Dettagli Recensione
Un libro che è un riparo
In questo libro dei Baltimore, l’autore rovescia il registro con cui si è fatto conoscere: dal crimine investigativo de “La verità sul caso Harry Quebert”, passa ad una saga familiare intima e malinconica, raccontata con la voce di Marcus Goldman, scrittore che cerca risposte dentro e fuori di sé. La storia è raccontata con uno stile immersivo, dove l’infanzia e la nostalgia diventano paesaggio interiore, si snoda attraverso rapporti intensi, di incrollabile amicizia e familiari, e promesse di eterna fedeltà. Salta fra due rami di una stessa famiglia: i modesti Goldman di Montclair e i scintillanti Goldman di Baltimore. I secondi incarnano l’eccellenza, l’euforia adolescenziale, finché qualcosa di oscuro, già in agguato, frantuma l’incanto. La narrazione gioca ad incastri tra passato e presente: flashback calibrati che ricompongono l’estate idilliaca, con il peso sempre più opprimente della “Tragedia” a cui si accenna, senza svelarla del tutto. Un meccanismo di suspense lento ma efficace, che inchioda il lettore in quella scia di ricordi mescolati alla consapevolezza adulta e che comunque ci insegna che molto spesso si può ricominciare a vivere quando si smette di rivangare il passato. La forza del romanzo risiede nei suoi personaggi: figure vivide, che portano con sé contraddizioni e desideri autentici. Lo stile è avvolgente, capace di emozionare senza cadere nel melodramma, a volte un po' ridondante, ma progettato per scavare nelle relazioni e nelle illusioni infrante, per insegnarci che la felicità è essere in pace con quello che si ha, e che nello stesso tempo non bisogna mai smettere di sognare, perché è una forma di rinuncia alla vita. Il libro è un invito a guardare oltre la facciata dorata della famiglia ideale. È un romanzo che ricuce i ricordi nell’oggi, con una delicatezza che nello stesso tempo ferisce e resta. Con la potenza del messaggio dell’importanza di saper perdonare e saper perdonarsi.





























