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Il libro dei morti
 
Il libro dei morti 2008-05-03 11:24:33 Maristella
Voto medio 
 
3.0
Stile 
 
3.0
Contenuto 
 
3.0
Piacevolezza 
 
3.0
Opinione inserita da Maristella    03 Mag, 2008

Fino in fondo.....

Per Kay Scarpetta, progenitrice letteraria di tante serie televisive di successo come C.S.I. (Chicago, Miami, New York) , Criminal Minds , R.I.S Delitti Imperfetti, Crossing Jordan e molte altre, il libro dei morti non è un antico papiro egiziano, ma un semplice registro su cui annotare i dati dei cadaveri che vengono inviati al suo nuovo Studio di Patologia Forense a Charleston, nel Sud Carolina, dove la nostra protagonista si è trasferita con tutta la banda al seguito. Dopo una capatina a Roma, accompagnata dall’irrinunciabile e redivivo Benton suo amante nonché esperto profiler di menti dedite al crimine, per indagare, insieme ai Carabinieri del R.I.S., sulla morte di una giovane tennista di fama internazionale, Kay ritorna in America. Qui si occuperà di una serie di omicidi che, partendo dal ritrovamento del cadavere di un bimbo torturato e malnutrito, proseguirà con l’omicidio di una miliardaria e il suicidio dell’allenatore di Drew Martin ,proprio la sedicenne tennista ritrovata in una discarica romana orribilmente seviziata. Kay, con l’aiuto dell’intuito e della tecnologia, riuscirà a trovare il bandolo della matassa che collega questi efferati delitti tra loro fino all’ identificazione di un serial killer dalla personalità fortemente disturbata, che si fa chiamare Sandman, l’uomo di sabbia, in quanto proprio la sabbia è elemento simbolico e fondamentale del trauma che gli ha sconvolto la mente. Premetto che ho letto tutti i libri della Cornwell che hanno per protagonista la Dottoressa Kay Scarpetta e per onestà devo subito dire che, per chi non ha letto i precedenti libri, è tempo perso acquistare e leggere questo. La storia dei personaggi che popolano la saga è talmente lunga e intricata che perfino i “fedelissimi” hanno bisogno di un piccolo ripasso. Ricompaiono qui, infatti, figure la cui vita si è intrecciata con la protagonista e spesso non è stato un intreccio felice: mi riferisco, in questo caso, alla perversa e infida Dottoressa Marylin Self, psichiatra e psicologa mediatica, vecchia e giurata nemica della Dottoressa Scarpetta, la cui sete di vendetta non conosce ruggine. Per amare questa scrittrice, quindi, bisogna iniziare a leggere i suoi primi libri ( che risalgono agli anni ’90) in quanto ogni indagine raccontata è fortemente avviluppata alle vicende private dei personaggi che vediamo crescere, invecchiare e cambiare con il passare del tempo. Ed è proprio questo morboso interesse della scrittrice verso i protagonisti - un interesse che ha ormai irrimediabilmente contagiato anche i suoi lettori - che porta ad un offuscamento delle trame e a quei frettolosi finali che, soprattutto nelle ultime produzioni, lasciano l’amaro in bocca anche agli appassionati i quali, pur riconoscendo gli orditi imperfetti e sempre più spesso mediocri, non riescono a smorzare la curiosità verso la sorte e le alterne vicissitudini di quei tanto amati personaggi. Con “letteraria” furberia, anche in quest’ultimo libro, certe vicende personali sono state lasciate a metà in veri e propri punti nodali che fanno da trampolino ad un prossimo libro che, gli irriducibili come me, non potranno far a meno di leggere per sapere come andrà a finire. Ed è questo ormai il punto di forza dell’ autrice dopo l’autentica e geniale intuizione di dar via a questo filone che nei suoi primi romanzi era innovativo, emozionante e perfettamente congegnato e che ora è stato superato da attuali realtà scientifiche, tecnologiche e narrative. La scrittrice infatti ha spesso cercato di cambiare protagonista e inoltrarsi in un genere più chiaramente poliziesco, come nel “ Il nido dei calabroni”, nell’ “L’isola dei cani” e nel più recente “ A rischio” o storico criminale, come in “ Jack lo squartatore” con risultati innegabilmente fallimentari e produzioni dozzinali, francamente anche molto al di sotto della mediocrità. Nonostante tutto continuerò la lettura della “saga” di Kay Scarpetta, l’anatomo-patologa più famosa e lo farò senza tema di essere lasciata in solitudine, lasciandomi trasportare dalla sempre snella e fluente scrittura della Cornwell. Scavalcherò così la delusione di sbrigativi epiloghi e sboccianti incongruenze, di trame screziate di incoerenza, di dubbiose comparsate, per non dover tagliare i fili di una storia affettiva che, nel ricordo di tempi migliori, ha avuto il pregio di saper catturare oltre me, milioni di lettori in tutto il mondo.

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La "saga" di Kay Scarpetta.
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