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La verità e i fantasmi della guerra
Un romanzo teatrale quello che porta la firma di Patrick Mc Grath, che si intitola La guardarobiera, edito dopo tantissimi successi da Follia a Martha Peale a Trauma.
E’ spettrale l’immagine che emerge di Londra in questo romanzo. Siamo nel gennaio 1947, e fa molto freddo, la città è devastata dai bombardamenti, palazzi distrutti, priva di carbone, di farina di whisky e di soldi, ovunque,
“smog, ruderi, vestiti logori, cibo scadente, crateri di bombe e topi.”.
La protagonista è “la guardarobiera” Joan Grice, sconvolta dalla morte improvvisa del marito, primo attore teatrale Charlie. Lei è:
“una donna stupenda. Una donna di straordinaria bellezza, senz’altro, e formidabile. Aveva i capelli neri senza un filo d’argento. Li portava tirati indietro con una certa severità, per meglio gettarsi sul mondo come una falce. Alta quanto il marito defunto e di corporatura snella, il viso era pallido e scolpito, col mento alto, e i lineamenti modellati in una pietra dura e bianca; l’effetto certe volte era ieratico. Ma, oddio, aveva i denti inguardabili! Gialli, neri alla radice, e tutti storti. (…) aveva una sua profonda riluttanza a sorridere”.
Suo marito Charlie Grice è un attore famoso, morto in circostanze misteriose e poco chiare,
“i suoi gesti di umanità e di magnanimità. A volte era brusco con lei, aveva un carattere irascibile, i suoi sbalzi di umore. Era un fuoco di fila di aneddoti.”.
Il lutto è troppo e la sua elaborazione ancora lontana a venire. Fino a quando non decide di assistere alla rappresentazione della prima replica di Shakespeare, che era stata di suo marito. Di lì inizia la sua ossessione per il primo attore Frank Stone, trasfigurazione perfetta del marito. Ne diventa amica, la invita a casa e gli offre i vestiti del defunto. Inizia una relazione, disturbata da scoperte tragiche sul passato dell’idolatrato marito. Scopre, infatti, in una tasca del cappotto, cucito con cura, un distintivo neonazista. Chi è stato veramente il suo adorato coniuge? Conosceva veramente chi ha avuto accanto per tanti anni? Per Joan, ebrea, è una scoperta che travolge i ricordi, le emozioni e l’esistenza. E la scoperta di una rassomiglianza lugubre tra Frank e Charlie diventa asfissiante, al punto di prevedere l’esistenza di uno spirito maligno calato all’interno del giovane, per continuare a distruggerla. Le vecchie paure della guerra e degli antisemiti, il guardaroba pieno di fantasmi, l’amore/odio, l’ossessione, la delusione, la gelosia poi operano di netto.
Ciò che più mi ha colpito è la scelta del personaggio “guardarobiera”: le sue attenzioni per i vestiti e per coloro che li indossano. La guardarobiera è colei che li aggiusta, li mette in posa, li studia e li cataloga. In quei vestiti lei è convinta che viva lo spirito di chi li indossa, per questo fa di tutto perché il nuovo attore indossi quelli del defunto marito. E’ una trasfigurazione che non può non affascinare.
L’altro argomento pregnante e altrettanto inquietante del libro è il tentativo di rinascita del nazismo avvenuto nei primi anni del dopoguerra, narrato con precisione. Infatti: durante la Seconda Guerra mondiale i leader del British Union od Fascists erano stati imprigionati. Ma continuarono a covare le loro passioni, non accorgendosi di ciò che era accaduto intorno a loro. Quando vennero scarcerati erano convinti di poter nuovamente diffondere le loro nefandezze a Londra. E per questo ci furono persone che scesero in piazza per arginare il fenomeno. In particolare i membri appartenenti al The 43 Group che combatterono contro la diffusione delle Camicie Nere di Mosley.
Una lettura profonda, avvincente, di grande spessore narrativo.