Carrie Carrie

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Bruno Izzo Opinione inserita da Bruno Izzo    05 Aprile, 2020
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Non si scherza con i sentimenti

Confesso che nutro un debole per “Carrie” di Stephen King: perché, dopo averne avuto un primo timido assaggio con la raccolta di sfiziosissimi racconti de “A volte ritornano”, questo è stato il primo romanzo che ho letto dello scrittore americano, e…all’epoca ero poco più che ventenne, King era ancora misconosciuto al grande pubblico, cosa inverosimile oggi, aveva esordito proprio con questo romanzo, da pochissimo pubblicato in Italia. Un tuffo nella mia gioventù, quindi.
“Carrie” dunque, ed il successivo primo film omonimo tratto dal libro, con la regia a firma di Brian de Palma, rappresentò il trampolino di lancio dello scrittore del Maine, il suo successo iniziale che farà da traino dei fortunati romanzi successivi.
Pur essendo il suo primo libro, e quindi per questo con uno stile di scrittura accattivante ma ancora acerbo, presenta tuttavia un’ottima fluidità e piacevolezza di stile e di lettura, anche se non proprio ancora l’eccelsa capacità descrittiva nel profondo e nel dettaglio di luoghi e persone, di cui darà prova ampia prova successivamente, rivelandolo come un vero, bravissimo scrittore a prescindere dai temi in cui si cimenterà.
Temi che, come da etichetta, a mio parere assai ingiusta, recitano che Stephen King è sì un King, un Re, ma “Il Re dell’Horror”.
Stephen King non è a mio modesto parere uno scrittore dell’horror in senso stretto, ma egli è invece, tra le altre cose, essenzialmente un osservatore, un attento scrutatore dei meandri dell’animo umano, ed un insigne descrittore degli stessi.
In particolare, è un insegnante di lettere, per chi non lo sapesse, quindi anche per indole è particolarmente attento ad un’epoca della vita che egli considera la migliore del corso dell’umana esperienza, quella più tenera e delicata, più magica e poetica, più sensibile e delicata, più fine, più dolce, più emotiva: l’età della primissima adolescenza.
Guarda caso, è l’età anche più impressionabile dell’umana esistenza, e perciò l’età in cui la curiosità è particolarmente pungente, la fantasia fervida, la voglia di sapere, di conoscere, di vedere oltre le apparenze, sono fortissime, tenaci, in un’ottica non più infantile ma non ancora freddamente razionale, tipica dell’età adulta, e si cede perciò facilmente e docilmente al fascino dell’horror.
L’horror spaventa, ma affascina; l’horror terrorizza, ma incuriosisce; ed i maggiori consumatori dell’horror in tutte le sue forme sono proprio i ragazzini della prima adolescenza, perché non credono più alle favole, certo, e però credono ancora nelle storie “strane”, non sono più bambini, vero, ma nemmeno abbastanza grandi da limitarsi ad etichettare come illusorio ciò che non arrivano ancora cocciutamente a spiegare solo con la ragione.
Perciò King parla di adolescenti, dell’adolescenza, si incanta per quell’età, e perciò indirettamente scrive di horror, ma lo fa non per impaurire il lettore e come attività fine a sé stessa, ma utilizza l’horror come un artifizio, come un pretesto, uno specchio riflettente che appunto riflette ben altra realtà e considerazioni.
Carrie White, la sua protagonista, è un’adolescente, ed una adolescente tormentata in tutti i sensi, in famiglia, a casa come a scuola.
Maltrattata nel fisico e nel morale dalla propria madre, una persona letteralmente fuori di testa, bullizzata a scuola, anche e soprattutto in conseguenza di questo, privata com’è stata di qualsiasi corretto iter educativo ed affettivo di qualsiasi genere, sottoposta a continui stress intollerabili per qualsiasi personalità in divenire, in quell’età così fragile, vulnerabile, sensibilissima, resta comunque ostinatamente, malgrado tutto, con la caparbietà tipica degli adolescenti, una persona buona, dolcissima, tenera e amabile, che prova in qualche modo a focalizzare altrimenti la rabbia distruttiva che non è altro che una forma di difesa esasperata contro i crudeli assalti esterni.
Poi è King che con la sua fantasia e la sua arte trasforma tale rabbia giovanile in un potere paranormale, quale la telecinesi; ma questo superpotere è in realtà un simbolo, il simbolo della rabbia distruttiva allorché si scherza coi sentimenti di un adolescente.
Perché a quell’età, soprattutto in un adolescente femmina, che da poco ha avuto il menarca, l’anima è sensibilissima, fortemente emotiva, eccitabile, fenomenica proprio, e allo stesso tempo fragile, fine, facile a lacerarsi, estremamente recettiva ed impressionabile: non si scherza con i sentimenti di un adolescente. Perché altrimenti le conseguenze saranno disastrose, distruttive, letali.
Ecco perché spesso King nei suoi romanzi parla spesso di adolescenti, e adolescenti o anche bambini o giovanissimi che per reazione, per difesa, per le nefandezze degli adulti a cui sono sottoposti rivelano poteri insoliti, paranormali, che non sono altro che meccanismi di difesa.
Sono adolescenti i protagonisti dei suoi maggiori successi: da Carrie White di “Carrie” con la telecinesi a Danny Torrance di “Shining” con la telepatia a Charlie McGee di “Firestarter” (L’Incendiaria) dotata della pirocinesi, fino a tutti i Sette Perdenti, i ragazzini protagonisti di “It”.
Sono adulti ma con la purezza, l’onestà, l’innocenza e la capacità di credere e vivere in pieno certi valori, con l’entusiasmo travolgente tipica degli adolescenti, gli Stu Redman ed i Larry Underwood di “The Stand” (L’ombra dello scorpione); sono ragazzini infantili mai arrivati all’adolescenza o arrivateci male, anche certi personaggi negativi, sfortunati, vittime loro malgrado come l’Annie Wilkes di “Misery”. E via così.
E qualcuno ancora crede che King scriva di horror, di sangue, di splatter.

