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Joyland
 
Joyland 2013-10-16 05:57:34 Marta*
Voto medio 
 
3.0
Stile 
 
3.0
Contenuto 
 
3.0
Piacevolezza 
 
3.0
Marta* Opinione inserita da Marta*    16 Ottobre, 2013
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Mi viene voglia di lavorare al luna park!!!

CONTIENE SPOILER

Penso di aver letto tutto di Stephen King, finora, a parte pochissime
eccezioni. Ogni suo libro è un universo a se stante, con le sue regole e i suoi svolgimenti.
In tantissime storie assistiamo all’irruzione di presenze inquietanti,
fantasmi, creature ostili di altri mondi nella vita di ignari esseri
umani, portando angoscia e morte, ma ogni volta è come se fosse la prima
volta.
Joyland non fa eccezione.
Devin Jones, l’io narrante, incomincia rievocando l’estate del 1973, quando
era un universitario squattrinato di ventun’anni, alle prese con diversi
problemi spinosi e molto tipici di quell’età. Trovare un lavoro temporaneo
sufficiente per pagarsi gli studi, approfondire la conoscenza della sua
sfuggente fidanzatina, restia a passare a familiarità più complete,
trovare un posto dove abitare, possibilmente vicino al lavoro, capire cosa
fare “da grande”.
Devin risolve il primo dei problemi presentandosi al parco divertimenti di
Joyland, per lavorare come tuttofare, insieme ad altri ragazzi e ragazze
della sua età. Ben presto imparerà che Joyland non è un normale parco di
divertimenti e che non sta al passo con i tempi come Disneyland, ma è un
posto dove si vende divertimento ed improvvisazione alla gente e solo un
"Allegro Aiutante" può realizzare tutto questo.
Quasi contemporaneamente risolve il terzo, affittando una stanza presso la
pensione della signora Emmelina Shoplaw, vedova di un capocantiere del
parco di divertimenti, conoscitrice particolarmente approfondita della
storia di Joyland.
Joyland ha un segreto che la signora Shoplaw conosce bene: quattro anni prima una ragazza, Linda Gray, venne uccisa dal fidanzato alla fine di una gita proprio a Joyland. Il suo cadavere venne ritrovato vicino all’attrazione horror del Castello del Brivido, e da quel momento si mormora che il fantasma “reale” della vittima si aggiri proprio in quella zona del parco, ma non sono molti quelli che l’hanno avvistato, e quando questo capita, nessuno ne parla volentieri.

Devin si ritrova immerso in una nuova vita frenetica, che lo aiuta a sopportare un po’ meglio l’improvviso abbandono della fidanzata, senza spiegazioni, ed effettuato in modo subdolo.
Fino a questo punto, il tono della narrazione e gli eventi descritti lasciano intendere una situazione squallida, dove la mancanza cronica di denaro, la difficoltà di trovare il proprio posto nel mondo, dipingono una vita che è pura lotta per la sopravvivenza. Il lettore si ritrova a compatirlo, per poi meravigliarsi subito di come sia un vincente, suo malgrado. Quasi impercettibilmente, il tono della narrazione cambia; mentre la realtà diventa più solare e più positiva, la dimensione ultraterrena, introdotta dal fantasma, comincia a farsi sotto. Devin, colto da un’intuizione improvvisa che gli permette di ribaltare una situazione potenzialmente disastrosa, riesce a diventare una delle
attrazioni più importanti del parco, nei panni pelosi e caldissimi di Howie, il cane lupo simbolo del parco. Devin guadagna, lavora bene, è apprezzato, fa amicizia con una coppia di ragazzi, Erin e Tom, con cui allaccia un rapporto duraturo, si fa benvolere. Ma Linda Gray è ancora lì. Il fantasma della donna si aggira all’interno del castello del Brivido. Devin scoprirà con l’aiuto dei suoi
amici che l’uccisione di Linda Gray non è un caso isolato ma solo l’ultima vittima di un killer spietato che segue un suo modus operandi e deciderà di svelare il mistero che si cela dietro a queste uccisioni.
Intanto crescono le voci su di lei, le persone che frequentano il parco dei divertimenti sperano di vederla, per poi raccontarlo agli amici. Ma lei non si fa vedere facilmente, e quando lo fa, il terrore che incute è profondo e totale. Lo stesso Devin vorrebbe vederla, ma lei sceglie il suo amico Tom per manifestarsi, segnandolo per sempre. Perché si manifesta? Cosa vuole? Sono interrogativi
cui Devin non sa rispondere, ma dopo poco tempo conosce qualcuno in grado di dargli delucidazioni: Mike Ross, un bambino di circa dieci anni, affetto da una terribile forma di distrofia di Duchenne, che lo costringe per la maggior parte del tempo su una carrozzella e pochissimi anni ancora di vita. E’ un personaggio particolarmente importante, che Stephen King introduce a suo modo, come se fosse un semplice comprimario. E’ tipico del suo modo di scrivere: ciò che è straordinario, nei suoi romanzi, entra dalla porta posteriore, dimesso, quasi distrattamente. Mike Ross è un bambino molto speciale, e non solo per la sua malattia mortale; è un sensitivo e ha una splendida madre trentenne, figlia ribelle di un predicatore molto ricco e famoso, ex-campionessa di tiro a segno. Per quanto debole e costretto a chiedere l’aiuto altrui per muoversi, sarà proprio Mike a salvare Devin dal brutale faccia a faccia con l’assassino di Linda Gray, da lui scoperto quasi per caso.

Probabilmente la trama non è tra le più originali, nemmeno cercando nella produzione oceanica di Stephen King. Essendo uno scrittore di horror, la dimensione che ci fa visitare è popolata soprattutto da fantasmi, vampiri, demoni, cose cattive. E anche i personaggi, riecheggiano diversi “fratelli maggiori” già emersi, come il piccolo sensitivo Danny Torrance
di Shining, il giovane paraplegico Marty Coslaw di Unico indizio la luna piena, o i bambini di It.
In questo romanzo l’autore non vuole affastellare troppi avvenimenti, non
vuole fornire troppi perché, e ha corretto leggermente il tiro nei suoi personaggi. Il fantasma non è il male invasore, da una qualche dimensione oscura: è un segnale del male originato da un disprezzo completamente umano per la vita altrui.
Questo di Joyland é un King rilassato. Niente mostri a turbare i nostri sogni o spargimenti gratuiti di sangue, ma solo poesia velata da una coltre di mistero.
Un mondo in cui la paura si mescola alla purezza di sentimenti quali l’altruismo, la bontà d’animo o l’onestà.
È uno Stephen King nostalgico quello che ci troviamo a leggere, uno storyteller che riesce con il suo stile impeccabile a vendere sogni ed emozioni al lettore. È un romanzo di formazione, una sfida di King verso se stesso nel lanciarsi nel genere thriller che può far storcere il naso a
chi si aspettava un lavoro più complesso e pieno di suspance.

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Stephen King
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