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Dio il Diavolo e la Mosca nel grande caldo dei prossimi mille anni 2008-08-23 05:12:31 vitosantoro
Voto medio 
 
4.5
Stile 
 
4.0
Contenuto 
 
4.0
Piacevolezza 
 
5.0
vitosantoro Opinione inserita da vitosantoro    23 Agosto, 2008
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L'apocalisse della ragione

Nel suo nuovo libro dal titolo chilometrico da film della Wertmüller, Dio il diavolo e la mosca nel grande caldo dei prossimi mille anni, Sebastiano Vassalli ribadisce la sua sfiducia nel romanzo come genere capace di catturare il reale nella sua totalità. Quindi, ancora una volta - come nei suoi precedenti lavori come Amore lontano, La morte di Marx e L’italiano - spazio al racconto, che qui asseconda una delle tante vene narrative dello scrittore genovese, vale a dire quella apocalittica e morale (mai moralistico), il cui esito più significativo è indubbiamente rappresentato da 3012.
Il fil rouge che collega le numerose microstorie di questo libro (ma i redattori dell’Einaudi l’avranno letto, visto che lo presentano in quarta di copertina come un romanzo teologico in tre atti?) è rappresentato da un tema già affrontato dalla tradizione letteraria - Pirandello su tutti - la stupidità umana. Quella che interessa a Vassalli non è «la grande stupidità», quella dei potenti della terra per intenderci, che con le loro scelte sbagliate possono provocare effetti catastrofici, ma quella piccola, che «ha incominciato a trasmettersi da un individuo all’altro come la tosse asinina o il colera».
E la metafora della stupidità «come una pallina da ping-pong o come una bolla di sapone, infrangibile e leggerissima», che rimbalza da un luogo all’altro moltiplicandosi «in cento e mille palline da ping-pong, un milione di bolle (infrangibili) di sapone», consente a Vassalli di costruire un vero proprio caleidoscopio di storie d’amore, morte e stupidità, riunite in tre movimenti. Nel primo leggiamo, tra l’altro, del vecchio giudice Stoiber che improvvisamente s’innamora della sua brutta e vecchia segretaria Verona, mai oggetto in ventidue anni, dei suoi interessi; della violenza esercitata in una stazione della metro da alcuni giovani nordafricani; dell’inviato speciale in un deserto asiatico che viene ucciso dai banditi del posto. A questi casi si aggiunge nella seconda parte la storia, raccontata in prima persona dal diavolo, del dirottamento del vVolo 93 della compagnia United Airlines l’11 settembre e nella terza ed ultima, un’altra serie di vicende, tra cui quella di uno scrittore che, nonostante i pericoli, visita i luoghi della sua prossima narrazione; di un tecnico di elettrodomestici che soddisfa le voglie delle clienti della sua ditta; di una donna esperta in lezioni di sesso.
Ne deriva un enorme bestiario, un catalogo di esemplari post-umani, che la scrittura fluida e brillante di Vassalli fissa nella loro folle corsa verso l’apocalisse.
Una lettura divertente e al tempo stesso angosciante, un nuovo saggio della maestria di Sebastiano Vassalli. Però le grandi narrazioni de La chimera e di Cuore di pietra erano un'altra cosa...
Vito Santoro

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L'italiano di Sebastiano Vassalli
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