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Cosa sognano i pesci rossi
 
Cosa sognano i pesci rossi 2013-06-01 03:04:54 Bruno Elpis
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5.0
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3.0
Bruno Elpis Opinione inserita da Bruno Elpis    01 Giugno, 2013
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L’acquario della terapia intensiva

Pierluigi Tunesi ha quarantacinque anni, è amministratore di una multinazionale, ha una moglie che lo ama, una figlia adolescente, e fa parte della Milano benestante. Luca Gaboardi ha la stessa età di Pierluigi e una vita personale insoddisfacente: si è separato dalla moglie, non ha figli, esercita la professione medica senza troppo entusiasmo, senza troppi riconoscimenti e con spirito critico nei confronti dell’ipocrisia del mondo ospedaliero.
I destini di questi due uomini si incrociano quando Pierluigi – a seguito di un tumore in fase metastatica e per una complicanza post operatoria – finisce nel reparto di terapia intensiva dell’ospedale milanese dove Luca lavora come anestesista.
Con il ritmo di un’alternanza narrativa assai serrata, Pierluigi e Luca raccontano la loro storia individuale e la loro vicenda comune da due punti di vista differenti, ma talvolta convergenti.
Molto toccanti sono pensieri e sensazioni di Pierluigi, che giace immobilizzato nel suo letto e non può parlare, mentre assiste al dissolversi della sua vita nelle emozioni, speranze e disillusioni – anche dei congiunti - che attraversano l’acquario della terapia intensiva: un contenitore vitreo nel quale si sente un pesce rosso. Non fosse che il pesce rosso almeno nuota, mentre il paziente è incatenato a “una serie di cavi e tubi che lo attaccano all’esistenza come i fili di una orribile marionetta”.
Intorno alla tragedia della fase terminale della malattia, si svolge la pantomima del potere che, attraverso Luca, l’autore condanna e rappresenta in modo impietoso: mentre la vita di Pierluigi precipita giorno dopo giorno, alcuni colleghi di Luca non perdono occasione per trasformare il lavoro in una gara di opportunismo e di carriera, incuranti di sentimenti e drammi che i malati patiscono.
Venturino concede tuttavia un pertugio alla speranza, disegnando la complicità che lega i due coetanei. Una complicità che si nutre di sguardi, nei quali si leggono incoraggiamento da un lato; paura, disperazione, richiesta di soccorso dall’altro.
Un testo per riflettere sui valori della vita e sulla durezza della lotta che talvolta la vita stessa riserva.
Un romanzo decisamente controindicato per gli ipocondriaci. O per chi ha avuto un’esperienza - diretta o per il tramite di una persona amata - della terapia intensiva. E non vuole riviverla neppure nell’immaginazione letteraria.

Bruno Elpis

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Lettura consigliata
Consigliato a chi ha letto...
... “Quando si ama non scende mai la notte” di Guillaume Musso
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Commenti

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argomenti dolorosi...
Forse troppo doloroso!...
Giustissimo il tuo consiglio finale...era d'obbligo.
Con stima e riconoscendoti la tua sempre spiccata sensibilità e la bella forma di rispetto altrui che manifesti...
Pia
In risposta ad un precedente commento
Bruno Elpis
01 Giugno, 2013
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Sapete, Pia e Silvia, io ci sono passato da lì, dall'acquario, con l'incidente capitato ai miei genitori ventidue anni fa. So esattamente cosa significa ogni parola scritta in un libro come questo. So che ad ogni sfumatura di un muscolo mimico corrisponde un universo di sentimenti, un arcobaleno di speranze, un affondo di disperazione. Scusate lo sfogo, io - ipocondriaco e sperimentatore in via personale - non mi sono sottratto a questa lettura; tutt'altro: mi ci son buttato a capofitto. :) Contraddicendo la mia recensione, che va trattata alla stregua di mero esercizio letterario.
In risposta ad un precedente commento
silvia71
01 Giugno, 2013
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grazie del commento, Bruno.
appena ne ho la possibilità lo leggerò!
Bella recensione peccato che non posso neanche sfiorarlo, appartengo alla seconda categoria di persone! Bravo come sempre! Ciao
Grazie Bruno per questa tua intima e sentita condivisione...io credo che certe persone superino le paure, affrontandole...altre allontanandosi... e rispetto entrambi i modi.
Ciao carissimo!
OTTIMA RECENSIONE.... COME SEMPRE. leggo proprio oggi 1-6-2013. Festeggio il mio primo "anniversario". ( OVUNQUE TU SIA, TI VOGLIO BENE MAMMA !!! )
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