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Stephen King, e a chiunque piaccia leggere uno scrittore che scrive divinamente, a prescindere da cosa scrive.
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Valerio91 Opinione inserita da Valerio91    03 Aprile, 2020
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Origini

In questo romanzo, che è la prima opera di Stephen King, c'è il germe di diverse tra le sue storie future, soprattutto per quanto riguarda la telecinesi (TK). Questa sua idea è rimasta viva e coerente nelle opere del “filone” anche delle sue pubblicazioni più recenti: penso a “L’istituto", che pare quasi ambientato nella stessa realtà, a un tempo in cui le vicende di Carrie White sono Storia; l'origine di un qualcosa che ha scatenato altri eventi di quel mondo creato da King.
Seppur slegato dal valore dell'opera in sé (non è infatti dimostrabile che l'autore avessi quest'idea, ai tempi del suo romanzo d'esordio), mi è sembrato un aspetto interessante.
Ma passiamo a “Carrie”: l’opera appartiene decisamente al "vecchio" King, è palese infatti l'impronta meno mainstream che gli permetteva di essere più fedele a sé stesso, senza i compromessi richiesti da un pubblico così ampio che può includere anche elementi impressionabili, a cui bisogna andare in contro. La tragedia di Carrie White ci è presentata senza alcun tipo di filtro, come è giusto che sia; la vita della ragazzina non lascia infatti spazio a spiragli di luce e "indorare la pillola" sarebbe risultato artificioso. Carrie è, infatti, una ragazzina influenzata da una crescita problematica, causata dal fondamentalismo religioso (che purtroppo è un'influenza a volte importante nella crescita dei bambini, anche se voglio sperare non arrivi ai livelli descritti da King) della madre, e del conseguente problema sociale che si porterà dietro a scuola, dove diventa costante bersaglio di ingiurie e scherzi crudeli. Il libro, che ha una narrazione che si divide tra il puro racconto in terza persona e le citazioni giornalistiche e letterarie fornite dai personaggi, comincia proprio quando questa situazione raggiunge il punto critico, alle porte della tragedia che ne sarà conseguenza.
Pur non essendo, secondo me, il miglior libro del Re, è una valida lettura (e forse un must) per chi lo apprezza. Per quanto negli ultimi anni si notino dei timidi segnali di ripresa, il primo King è certo quello che preferiamo.

“Le conseguenze del caso White fanno sorgere gravi e difficili problemi. Le nostre precedenti nozioni su come agiscano e reagiscano le leggi naturali sono state scosse da un terremoto. Si può rimproverare un fisico pur famoso come Gerald Luponet per avere asserito che tutta la faccenda non è che un trucco è una frode, anche di fronte a prove così schiaccianti come quelle presentate dalla commissione White? Perché, se Carrie White è una verità, allora dove va a finire Newton?”

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L'istituto
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martaquick Opinione inserita da martaquick    24 Dicembre, 2019
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CARRIE CARRIE CARRIE

King è un autore che ormai leggo da moltissimi anni, dalle scuole superiori piu precisamente, ma con ordine sparso, ho iniziato con shining per poi andare a It, l'ombra dello scorpione e molti altri, tutti libri più datati della sua carriera.
Ho voluto leggere la sua prima opera pubblicata (la foto nella copertina con un giovane King che quasi non ricordavo) e l'ho trovato diverso.
La storia non è complessa e la trama è abbastanza scontata: una ragazza vittima di bullismo dai compagni di scuola e maltratta dalla madre invasata scopre e sviluppa poteri telecinetici, arma che userà dopo l'ennesima offesa per vendicarsi per gli anni di abusi che a subito.
Senza dilungarmi sulla storia in sé vorrei esprimere cosa mi è piaciuto di questo romanzo anche senza trovarlo eccelso.
Innanzitutto la particolarità dei paragrafi di interviste e pezzi di articoli di giornale che girano intorno al grande evento finale, li ho trovati interessanti come tipologia di scrittura per un giovane King.
L'inizio di poteri che poi in altri romanzi troveremo chiamati come la luccicanza, altro argomento abbozzato ma originale, qui sono quasi secondari perché quello a cui noi pensiamo durante la lettura è povera Carrie.
Poi gli albori dei temi cari allo scrittore che ritroveremo in tanti suoi romanzi: la lotta tra il bene e il male, l'adolescenza, la religione, il demone che sta dentro ad ognuno di noi che ci fa fare cose brutte come umiliare, ignorare e deridere..
Insomma un romanzo di formazione che a me è piaciuto leggere, io personalmente ho finito per fare il tifo per Carrie..bravo King.

