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Chi perde paga
 
Chi perde paga 2015-09-29 15:07:40 Valerio91
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Valerio91 Opinione inserita da Valerio91    29 Settembre, 2015
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Il nome, non fa il capolavoro

Avete degli artisti che per voi rappresentano una "garanzia"? Quelli che magari tra un lavoro e l'altro fanno passare anni (che a noi sembrano secoli), ma una volta che l'attesa è finita questa viene ampiamente ripagata? Geni che vanno sempre oltre le aspettative, sempre in grado di superarsi anche se può sembrare impossibile. Cristopher Nolan? Un film ogni due anni, sempre più geniale. I Coldplay? Un album ogni tre anni, un capolavoro dopo l'altro.
Questo discorso vale anche per i grandi della letteratura, ovviamente. Ma cosa accade quando questi cedono allo strapotere dei soldi e del marketing? Probabilmente quello che è accaduto a Stephen King. Sfornare due libri all'anno non può che incidere negativamente sulla qualità dei suoi lavori, che riescono a mantenersi su un livello medio solo perchè l'autore rimane di comunque alto livello.
Però, l'impressione che per far soldi ci si stia privando di capolavori che potrebbero essere partoriti con più calma, è palese.
I tempi di 22/11/'63 sono lontani, eppure non si tratta di secoli fa.

Con questa premessa, eccomi qua, a recensire il secondo capitolo della trilogia (thriller?) di Stephen King, che ha come protagonista il detective in pensione William K. Hodges, sequel del tanto discusso e criticato "Mr. Mercedes".
Sono stati fatti passi avanti? Vi chiederete. Più o meno, vi dirò io.
Rispetto al suo predecessore, "Chi perde paga" presenta nella trama un pizzico di originalità in più, nonostante ripresenti un idea che l'autore ha già trattato in passato in "Misery non deve morire". Chissà se lo scrittore non nasconda una reale paura di essere rapito o addirittura ammazzato da uno dei suoi fan più accaniti. Di questo passo, il rischio aumenta.
"Chi perde paga" è più originale del suo prequel, ma ugualmente privo di grossi colpi di scena e con troppe forzature volte a compiacere i lettori più "sentimentali". Quest'ultimo aspetto cozza irrimediabilmente con la definizione di Hard-boiled, che è il genere (a quanto pare) associato a questa trilogia.
Quasi inutile aggiungerlo, ma lo stile di King è come al solito ottimo, senza sbavature, piacevole, ma forse un tentativo di essere più ricercato e meno semplicistico sta iniziando a diventare necessario, perchè il rischio di stufare definitivamente i lettori si sta accentuando.

Il libro è diviso in due: la storia vera e propria ha inizio nel 1978, quando un'acclamato e solitario scrittore, John Rothstein, viene assassinato da un rapinatore, che è anche un suo accanito fan e lo accusa di aver rovinato la sua più famosa trilogia, quella de "Il fuggiasco", con il terzo capitolo della serie. Un ottimo motivo per sparargli un colpo in testa, più o meno la stessa reazione che ho avuto io nei confronti del regista di Alien 3.
I taccuini rubati allo scrittore defunto contengono due romanzi che fanno da seguito al terzo libro de "Il fuggiasco", ma prima che possa leggerli, l'assassino viene sbattuto in galera per un altro crimine commesso da ubriaco. Passeranno trent'anni prima di scoprire che i taccuini che ha nascosto e atteso di leggere per tutti quegli anni, sono stati trovati da un ragazzino. Questo scatena la sua furia assassina. In tutto questo, il presunto protagonista William Hodges ha un ruolo quasi secondario. Il suo personaggio non subisce alcun tipo di evoluzione, nè viene approfondito alcunchè sulla sua personalità o il suo passato. Ma dopotutto, compare per meno di metà libro. Questa non è certo una scelta felice per qualsiasi romanzo, figurarsi per una serie a più capitoli.
Abbiamo di fronte pura letteratura di intrattenimento e niente più, ma da scrittori del calibro di Stephen King è assolutamente lecito aspettarsi di più, ed è proprio da questo che nasce la delusione e non dalla qualità del romanzo in sè, perchè non è comunque da buttare.
Da qui la mia valutazione finale, che forse vi aspettavate più spietata, date le mie parole. Ma bisogna essere oggettivi e scorporare in minima parte l'opera dall'autore.
Per concludere, un mio breve pensiero rivolto a lui.
Caro King, torna nuovamente a osare, perchè questa trilogia, a meno di un finale capolavoro che a questo punto risulta molto improbabile, non resterà nella storia come quella del tuo John Rothstein. Ma noi siamo certi che puoi fare molto, molto di più.

"Nella vita non ti viene regalato nulla e anche il vascello più resistente ai marosi è destinato ad affondare, glu glu glu. Secondo Hodges, l'unico modo di pareggiare i conti consiste nello sfruttare al meglio ogni giorno, sforzandosi di restare a galla."

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Thriller in generale.
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Commenti

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22/11/'63.... Che capolavoro ...e che nostalgia!!
Ottima recensione, non lo leggerò! ;)

Ciao, faye
In risposta ad un precedente commento
Valerio91
09 Gennaio, 2016
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Eh già, quello sì che era un capolavoro. Quello sì che era King.
Grazie per i complimenti, Faye.

Vale.
McLennon
13 Aprile, 2016
Ultimo aggiornamento:
13 Aprile, 2016
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Bella recensione..
Solo una cosa non condivido, ossia che i Coldplay sfornino ogni tre anni un capolavoro ;)

I capolavori sono altra cosa.

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