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Quattro etti d'amore, grazie
 
Quattro etti d'amore, grazie 2013-09-13 17:58:26 AndCor
Voto medio 
 
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Stile 
 
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AndCor Opinione inserita da AndCor    13 Settembre, 2013
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Il 'nichilismo amoroso' del XXI secolo

'Vera protagonista di questo romanzo è l'insoddisfazione personale, e le possibilità che l'amore ha e non ha per metterla a tacere, o quantomeno contenerla'.

"Quattro etti d'amore, grazie" è un romanzo che possiamo definire quasi 'atemporale': è ambientato nei giorni nostri, con personaggi che vivono le proprie comuni vite influenzate dallo stress che la quotidianità inesorabilmente impone, ma che, allo stesso tempo, ci offre interessanti spunti di riflessione per quello che era l'obiettivo di molti filosofi contemporanei e non: il raggiungimento della Felicità, mentre dietro le quinte agisce anche il destino, quel destino 'che comunque irrompe, strisciante prima, deflagrante poi' nella routine di Erica e Tea, le figure principali del romanzo.

Il 'male di vivere' è il filo conduttore dell'intera vicenda, che lega le due protagoniste ad una condizione esistenziale di tedio, infelicità, frustrazione e perenne 'spleen', per parafrasare Pavese prima e Baudelaire poi.
La prima, Erica, è schiava di uno pseudo-disturbo di personalità bipolare anche a causa di un matrimonio altalenante, che la costringe ad indossare due 'maschere' e che la schiaccia in un paranoico complesso di inferiorità nel quale si crogiola in maniera apatica e sostanzialmente passiva;
Tea, invece, ha praticamente tutto dalla vita, ma anch'essa non è sentimentalmente stabile ed è attanagliata da un disagio di perenne insoddisfazione che non le permette di godersi i vantaggi della propria condizione benestante di vita. Tanto per confermare ancora una volta come i soldi siano importanti, ma non siano anche direttamente proporzionali alla felicità di un essere umano.

Il titolo va letto in relazione al consumismo odierno, ma è da sottolineare la novità dell'autrice nell'aver inserito una "lista della spesa" all'inizio di ogni capitolo, come se ci fosse l'implicita volontà di offrire alle due donne l'illusione di poter comprare una utopica Felicità in un supermercato anziché andarla a cercare in vani ragionamenti od in relazioni extrapersonali con uomini che potrebbero riportarle al punto di partenza.
Quasi come se il supermercato fosse l'unica via di fuga per svagarsi dallo stress e da quella mancanza di Amore nella propria vita;
Quasi come se l'affetto si potesse acquistare, secondo una perversa e bizzarra logica di giochi di parole, al banco degli affettati freschi. E poco importerebbe se le fettine fossero sottili o abbastanza spesse.

Tra le numerose note negative, la trama è quasi inesistente, banale, poco coinvolgente, ed i soliloqui mediante i quali vengono analizzate le sfaccettature psicologiche più remote delle due protagoniste sono tanto frequenti quanto scarne ed inutili, ma fondamentalmente coerenti con la pochezza dei contenuti del romanzo.
L'idea in sé non è malvagia, anche perché il libro fornisce un discreto input su come il consumismo e la fretta del mondo moderno portino inevitabilmente ad un graduale e continuo deterioramento qualitativo delle relazioni intrapersonali ed interpersonali, ma troppe pagine offrono un romanticismo trito e ritrito sul quale è meglio soprassedere.

Concludendo, lo consiglio appunto per l'idea, ma non vi perderete nulla se non lo leggerete.
A voi la scelta.

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