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American Psycho
 
American Psycho 2022-08-17 13:18:18 archeomari
Voto medio 
 
3.3
Stile 
 
5.0
Contenuto 
 
4.0
Piacevolezza 
 
2.0
archeomari Opinione inserita da archeomari    17 Agosto, 2022
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Mi sento di merda, ma ho un aspetto magnifico

“(…)io semplicemente sono altro. È dura per me avere un senso, a qualsiasi livello. Io sono un prodotto, un’aberrazione. Sono un essere umano non accidentale. La mia personalità è abbozzata, informe, la mia crudeltà è radicata e persistente. La mia coscienza, la mia pietà, le mie speranze sono scomparse tanto tempo fa (probabilmente a Harvard) ammesso che siano mai esistite. Non ci sono piú barriere da superare. Non me ne importa nulla di tutto quello che ho in comune con i pazzi e i deliranti, con i perversi e i malvagi, sono oltre tutto il dolore che ho causato e anche oltre la totale indifferenza che ho provato. Ciò nonostante, mi tengo ancora saldo a un’unica, squallida verità: non si salva nessuno, non c’è redenzione per nessuno. Dunque non mi si può biasimare”.


“American Psycho”uscì negli USA nel 1990 quando Bret Easton Ellis aveva ventisei anni - quasi la stessa età Patrick Bateman, il protagonista del romanzo - e già due opere al suo attivo.

Disturbante, terribile, provocatorio (?), violenza gratuita su animali, bambini, senzatetto, ragazze vivisezionate…personaggi superficiali senza filtro critico che, ricchi come Creso, frequentano esclusivamente locali chic, palestre a’ la page, preoccupati solo degli abbinamenti giusti per i loro abiti firmati…un elenco di firme, ogni capo riporta marca, spesso anche il prezzo e il luogo dove sono stati comprati.
Gioventù bruciata nel vuoto cosmico, generazione juppie anni ‘80 tesa verso il consumismo, gli sprechi, le apparenze, un edonismo senza valori: questo è lo spaccato di vita americana dell’epoca.
Diventare un uomo di successo, riuscire a prenotare un tavolo al Dorsia dove poter incontrare il suo idolo, Donald Trump, avere sempre i capelli a posto (una vera ossessione, maniacale), riuscire a non perdersi le puntate di Patty Winters Show e i suoi casi umani, portarsi a letto le migliori ragazze corpoduro, continuare a vivere senza un vero scopo, ma sopravvivere a tutto sniffando righe di coca.

“(…) quando vedo una bella ragazza camminare per strada penso a due cose. Una parte di me vorrebbe uscire con lei e parlarle ed essere davvero dolce e tenero e trattarla come si deve –. Mi fermo e mando giú il mio J&B tutto d’un sorso.
– E l’altra parte che cosa pensa? – domanda Hamlin, curioso.
– Che effetto farebbe la sua testa infilzata su un palo, – dico.”

Il libro è scritto in prima persona, siamo nella mente malata del protagonista, che verso le ultime pagine sbanda e parla di se stesso in terza persona chiamandosi per nome. È un romanzo, come si direbbe adesso, totalmente “fuori”, folle, con discorsi/riflessioni troncati all’improvviso, per rendere l’idea dello stato mentale spesso confuso di Patrick, che lasciano il lettore perplesso.
La narrazione è lineare, senza salti temporali all’indietro, ma solo in avanti. Scene di sesso esplicito, torture: lettura poco piacevole per molte persone, per questo sconsigliato.

Ho apprezzato la capacità dello scrittore di entrare nella mente malata del protagonista e scandagliarla nei suoi più intimi recessi e questo ha un prezzo per il lettore: pagine che non vorresti leggere tanto sono urticanti, stomachevoli, deplorevoli. Tutto ciò “scende giù” nonostante qualche sforzo grazie all’ironia, allo humor nero, qualche scena grottesca. Patrick è un bellissimo ragazzo, curato, colto, ricchissimo, sempre alla moda, amato dalle donne e…da qualche “checca”. Un giovane cui non manca niente…tranne la felicità e il sentirsi amato.


Interessanti le considerazioni sulle storiche rock band, sulla discografia di Whitney Houston (il protagonista ne parla in capitoli a parte, come se fossero degli intermezzi, degli stacchi della storia) consigli di bellezza, di marche di cosmetici e di moda, altre assolutamente non condivisibili in quanto razziste maschiliste, omofobe:

“(…)ho scoperto che si trattava di una cosa chiamata «Gay Pride», la parata dell’orgoglio omosessuale, e mi è venuto il voltastomaco. Orde di omosessuali marciavano orgogliose giú per la Quinta Avenue, con triangoli rosa ricamati su giacche a vento color pastello, in alcuni casi addirittura tenendosi per mano, e in genere cantando stonati e tutti in coro Somewhere. Sono rimasto lí a guardarli davanti alle vetrine di Paul Smith, sconcertato eppure affascinato, con la mente che si ribellava all’idea che un essere umano, un uomo, potesse sentirsi orgoglioso per il fatto di sodomizzare un altro uomo(…)”

È un libro dalla scrittura interessante, ma che sconsiglio vivamente ai deboli di stomaco.
Non è imperdibile.

Indicazioni utili

Lettura consigliata
  • no
Consigliato a chi ha letto...
La lettura del libro richiede di anestetizzare la propria sensibilità verso l’uomo e gli animali
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Ciao Marianna, non fa per me...
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