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La vita accanto
 
La vita accanto 2012-06-20 13:19:46 Sony
Voto medio 
 
4.5
Stile 
 
4.0
Contenuto 
 
4.0
Piacevolezza 
 
5.0
Sony Opinione inserita da Sony    20 Giugno, 2012
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La vita accanto

Mariapia Veladiano è brava nel trattare un argomento inedito: la bruttezza assoluta, quella che non permette nemmeno di pretendere pietà e che spinge ad accontentarsi solamente di un po’ di affetto, considerato addirittura quasi miracoloso se concesso.
L’autrice usa la leggerezza di un pennello, mentre tratteggia il venticello che alza lieve le tende delle grandi finestre della casa di Rebecca, mentre fa scorrere il fiume Retrone e ci accompagna nella città di Vicenza, nei quartieri del centro, tra i suoi palazzi e poi su, sotto i portici, verso Monte Berico. Chi ci vive, riconosce ogni via e ogni caratteristica. Non solo, poeticamente il lettore riesce a sentire i profumi e gli odori e, soprattutto, tutte le note musicali dei pianoforti toccati dalla protagonista durante la sua vita. E infine lei, Rebecca, che tocca il cuore del lettore appena entra in scena: bambina, sola, indifesa…brutta.
Tutti abbiamo provato nella vita la paura di essere brutti, di essere guardati e criticati per il nostro aspetto fisico e di non essere per questo accettati, ma pochi hanno provato cosa vuol dire essere brutti davvero.
Rebecca è proprio brutta, è nata così, talmente brutta da essere apparentemente rifiutata dalla stessa madre.
Ma è possibile che una madre non voglia neppure guardare una bambina, sfuggita alla balia, che gattona istintivamente verso la propria genitrice? Come si può non accogliere tra le proprie braccia chi hai accolto e protetto in grembo per nove mesi?
Eppure sembra che la nascita di Rebecca e la sua bruttezza abbiano spezzato, oltre alla ragione della madre, anche l’invisibile filo che lega ogni donna alla propria prole.
Invece, è solo la superficie apparente di una storia che viene svelata piano durante la lettura di questo bel libro.
Il racconto ci accompagna nella vita di questa bambina gettata in una società che è ancora agli albori dell’effimero apparire, ma che già sottolinea come l’essenza sia secondaria all’apparenza. Rebecca cresce accanto ad una madre apatica e assente, accanto ad un padre pieno di sensi di colpa e incapace di prendersi in carico le proprie responsabilità; accanto ad una zia dalla contorta affettività e piena di “troppe buone intenzioni”; accanto ad una balia buona, emotiva e sinceramente affezionata; accanto a persone buone e cattive che in modi diversi l’aiuteranno a maturare e a scoprire se stessa e le verità nascoste sulla propria famiglia.
E siccome la nostra società perdona tutto e tutti, anche i delinquenti, ma non ha pietà per chi non ha neanche un briciolo di prestanza fisica, per Rebecca tutto diviene comunque complicato, e ovviamente non potendo essere forma, ella non potrà che essere sostanza, ma nonostante le tante tribolazioni, come in ogni bella storia alla fine vinceranno i buoni, e nel nostro caso i brutti. Ed ecco che anche per lei si prospetta un futuro positivo, magari non quello che avrebbe e avremmo voluto, ma pazienza…almeno così, contro ogni regola sociale, anche il brutto ha, se ci si accontenta, un suo lieto fine.

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