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Liebestraum Opinione inserita da Liebestraum    08 Ottobre, 2018
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Bullismo e sangue.

Carrie è il primo romanzo di Stephen king, scritto nel 1974. Malgrado sia uno dei romanzi più brevi in assoluto del Re, in esso è possibile scorgere – seppur a livello embrionale – delle costanti della successiva narrativa di King. Lo stesso autore, del resto, definì questo romanzo “crudo” e “con un'incredibile capacità di terrorizzare”. Questo romanzo, analogamente per certi verso ad “Ossessione” è uno dei libri più censurati nelle scuole americane.
Nel 1976, il famoso regista Brian De Palma ne trasse un film di indiscusso successo (apprezzato, stranamente dallo stesso King, di solito molto critico nei confronti delle riduzioni cinematografiche dei suoi lavori). Tuttavia la prima parte del film è certamente aderente al romanzo, salvo poi discostarsene un po' nel finale in cui il regista, ha preferito circoscrivere tutti i tragici eventi all'interno della scuola, piuttosto che in tutta la città come nel romanzo.
Il romanzo definito da molti toccante, racconta la storia di Carrie White, una sedicenne vessata da una madre iperprotettiva e troppo religiosa e dalle compagne di classe che non perdono un'occasione per prenderla in giro o farne la vittima dei loro scherzi, anche di cattivo gusto. Carrie in questo contesto a volte scoraggiante affina una particolare qualità che possiede da quando era bimba e, presumibilmente, ereditata dalla nonna: la telecinesi, cioè la possibilità di spostare gli oggetti con la sola forza del pensiero. Quando al ballo di fine anno le compagne gli giocano l'ultimo orribile tiro mancino, la sua furia distruttiva esplode con tutto l'orrore possibile.
Lo stile narrativo adottato da King, in questo romanzo, offre al lettore diversi punti vista, alternando (un po' come il “Dracula” di Bram Stoker) citazioni di vari libri riguardanti il caso di Carrie, articoli di giornali alla pura e semplice narrazione. Anche se sin da subito si comprende l'epilogo del romanzo, resta la considerazione che King riesce a raccontare la storia con una dovizia di particolari (malgrado la brevità del testo) ed un pathos sempre crescente al punto da creare, effettivamente, dei momenti di raro terrore.
Il personaggio di Carrie è senza dubbio quello che supera tutti gli altri in spessore psicologico e in capacità di riempire la scena. Ma anche la madre di Carrie, Margaret White, assume un ruolo fondamentale: il vero motore in fondo, colei che con le sue vessazioni e le sue manie religiose ha, a forza, costretto la figlia ad una vita di ostinata emarginazione.
In un gioco quasi perverso tra manie e religiosità, tra preghiere che perdono il loro spessore religioso e sprofondano in una paludosa superstizione, si gioca tutto il sottile e terrificante meccanismo che fa di Carrie una invincibile macchina da guerra.
Tutto il resto, le vessazioni dei compagni, le incomprensioni dei professori, la gratuita cattiveria del mondo esterno restano quasi sullo sfondo a completare, seppur marginalmente, un quadro psicologico al limite della follia.
King con questo romanzo mette subito le cose in chiaro. Mostra tutta la stoffa di scrittore che, successivamente, regalerà ai lettori pagine epiche come “L'ombra dello Scorpione”, “IT” e “Le Notti di Salem”.
Una piccola curiosità: a pag. 56 viene citato il maestro delle elementari di Carrie, che si chiama Edwin King, che altro non è che il nome completo dello stesso autore (Edwin Stephen King). Da leggere.

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A chi ama il Re e a chi ama, in genere, i thriller/horror.
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Ale89 Opinione inserita da Ale89    04 Aprile, 2018
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Libro d'esordio

Per recensire questo libro, credo bisogna fare un paio di considerazioni. È il primo romanzo pubblicato da Stephen King che all'epoca era molto giovane, inizialmente avrebbe dovuto essere un racconto breve.
Il romanzo è comunque abbastanza corto, forse anche troppo. Se devo essere sincero la storia non mi ha appassionato e forse se non avessi saputo che l'autore era King non l'avrei nemmeno letto. L'ho scelto infatti perché curioso di leggere il libro d'esordio di uno dei miei autori preferiti.

Nella storia si ritrovano molti temi cari a King: il bullismo a scuola, i poteri paranormali, i conflitti familiari.

Carrie è una ragazza cresciuta da una madre esageratamente bigotta, che considera sacrilega qualsiasi cosa attinente alla sfera sessuale, tanto che quando la figlia ha le sue prime mestruazioni è convinta che morirà dissanguata perché non ha idea di cosa le stia succedendo. Questo fanatismo religioso porta Carrie ad essere una ragazza emarginata, insicura e presa in giro da tutti i suoi compagni.

Una compagna, Sue, prova pietà per lei e spinta dal senso di colpa convince il suo ragazzo ad accompagnare Carrie al ballo di fine anno. Sembra arrivato finalmente il momento del riscatto per la protagonista che per la prima volta si sente accettata. Ma un'altra compagna, Chris e il suo ragazzo architettano un piano subdolo per rovinarle la serata.

