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La guardarobiera
 
La guardarobiera 2017-11-22 13:40:08 68
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68 Opinione inserita da 68    22 Novembre, 2017
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Il volto dell’ amore perduto e della follia amoros

Inghilterra, 1947, un paese vincente ma ancora al verde mostra il proprio volto intristito dai residui postbellici mentre un gelido inverno imperversa su Londra, alle prese con smog, ruderi, vestiti logori e cibo scadente, topi e crateri di bombe.
È qui che si piange la morte inattesa di una star del teatro, Charlie Grice, compianto ed amato da concittadini e colleghi, dal dolore inconsolabile della algida e bellissima moglie Joan, ebrea di nascita, e della talentuosa e fragile figlia Vera.
La disperazione di Joan, guardarobiera al Beaumont Theatre, la spinge in un baratro di negazione convincendola che Charlie non sia completamente morto; in fondo sono stati inseparabili per ventisette anni, due parti di un tutto, ed oggi, in questi tempi di freddo, bisogno e lutto lui non è più qui a guidarla. Quando tornerà a casa ?
Lei è arrabbiata e spaventata e non vorrebbe che ascoltare di nuovo la sua dannata voce. È una donna forte che ha da sempre considerato il lavoro come il compito di una vita non ammettendo la vaghezza e l’ imprecisione ne’ il nebuloso contorno delle cose.
Inizialmente avrà la tendenza ad assumersi la colpa di quello che è stato, anche se in ogni tragedia è assente qualsiasi volontà che comincerà a vedersi solo nel contorno più chiaro delle cose.
Poi un’ idea, al confine tra paranoia e realtà, che Charlie sia morto e sopravviva nel corpo di un altro, un certo Daniel Francis, attore di scarso successo che ne reinterpreta il ruolo nello spettacolo che era di Charlie e la certezza che in lui risieda l’ anima del defunto.
Ed allora comincia un’ altra storia, una frequentazione sempre più assidua ( tra Joan e Daniel-Charlie ), la ricerca del passato, la raffigurazione di un presente che si vorrebbe diverso, un progressivo livello di confidenza ed intimità che farà vacillare e cadere ogni supposizione, quel cominciare a vedere il mondo da una prospettiva diversa.
Il ritrovamento di una spilla insinuerà nuovi dubbi corroborati da reiterate certezze ed una narrazione che si è spinta in avanti con altri scenari proposti dalla propria immaginazione.
Da semplice contenitore di Grice Frank aprirà un insanabile strappo, la progressiva apparizione dell’ uno offuscherà l’ altro ed un terribile dubbio risolto.
Agli occhi di Joan finalmente Frank si è fatto uomo, ma in primis rimane un attore, proprio come Vera, ed entrambi conservano una certa riluttanza a togliersi quel vestito di dosso, forse perché sotto non hanno poi molto.
Uno spettacolo teatrale in preparazione, la propria vita rinata, la figura di Grice che ha lasciato solo una maschera di se’, così fedele al proprio lavoro di artista, ma forse era stata tutta una recita e lui era sempre stato altrove. Ed allora dove inizia la finzione e dove si spegne, quale la realtà e la sua rappresentazione, e la rappresentazione di cosa?
Forse Charlie non era semplicemente un uomo al quale aggrapparsi, ma solo un’ idea di qualcuno che Joan avrebbe potuto e voluto amare per sempre, che invece si era nutrito di odio e violenza.
Ma c’è una voce che improvvisamente ritorna e continuerà a perseguitarla, abbandonandola ai profumi dell’ alcool e della follia, dolce e terribile consolazione.
E che ne sarà di Vera, quella figlia problematica che sin da bambina aveva respirato il teatro ed alla quale era stato instillato il senso del gusto, ossessionata dalla figura paterna e da quella terribile coercizione a dovere competere e primeggiare dalla quale non riusciva a sottrarsi?
Ed allora solo confusione, ed uno spettacolo consolatorio, ma anche un senso di rinascita e lo sbocciare di un talento tra passato presente e futuro ( Vera ), la rinuncia di se’ per il pubblico, il desiderio di gloria, la ricerca di un consenso ed il fallimento di una vita, mentre la propria coscienza ogni tanto ritorna ( Frank ).
Al di fuori del palcoscenico incombe la crudeltà della vita ed un fantasma interiorizzato è ormai assidua presenza ( per Joan ), la propria ossessione pazzia manifesta, mentre il mondo sorride ed applaude una rappresentazione scenica ( lo spettacolo ) con un fallimento in vista ( la vita ).
Si finisce con il domandarsi : quale il vero spettacolo e con quali protagonisti? Tutto è solo una grande rappresentazione scenica? Ed il palcoscenico della vita alla fine dove ci porta?
Un thriller psicologico dai contorni noir, un viaggio nel groviglio di una mente continuamente percossa da incredulita’, dolore, lutto, rabbia, follia, perversione, ma anche capace di amore, tenerezza, paura, piacere, in un sottile confine tra normalita’ e follia, la stessa che include realtà e recita, arte e vita, e quel continuo e misterioso ribaltamento di ruoli.
Questo è’ un McGrath piuttosto romanzato, una trama scandita da una traccia precisa e ben sviluppata, con personaggi meno totalizzanti ed includenti, in taluni casi poco presenti, anche se Joan, la indiscussa protagonista, possiede la folle profondità e la ossessiva ed oscura indefinitezza del McGrath a noi più noto e gradito.

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Commenti

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Mi hai preceduta, è la mia attuale lettura in corso insieme a Gleen Coopert. :-)
Anch'io lo sto leggendo! Ciao
Mi sa proprio che me lo segno;)
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68
24 Novembre, 2017
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Mi è piaciuto, anche se altri McGrath ( vedi “ Spider “) sono superiori Attendo il tuo commento
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68
24 Novembre, 2017
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Questo autore mi è sempre piaciuto per l’ indagine psicologica e la “ follia “ dei suoi personaggi Attendo la tua valutazione come sempre arguta e ricca di spunti di interesse
In risposta ad un precedente commento
68
24 Novembre, 2017
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Io personalmente lo consiglio, interessante il tema e, come sempre, la rappresentazione psicologica dei personaggi, anche se altri McGrath erano preferibili; ciao
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