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La vedova scalza
 
La vedova scalza 2011-08-22 00:55:42 Ophélia Queiroz
Voto medio 
 
2.8
Stile 
 
3.0
Contenuto 
 
2.0
Piacevolezza 
 
3.0
Ophélia Queiroz Opinione inserita da Ophélia Queiroz    22 Agosto, 2011
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La vedova scalza

Libro difficile da valutare.
Partiamo dalle lodi: lo stile è originale, escludendo qualche occasionale uscita dalle righe, ha momenti di grande felicità, e riesce ad essere poetico ma con spietatezza, come piace a me. Essendo sarda ho potuto apprezzarlo a pieno, anche nelle sfumature dialettali spesso presenti, ma penso che risulti più o meno comprensibile anche a chi il sardo non lo conosce. L'autore ha fatto un ottimo lavoro per quanto riguarda la lingua, e ha reso magistralmente quella che è la "sintassi tipica sarda".
La trama è avvincente, drammatica, le riflessioni piene di rabbia e fierezza della protagonista si alternano a momenti di azione concitata, senza avarizia di dettagli anche nei particolari più brutali delle vendette barbaricine.
Ma la tirata d'orecchie è inevitabile: non se ne può più di questo cliché della Sardegna vista come una terra aspra e selvaggia, culla delle più ancestrali tradizioni. Su questo si è scritto troppo. C'è chi l'ha fatto a mio parere in modo mediocre e convenzionale, come la Deledda (nonostante sia stata lei ad aprire questo sovraffollato filone non ho alcuna stima delle sue opere, considero il suo un premio Nobel assolutamente immeritato), e chi è stato un po' più sottile e valido, come Satta con "Il giorno del giudizio". Indipendentemente dai risultati è la tematica che ormai è usurata. Si pensa che sia questo che il consumatore vuole dalla letteratura sarda (parlo di consumatore, appunto, neanche di lettore), e quindi si offre il solito prodotto: banditi, monti, faide e natura selvaggia. Questo è un volto della Sardegna ormai falso, esaurito, soltanto qualcosa purtroppo continua a sopravvivere nella mentalità di pochi, in paesi chiusi in se stessi che usano la tradizione come scudo contro lo sviluppo e contro qualsiasi forma di apertura. E allora smettiamola di alimentare questi miti così negativi, così sorpassati, buoni soltanto per attirare un po' di attenzione morbosa dei turisti.
Se volete sapere com'è sul serio la Sardegna, leggete Soriga, leggete Sardinia Blues...Troverete meno folklore, ma uno sguardo un po' più acuto e sincero.

Indicazioni utili

Lettura consigliata
  • no
Consigliato a chi ha letto...
a chiunque... con la premessa che è un romanzo formalmente discreto, ma pieno dei soliti sfruttatissimi cliché.
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51
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Commenti

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ciao Ophèlia sono nuova del forum e leggo ora la tua opinione.Mi piace chi esce dal coro. Io ho letto il libro e mi è piaciuto e ne ho scritto anche un'opinione abbastanza buona eppure ora che ho letto la tua di donna sarda mi sento abbastanza spiazzata:capisco di dover approfondire.Leggerò sicuramente gli autori da te suggeriti.
Io amo molto Grazia Deledda sai? Ma in effetti non per la descrizione che fa della sua (e tua) terra, ma per la bellezza dei ritratti femminili che fa e per la delicatezza un pò retrò (beh certo anche lei è bella datata!) con cui descrive i sentimenti.
Ciao Ophelia. Sono sarda come te. La tua opinione è interessante, ma non la condivido. Non penso si possa ridurre il tema di cui hai parlato a un semplice clichè. Credo sia più complesso di così. E' una realtà passata, ma che ha caratterizzato la storia della nostra isola per troppo tempo, si è incollata nella coscienza collettiva di molti sardi ed è comprensibile che se ne parli. Anche perchè la Sardegna è davvero stata (e fino a pochi decenni fa) un territorio aspro e arido, caratterizzato da quella mentalità. Io vivo nel centro Sardegna, e per quanto certi modi di pensare siano giustamente superati ti posso assicurare che certe sensazioni, certe idee ancora sussistono e non sono state dimenticate. Io, che non approvo minimamente la vendetta barbaricina, leggendo la vedova scalza di Niffoi o il Paese d'ombre di Dessì ho sentito una stretta al cuore, una nostalgia di un qualcosa che se anche non ho vissuto ho sentito profondamente mio. Chiamalo patriottittismo, o forse più appropriatamente senso di appartenenza. Comunque Leggerò gli autori da te suggeriti.
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