Carrie che è anche dotata della telecinesi (la capacità di spostare gli oggetti col pensiero) si troverà a dar sfogo a tutte le sue frustrazioni in un impeto di violenza e desiderio di vendetta.

La storia mi sembra per certi versi simile a "L'incendiaria" dello stesso King, ma questa è molto meno sviluppata. Il finale lascia un po' a desiderare, e la delusione è smorzata dal sollievo di aver letto solo un'esiguo numero di pagine.

Probabilmente il mio giudizio non è positivo perché sono abituato a ben altro da King, ma bisogna anche spezzare una lancia a suo favore essendo questo il suo primo lavoro.

La storia è un racconto da liceali condito con un po' di effetti speciali per i poteri di Carrie. Non ho ancora visto il film ma forse potrebbe risultare più calzante per una storia "visiva" come questa.

Le morti in questo libro si sprecano, alcune potevano anche essere risparmiate. Ho trovato la seconda parte della storia più coinvolgente quando ha inizio la distruzione totale.

King fa parte di una generazione in cui i divieti della religione avevano maggior influenza sugli adolescenti e il rapporto di Carrie con la madre rappresenta il desiderio di emancipazione della ragazza, che ha appena sviluppato e comincia a provare pulsioni in netta contrapposizione ai dogmi religiosi.

In conclusione, consiglio la lettura ai fan di King curiosi di conoscere lo stile dell'autore all'inizio della sua carriera, e perché è un libro che si legge facilmente in un paio di giorni. Non aspettatevi tuttavia nulla di sensazionale.

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Rebel Luck Opinione inserita da Rebel Luck    29 Giugno, 2017
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la rabbia cresce

Ci sono libri che non ti puoi scordare,
libri che sono impossibili da dimenticare.
Storie che leggi su carta, e ti si scrivono a sangue sulla corteccia cerebrale.
Si incidono profondamente e dolorosamente nella testa e pensarci ti fa stare male.

Questo è uno di quelli.
La storia è profondamente triste e profondamente ingiusta.
La protagonista è tutto quello che vorremmo "non essere", ma è impossibile non riconoscere in noi stessi alcuni tratti di lei.
Alla fine mi sono trovato, ingiustamente, a fare il tifo per la MATTANZA TOTALE.
ALLA FINE è IMPOSSIBILE NON VOLERLI TUTTI MORTI. ORRENDAMENTE MORTI.
E' ingiusto questo pensiero ma è l'autore ad inviarcelo, in un crescendo di disgustosa ingiustizia.

Atipico per essere un King.
Strano per un libro del re dell'horror avere così poche pagine.
Questo è però il suo primo romanzo. Da qui è partita la sua corsa all'oro.
Non era ancora il re come lo conosciamo oggi, era giovane e povero, meno commerciale.
Ottimo libro ma si legge una volta sola.
Almeno io non ho nessuna intenzione di rileggerlo!

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sonia fascendini Opinione inserita da sonia fascendini    12 Gennaio, 2016
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Povera Carrie, cattiva Carrie

Dopo alcune pagine questo libro mi sembrava un pò datato, come se avesse sofferto il passare del tempo. Mi dava anche fastidio la scelta di ricorrere a una narratva costituita da spezzoni di interviste, interrogatori e saggi. Scorrendo il volume invece ho cambiato idea ed ho trovato vincente questa scelta. In questo modo in un romanzo piuttosto breve sono state condensate molte opinioni e punti di vista sulla vicenda di Carrie: la sua, quella della madre, dei suoi torturatori, di chi l'ha studiata in seguito.
La storia è quella di una sedicenne che vive con una madre psicopatica ad uno degli stadi peggiori. Le sue manie religiose infatti la portano non solo ad infliggere punizioni corporali alla figlia ma anche a tentare di ucciderla per redimerla. Uscita da una casa del genere la ragazza non puà che essere intimidita, goffa insomma inadeguata. Questo fa di lei la vittima dei compagni di scuola.
In possesso di poteri di telecinesi, li userà per vendicare l'ultimo terribile scherzo dei suoi aguzzini.
Mi è piaciuto l'esordio letterario del giovane King: idea originale sia nella trama che nel modo di esporla.

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F.Angeli Opinione inserita da F.Angeli    07 Settembre, 2014
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VENDETTA!

Quando Stephen King aveva scritto Carrie non pensava che il libro avrebbe interessato molti lettori. A chi sarebbe piaciuta la travagliata storia di un'adolescente dotata di poteri sovrannaturali, in fondo? A tantissimi, è la risposta. Il libro si basa su una storia piuttosto semplice. Carrie è una adolescente vittima di scherzi crudeli da parte delle sue compagne di classe. Allo stesso tempo, scopre di poter spostare le cose con la semplice forza di volontà. King dà profondità a questa trama con dei personaggi costruiti benissimo: una mamma fanatica e bigotta, e adolescenti crudeli. Con una manciata di pagine King riesce a definire un qualsiasi personaggio, nonostante Carrie sia il suo primo libro risulta comunque un'opera molto ben riuscita. Carrie è un horror che affonda le sue radici nell'emancipazione, nella rabbia repressa e nel bullismo. E, infine, nella vendetta, il cui valore, assieme a quello del pentimento, viene portato alla luce nei cupi avvenimenti che si verificano nelle pagine.

