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Il marchio del diavolo
 
Il marchio del diavolo 2012-02-20 17:01:22 polenta violenta
Voto medio 
 
2.3
Stile 
 
2.0
Contenuto 
 
1.0
Piacevolezza 
 
3.0
polenta violenta Opinione inserita da polenta violenta    20 Febbraio, 2012
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ancora no

E' la prima reazione alla fine che spiega quanto un libro, un film, un album ci sono piaciuti. Quando qualcosa di bello finisce, in genere si rimane silenziosi per circa un minuto sospesi in uno stato a metà tra il mondo materiale e quello immaginario, quello narrato nel libro, suonato nella canzone, mostrato nel film. La sensazione agrodolce di questo momento è una delle più belle esperienze che esistano e quando qualcosa non la fa scaturire allora c'è qualcosa che non è piaciuto.

Cos'è che non è piaciuto (a me personalmente sia chiaro) ne "Il Marchio del Diavolo"?

Innanzitutto, vi dico che si tratta del classico libro nello stile di Glenn Cooper: veloce, scorrevole e anche piacevole. Mischia con discreto mestiere un romanzo d'azione, divagazioni storiche reali e di fantasia e aggiunge quel pizzico di esoterico che piace a tutti.

E fin qui ci siamo, ma se il momento di trance io non l'ho avuto ci deve essere un perchè. Innanzitutto il difetto di fondo: la protagonista è una suora! Cioè va bene tutto, ma una suora innanzitutto toglie un pò di appeal al personaggio (anche se è uno stereotipo preferisco il classico sbirro solitario che gioca secondo le sue regole), lo castra, non gli da quel qualcosa che lo renda vicino a noi o che ce lo renda un pò più simpatico. C'è solo questa suora che non fa altro che lamentarsi, pregare e desiderare di tornare al proprio convento....

Altro difetto da non sottovalutare: per essere un romanzo di azione-thriller le scene di tensione sono pochissime e concentrate tutte nel finale. Quelle che ci sono non sono neanche riuscite tanto bene. Dan Brown, Tom Knox e il primo Maxime Chattam sono ancora di un livello irraggiungibile per Glenn Cooper.

La storia di per se è fin troppo semplice, come lo è lo stile. Va bene, questo favorisce una lettura più scorrevole; ma qualche colpo di poesia come una similitudine su un panorama o una metafora su un'emozione sono quelle cose che distinguono un buon scrittore da un grande scrittore. Parafrasando una celebre canzone di Cocciante, questo libro è bello senz'anima. Piacevole da leggere, una bella distrazione durante un viaggio in treno, una bella alternativa alla televisione ma niente più.

Forse cooper dovrebbe tornare a fare lo sceneggiatore, se la cava di sicuro molto meglio.

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Commenti

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Per il discorso della suora ti dò ragione, anche a me non piacerebbe un personaggio così...
Cordiali saluti.
Gineisa
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