scavando in se stesso, chi piega la testa senza spezzarla, colui che insegue un sogno che sa che non potrà avverarsi.
Carla De Angelis, con questa silloge che evoca spazi siderali, ripercorre invece un mondo terrestre, nell’ottica di una trascendenza venata da una tenue, ma sempre presente malinconia.
Fra ciò che è e ciò che il suo io avverte non esiste differenza se non quella sensazione, spesso inconsapevole, che conduce a una visione prospettica della realtà, che non è fatta solo da materia e da eventi, ma è costituita anche da ciò che incide sull’animo del poeta (Invece di morire / traghetto parole / fino a farne una culla / per le mie ferite /….). E’ un dolore reale, ma avvertito solo all’interno e i versi sono lo sfogo, il risultato di un magmatico confronto intimo che esplode senza clamore.
E in fondo Carla De Angelis riesce in questo modo ad accendere nel lettore il desiderio di confrontarsi, di iniziare quel percorso intimo che solo può avvicinarlo alla conoscenza di se stesso, per comprendere meglio, per essere parte consapevole di quella realtà così diversa quanti sono quelli che l’osservano (Tra le mani nuvole e sole / pianto e sorriso / Un solo gesto per placare l’ansia / un solo tocco per la scintilla).
Noi non siamo artefici di noi stessi, ma la riscoperta di ciò che siamo è l’unico traguardo umanamente possibile e a ciò possiamo arrivare soprattutto grazie alla poesia, anche a quella di questa riuscita e piacevole silloge.

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