Caldamente consigliato, King è assolutamente da provare. Un autore sensazionale, e Carrie è uno dei tanti esempi del suo talento. Le sue produzioni sono davvero notevoli, ed estremamente variegate, se non si è attratti dalla trama di Carrie se ne troverà un'altra che susciti interesse tra le sue infinite opere.

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Zine Opinione inserita da Zine    02 Mag, 2013
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Adolescenza all'inferno

Il periodo adolescenziale è fatto di cime e abissi.
C’è chi, fortunato oppure baciato da bellezza e popolarità, lo ricorda come una sequenza di anni d’oro, ricchi di soddisfazioni, amici e allegria. C’è chi, invece, si vede relegare in un angolo buio perché non dotato di fascino oppure impedito nel socializzare da un carattere timido, introverso.
Per costoro, l’adolescenza può rivelarsi un vero e proprio inferno, una battaglia giornaliera contro i “fighi” della situazione che consolidano il loro status accanendosi sui loro opposti. Gli adolescenti possiedono la crudele spensieratezza dei bambini con l’aggiunta della capacità di ferire degli adulti. Un mix micidiale, capace di infliggere ferite che a volte non sanno più rimarginarsi e si trascinano come incubi per tutto il resto della vita.
Il primo romanzo di Stephen King, “Carrie”, narra proprio di questo volto oscuro dei teenagers, facendoci fare un viaggio da brivido nella vita di un’adolescente americana arrivata al limite di sopportazione.
Carrie White è una ragazzina cupa, chiusa in se stessa, con un aspetto poco attraente e bersagliata fin dall’infanzia dagli scherzi crudeli dei suoi coetanei. A complicare ulteriormente la situazione ci si mette la sua totale ignoranza dei fatti della vita, causata dall’intransigente fondamentalismo religioso della madre, una psicopatica secondo cui tutto è peccato e il mondo verrà presto purgato nel Giudizio Universale.
Tutto inizia quando Carrie ha le prime mestruazioni, tardive, mentre fa la doccia insieme alle sue compagne di classe del liceo dopo l’ora di educazione fisica. L’esperienza è umiliante di per sé ma diventa traumatica per Carrie, che non ha idea di cosa le stia accadendo e diventa bersaglio di un feroce attacco di parole e scherzi crudeli da parte delle compagne.
Questo, aggiunto alla violenta reazione di sua madre che intende punirla per questo nuovo stato di impurità, porta Carrie oltre la sua natura di ragazza inerme e sconfitta, risvegliando in lei un potere che giaceva addormentato nella sua mente fin dall’infanzia. Carrie, infatti, è telecinetica. E’ in grado, cioè, di spostare gli oggetti con la sola forza della mente.
Appoggiandosi a questa sua ritrovata forza, la giovane cerca di tenere a bada la madre (che ormai la crede progenie del Demonio) e di prepararsi all’evento per eccellenza, il ballo della scuola, a cui sarà accompagnata dal ragazzo che le fa battere il cuore, un onesto giovane che si è offerto spinto dalla propria fidanzata, pentita per aver preso parte alla scenata in sala docce.
Carrie riuscirà a ritagliarsi un posto nel mondo? Oppure sarò costretta a imporre la propria forza a coloro che continuano a cercare di schiacciarla, senza sapere di stare per innescare una bomba micidiale?
Con uno stile già sincero e realistico, plausibile, King tratteggia l’imprevisto nella vita di tutti i giorni utilizzando una forma particolare. Alterna, infatti, la narrazione della storia di Carrie ad articoli di giornali, libri e interviste provenienti dal futuro, a distanza di anni dalla vicenda che ha portato alla ribalta il potere mentale della giovane (vicenda che conosceremo, inevitabilmente, nelle ultime pagine del romanzo).
Questi salti nel futuro danno alla storia di Carrie un senso di ineluttabilità, di irrimediabile discesa all’inferno che non lascia alcuna speranza. Leggere il romanzo è come iniziare a correre lungo un pendio. All’inizio la pendenza sembra lieve, ma presto si perde il controllo della propria corsa e si caracolla verso il fondo sapendo che prima o poi si perderà l’equilibrio e lo schianto sarà inevitabile.
La crudeltà racchiude Carrie da ogni lato, fino a costringerla a diventarne parte. La madre è una folle che ha creato un mondo di terrore, in cui Cristo è un Giudice inflessibile e sanguinario e ogni contatto con i maschi è impurità da espiare. I viziati ragazzini del Liceo hanno segnato Carrie come diversa e i suoi tentativi di rientrare nel mondo saranno ostacolati con ogni mezzo.
Un viaggio sulla linea sottile che divide normalità e pazzia, nel mondo di ipocrisie e crudeltà che è così difficile abbandonare anche una volta entrati nell’età adulta.
Carrie è una dedica a tutti gli adolescenti bistrattati e un monito verso coloro che, senza temere punizioni, esercitano la loro forza sui più deboli.

