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La bibbia del diavolo
 
La bibbia del diavolo 2013-07-18 16:57:06 Zine
Voto medio 
 
4.5
Stile 
 
4.0
Contenuto 
 
4.0
Piacevolezza 
 
5.0
Zine Opinione inserita da Zine    18 Luglio, 2013
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La sapienza universale

La sete di conoscenza è uno dei tratti distintivi della mente umana. Per ottenere la Conoscenza e il potere che ne deriva, gli uomini hanno sorpassato i propri limiti, hanno scatenato guerre e messo in discussione religioni. Adamo ed Eva, nella tradizione veterotestamentaria, sono stati cacciati dal Paradiso Terrestre per aver assaggiato indebitamente dall’Albero della Conoscenza.
Esiste (nella realtà, non solo nella finzione letteraria) un testo misterioso e affascinante chiamato Codex Gigas. Esso è un manoscritto illustrato di immani dimensioni, redatto nelle vicinanze di Praga da un monaco penitente (probabilmente attraverso venti e più anni di lavoro), entrato nella multiforme collezione dell’imperatore alchimista di Praga, Rodolfo II d’Asburgo, e passato successivamente nella mani degli svedesi durante la Guerra dei Trent’Anni.
Il testo si poneva l’ambizioso, quasi eretico proposito di racchiudere in un singolo testo l’intero scibile della conoscenza umana ed è famoso per una peculiare illustrazione del demonio, accompagnata da alcune pagine scurite in maniera misteriosa, cosa che ha dato origine al nomignolo “Bibbia del Diavolo”.
E’ da questa curiosità storico-artistica e dal desiderio di narrare un periodo ben definito dell’Impero Asburgico che nasce “La Bibbia del Diavolo” di Richard Dübell, edito in Italia da Piemme, a metà tra il romanzo storico e il mistery esoterico. L’autore confessa che, in origine, il suo scopo era narrare del controverso sovrano che fece di Praga la capitale della magia, dell’alchimia e dell’astrologia, passando alla Storia come un collezionista maniacale (celeberrima la sua Wunderkammer, le cui meraviglie sono ormai sparse un po’ in tutta Europa) e un pessimo governante. Si è trovato, alla fine, a contare maggiormente sui personaggi nati dalla sua fantasia, i quali però si muovono in un mondo realmente esistito, a fianco di personaggi di indubbia valenza storica, politica e religiosa.
La Bibbia del Diavolo, scritta da un monaco penitente che ha stipulato un patto col demonio, è un terribile concentrato di conoscenza volta al Male. Esiste un Ordine di monaci il cui compito è custodirla e nasconderla a chiunque, anche in seno alla Chiesa stessa. I giovani Agnes, Cyprian e Andrej, ognuno per propri motivi, vengono coinvolti nella lotta sanguinosa per il possesso di questo codice, trovandosi infine a combattere insieme per la propria vita e affinché esso non cada nelle mani delle anime traviate che lo stanno cercando per utilizzarne l’infinito potere.
La prosa di Richard Dübell è estremamente piacevole, immediata, senza né fronzoli né tentativi di educare il lettore offrendogli dettagli storici a mucchi, bensì inserendo una panoramica della situazione sociale e territoriale legata al progredire della trama, che rimane centrale e mai messa da parte a favore di lunghe descrizioni. Questo porta a conoscere l’Impero e il clima della Controriforma in modo progressivo, mai invadente, come se si narrasse di un qualunque mondo fantastico da scoprire poco a poco e non di un periodo storico da insegnare come se si fosse a scuola.
I dialoghi sono molto spontanei, vivaci, decisamente moderni, senza alcun tentativo di renderli più ricercati o arzigogolati nell’illusione di offrire in tal modo la sensazione di trovarsi in un passato lontano. Questo permette un’affezione immediata ai personaggi, senza alcuna barriera dovuta alla lontananza temporale e culturale.
Una particolarità di Dübell è nel suo suggerire più volte gli avvenimenti, invece di raccontarci ogni singolo istante. Spesso la vicenda si dipana per episodi, con parentesi di silenzio su ciò che è accaduto nel frattempo; di questi avvenimenti non narrati si ha notizia tramite accenni successivi. Questo modo di raccontare può non essere gradito a chi è abituato a seguire una narrazione lineare e dettagliata, ma possiede un suo fascino (pare di seguire un testo teatrale, che ovviamente pone l’attenzione solo sui fatti salienti della vicenda, o i frammenti di un sogno). Anche l’ormai abusato tema delle oscure trame di alcuni rami della Chiesa Cattolica non risulta troppo fastidioso né eccessivamente stereotipato.
Un bel connubio di Storia e Mistero, una boccata d’ossigeno tra i tanti romanzi dello stesso genere che hanno fatto “flop”.

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