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valeceleste Opinione inserita da valeceleste    28 Marzo, 2013
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Carrie

Carrie è il primo libro letto di Stephen King e devo dire che mi è piaciuto moltissimo. L'ho letto diverse volte e anche rappresentato a fumetti (avevo 14 anni più o meno), tanto mi aveva entusiasmato. Diciamo che è un romanzo con un contenuto abbastanza semplice ma che fila liscio come l'olio e non delude. Ideale per un lettore teenager. Un po' troppo breve forse ma c'è da dire che allora King non si preoccupava di essere "pagato a parole" (eh eh eh) quindi lo si perdona (e lo si apprezza). La fine è particolare perchè lascia intendere ad un sequel che poi però non è mai stato realizzato. Bello anche il film di Brian De Palma.

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Cry3010 Opinione inserita da Cry3010    23 Febbraio, 2013
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LO SGUARDO DI SATANA

Ottima rappresentazione del male, che si annida nella famiglia, nella società e nella scuola. Un'accurata descrizione della condizione mentale non adatta ad una ragazzina.
Esemplare libro, il film e' chiaramente troppo riduttivo e non rende giustizia.

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Ottima rappresentazione del male, che si annida nella famiglia, nella società e nella scuola. Un'accurata descrizione della condizione mentale non adatta ad una ragazzina.
Esemplare libro, il film e' chiaramente troppo riduttivo e non rende giustizia.
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giulia89 Opinione inserita da giulia89    31 Gennaio, 2013
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L'OMBRA CHE ESPLOSE

Carrie Withe è una liceale che vive a Chamberlain, una piccola città del Maine, con una madre ossessionata dalla religione. Carrie è goffa, fuori luogo ed è vittima dei tiri mancini dei suoi coetanei. Nel frattempo comincia a scoprire di possedere dei poteri telecinetici e si esercita d ominarli finchè un ultimo, terribile scherzo non spinge Carrie ad usare il suo potere seminando morte e distruzione.
Come in tutti i libri di Stephen King, la protagonista viene indagata nel profondo, nella parte più intima della sua mente e della sua anima rendendola, agli occhi di chi legge, non solo un mostro distruttivo fuori controllo, ma anche un'adolescente con le sue paure, i suoi pensieri e le sue speranze.
L'aspetto negativo di questo romanzo è che per i miei gusti, è un po' troppo breve, non mi ha lasciato il tempo di affezionarmi troppo ai personaggi o alla vicenda come mi succede di solito con i libri di king che, in un modo o nell'altro, riescono a smuovermi qualcosa dentro che continua anche quando chiudo il libro. In questo caso purtroppo non mi è successo.
Poi, altra cosa che non ho particolarmente apprezzato, sono i continui cambi di narratore, forse più adatti ad una sceneggiatura, che rischiano di far perdere un po' d'interesse.
A mio avviso, andando avanti con gli anni, i romanzi di Stephen King sono migliorati notevolmente.
Personalmente non ho visto il film tratto da questo libro però penso che forse il film potrebbe rendere meglio l'idea di tutta la vicenda.

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90Peppe90 Opinione inserita da 90Peppe90    12 Giugno, 2012
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La furia di Carrie

Pur nella sua brevità (appena 174 pagine), "Carrie" è un romanzo che lascia il segno. È la storia di Carrie White, una goffa adolescente, vittima di continui scherzi da parte dei suoi compagni di scuola (soprattutto ragazze) e di una madre caratterizzata da un perverso fanatismo religioso. Il romanzo fa pensare molto. La vita di Carrie è pressoché invivibile e, un po' per cercare di farla integrare con i suoi coetanei, un po' perché si sente in colpa dopo l'ultimo, pesante, scherzo fatto a Carrie, Sue Snell - compagna della protagonista - convincerà il suo ragazzo, Tommy, ad accompagnare Carrie White al Ballo di fine anno. Sarà il miglior momento della vita di Carrie, tutto le sembra splendido, favoloso. Ma ci penserà un'altra sua compagna, che la odia profondamente, Chirs Hargensen a rovinarle il tutto, con l'Ultimo Scherzo; dopo questo scherzo, infatti, Carrie userà i suoi poteri telecinetici per vendicarsi. Sarà la fine.

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Musica Opinione inserita da Musica    13 Mag, 2012
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Un ritmo narrativo di gran carattere

Ho un ricordo molto nitido di questo libro, perchè ricordo di essere stata rapita dal mondo interiore della protagonista del romanzo. Stephen ha la capacità di prendere un personaggio e rivoltarlo come un guanto sino a che non rimane nulla - o quasi - di irrisolto tra i meandri della sua interiorità. E la descrizione, il racconto di questo ego che viene gradualmente fuori servendosi delle parole come fossero bisturi a sprofondare nella profondità per estrarne puntuali, nuovi dettagli è il vero segreto di questo scrittore. Ridurlo al solo horror sarebbe veramente riduttivo. Stephen King è adrenalina.

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MATIK Opinione inserita da MATIK    23 Marzo, 2012
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Carrie

"Vorrei poter scrivere una canzone così semplice/che potesse salvarvi, mia cara, dalla pazzia/che potesse aiutarti, placarti e far cessare il dolore/ della tua inutile conoscenza." Bob Dylan
"Il miscuglio di emozioni e di immagini era spaventoso, indicibile. Sangue. Infelicità. Paura. L'ultimo sporco scherzo di una lunga serie di sporchi scherzi: le passarono davanti in un vertiginoso groviglio...."
In questa frase tratta dal libro si può riassumere tutta la vendetta di Carrie che nel corso della sua pur breve vita ha subito scherzi e ingiurie da parte dei ragazzi della sua età e costrizioni, punizione e soprusi da parte della mamma fino al momento in cui grazie al suo immenso potere si vendicherà in maniera violenta e lasciando una lunga striscia di morte dietro di sè....

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Per chi ama le vendette......
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Lady Libro Opinione inserita da Lady Libro    15 Giugno, 2011
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Una piacevole scoperta

Questo è il primo libro di Stephen King che io abbia mai letto, e non sarà di certo l'ultimo, perchè mi è piaciuto moltissimo! Avevo sentito parlare molto di questo autore e così, spinta da una grande curiosità, ho deciso di leggere questo libro che è uno dei primi scritti da King: e sono stata felicissima di averlo fatto! L'ho trovato stupendo!
Prima di tutto, King scrive divinamente: la suspense, la paura, la curiosità, la voglia di continuare a leggere e sapere la fine non mancano praticamente mai! Inoltre mi è piaciuta la sua idea di "riportare" più fonti e modi di narrazione contemporaneamente, apparentemente diversi ma sempre con l'intento di giungere alla stessa conclusione dei fatti. Le varie frasi tra parentesi e senza punteggiatura nei pensieri dei personaggi rendevano perfettamente l'idea della confusione, del disordine e della velocità o lentezza con cui gli eventi, i ricordi, le supposizioni di ognuno di essi si susseguivano senza un ordine preciso.
Mi è piaciuto molto anche il personaggio di Carrie: una ragazza innocente e fragile, derisa e maltrattata dai suoi coetanei e da una madre fanatica della religione. Tuttavia Carrie possiede poteri telecinetici che utilizzerà per attuare la sua vendetta personale: distruggere, uccidere ed eliminare tutto quello che l'ha sempre fatta soffrire e l'ha sempre isolata dal mondo.
Quando Carrie usava i suoi poteri per fare tutto ciò, non potevo fare a meno di sentirmi sia triste che felice: triste perchè la tragedia è accaduta proprio nel giorno più bello della vita di Carrie, in cui lei finalmente si sentiva qualcuno, si sentiva felice, si sentiva parte del mondo. Si sentiva viva.
Felice, invece, perchè aveva ucciso tutti i ragazzi e le ragazze che l'avevano sempre derisa (in particolare quei due odiosi di Chris Hargensen e Billy Nolan) e aveva dato loro una bella lezione (forse fin troppo, ma in fondo si tratta pur sempre di pura invenzione!).
Devo anche aggiungere che il personaggio di Margaret White, la madre di Carrie, mi ha lasciata alquanto perplessa con una domanda fissa nella testa: ma esistono davvero persone così oppure è soltanto il frutto dell'invenzione di Stephen King? (Vabbè che si parla di un libro, però la curiosità rimane....). Molto commovente e simbolico il finale.

Questo libro mi è piaciuto così tanto che l'ho letto tutto d'un fiato: dopo averlo letto, mi sentivo una specie di buco nello stomaco, ma un buco che ero stranamente felice di possedere e che non è ancora andato via.
Dico solo un'ultima cosa: Stephen King aspettami! Leggerò i tuoi libri così mi riempirai di buchi nello stomaco!!

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Frax90 Opinione inserita da Frax90    10 Febbraio, 2011
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La religione non è la risposta all'infelicità

"Carrie" effigia la genesi del mito King.Romanzo di breve duranta quantistica, ma di sesquipedale intensità emotiva e rievocativa di immagini ed azioni emblematiche dell'essenza umana.Credo, anzi ne sono puramente convinto, che l'elemento di principale spicco narrativo sia il rapporto ossessivo, compulsivo e maniacale tra madre e figlia sulla "questione religiosa". Le modalità con cui la madre impone l'osservanza dei credi cristiani alla sventurata e prostrata Carrie, sono abominevoli: dietro queste mitologie di obbedienza incondizionata ad un credo,King mostra l'evidente debolezza psicologica e umana di alcune persone. A completare l'ibrido incubo emotivo di Carrietta, si sommano solitudine,tiri meschini e quotidiani dei compagni di scuola(rimando il lettore alla scena iniziale del primo ciclo mestruale)e un odio sempre più nero e profondo verso tutto ciò che rappresenta il "diverso".Carrie,in corso d'opera, scoprirà gradualmente i suoi poteri telecinetici:qui inizia la vendetta, classico lampeggiante e freddo sentimento umano.Le vicissitudini narrative si tramutano in una storia di sangue e dolore a senso unico; Chamberlain , tranquilla e sonnolenta località del Maine, diventa un inferno amaranto di sofferenze restitiute con gli interessi...sofferenze che purtroppo coinvolgono anche persone innocenti estranee alla triste vicenda personale della protagonista.Al di là della cruda tassonomia degli eventi presentata da King( che ogni tanto può anche confondere e depistare il lettore), la domanda di riferimento attorno a cui si impernia l'opera è:"perchè mi sento così sola ed infelice?"...domanda esistenziale che sovente molti di noi dimienticano di porre alla propria coscienza, rifugiandosi in mistificate risposte religiose.

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Indigowitch Opinione inserita da Indigowitch    26 Mag, 2010
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Un horror classico e ben congegnato

Quando ho letto "Carrie", mi sono detta: "Bene. Quand'è che c'è da aver paura?".
E' una storia che, più che puntare sulla suspence e l'effetto sorpresa, fa riflettere sulla diversità e sulla società in cui viviamo. La protagonista, Carrie,appartiene alla tipologia della liceale "sfigata", emarginata per via del suo carattere introverso e il modo sciatto di vestirsi.
Ad aggravare il quadro, una madre bigotta, sessuofoba e con evidenti problemi psichici, che reprime la figlia in maniera insopportabile per via dei suoi poteri paranormali.
Se ci hanno ormai abituati a quei filmetti americani in cui la ranocchia sfigata si trasforma in una vamp adorata da tutti che trova il principe azzurro, in questo romanzo assistiamo invece a una vicenda che ha il sapore della disgrazia, più che dell'horror.
L'adolescenza di Carrie sembra normalizzarsi, a un certo punto della storia, ma è solo una breve parentesi.
Leggendo l'evoluzione della storia, mi ha colpito la causa scatenante che fa precipitare gli eventi: non la malvagità intrinseca della protagonista, che, in effetti, non c'è, ma la crudeltà della gente, nella fattispecie i coetanei di Carrie, che fa di tutto per guastare quella scintilla di serenità che la ragazza avrebbe meritato.
In sostanza non lo trovo un capolavoro, però è ben scritto, e lo definirei un horror classico, oserei dire alla Frankenstein, proprio perché l'eroe principale non nasce né buono né cattivo, ma semplicemente diverso, e a provocare la catena di eventi sanguinolenti e disgraziati è l'esasperazione dettata dal continuo rifiuto e dall'emarginazione inflitti da una società che ha paura di ciò che non riesce a catalogare.
Un buon libro, graziosa antitesi horror delle commedie studentesche.

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leadger Opinione inserita da leadger    26 Mag, 2010
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Inquietante

Putroppo ho fatto l'errore di vedere prima il film, comunque il libro è di gran lunga superiore.
Il libro racconta la storia di Carrie White, una liceale molto timida, dotata di poteri telecinetici che viene presa di mira dalle sue compagne di liceo e vittima di una madre folle con manie religiose.
Questo libro, oltre ad essere un bel horror, ci fa riflettere sulle ripercussioni che hanno le nostre azioni sulla vita degli altri.
Un libro che vale la pena di leggere, intenso e bello.

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Ginseng666 Opinione inserita da Ginseng666    05 Marzo, 2010
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Lo sguardo che uccide...

Ho scovato questo libro di Stephen King in biblioteca e mi sono data alla lettura che si è rivelata avvincente.
E' la prima opera del Maestro del Thriller, Stephen King, abbandonata all'inizio e poi ripresa sotto consiglio della moglie.
Nel 1976 un regista geniale ne trae il film horror "Carrie lo sguardo di Satana" che ha conquistato il cuore di migliaia di spettatori.
Ma torniamo al libro: la vicenda è commovente e trasporta il lettore nel mondo giovanile, a volte carico di malignità e cattiverie indicibili.
Carrie è una liceale timida e insicura, figlia di una donna affetta da fanatismo religioso, ignorante e che non sa amare.
La povera ragazza diviene a scuola la vittima del pregiudizio e degli scherzi crudeli dei compagni....
Aiutata dalla sua insegnante di ginnastica, l'unica sensibile verso di lei, Carrie vivrà per poco tempo uno stralcio di gioia.
La ragazzina possiede un dono: la telecinesi (facoltà di spostare gli oggetti) che la madre pensa provenga da Satana.
Al momento che lo scherzo dei compagni la colpirà di nuovo, ella userà questo potere per distruggere coloro che l'hanno beffeggiata.
Horror bellissimo e intensamente tragico alla fine della vicenda.
Ne consiglio vivamente la lettura.
Saluti.
Ginseng666

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Lo consiglio sopratutto agli amanti del thriller
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Melissa Opinione inserita da Melissa    21 Settembre, 2008
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La rivincita di Carrie

Il romanzo, che è uno dei più brevi dell'autore e che è stato anche censurato nelle scuole americane, si articola in tre capitoli: "Doccia di sangue", "La notte del ballo studentesco" e "Relitti".

La narrazione della storia, in alcuni punti, si interrompe per dare spazio a testimonianze, racconti e opere come "L'ombra che esplose" o "Siamo sopravvissuti al Ballo Nero", come se la vicenda fosse accaduta realmente.

Consiglio la lettura agli appassionati dell'horror e anche a chi deve ancora scoprire King, "il re del brivido".

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Opinione inserita da dave    21 Luglio, 2008

L'alba di King

Opera prima di Stephen King, lo scrittore che più di ogni altro ha rinnovato ed influenzato l'horror moderno. Già in questo suo romanzo d'esordio c'è molto di King: uno stile di scrittura innovativo, una profonda analisi psicologica dei personaggi adolescenti, una feroce critica all'esasperazione religiosa. Brevissimo e fulmineo, è un romanzo che emoziona e commuove, con un finale tragico. Voto: buono.

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Agli appassionati di King e dell'horror in generale.
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