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Non molto lontano da qui
 
Non molto lontano da qui 2014-01-04 21:38:03 drysdale
Voto medio 
 
2.0
Stile 
 
2.0
Contenuto 
 
2.0
Piacevolezza 
 
2.0
drysdale Opinione inserita da drysdale    04 Gennaio, 2014
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Una lettura inutile.

A p. 29 del libro, Francesco, personaggio di passaggio del racconto, chiede al protagonista dello stesso, l’insuperabile Giacomo, se ha mai letto un libro che abbia spostato anche di un decimillimetro il suo punto di vista sul mondo. Ottenuta risposta negativa, Francesco consegna a Giacomo un testo (che cito, ma avrebbe potuto essere qualunque altro, data l’ignoranza dell’interpellato, “Opinioni di un clown”, di Heinrich Boll). Tale consegna, considerata la naturale predisposizione di Giacomo a scalare ogni vetta dal nulla, ha originato la sua insaziabile sete di letture (addirittura una droga, la definisce, anche se a quell’epoca le sostanze che assumeva erano differenti), e che letture!
Ecco, mi chiedo: se Francesco gli avesse proposto questo “Non molto lontano da qui”, sarebbe insorta nel nostro la predetta sete e, specialmente, gli avrebbe cambiato di un decimillimetro il suo punto di vista del mondo? Ma non è da escludersi anche questa possibilità: il soggetto ha capacità mirabili.
Su di me, in ogni caso, questo romanzo non ha prodotto veramente alcun effetto. Ho, anzi, riflettuto un po’ su quale aggettivo usare per qualificarlo, propendendo alla fine per un più moderato “inutile” rispetto a quello inizialmente ipotizzato di “fastidioso”.
I personaggi che si muovono in questa storia sono pochi ma tutti speciali. Affascinante è Cristina, l’inseparabile amica di Giacomo con la quale quest’ultimo ha un rapporto poco credibile nella realtà. Affascinante e “tombeur de femmes” è il suo amico disk jockey, Francesco, che il nostro supera rapidamente in successo, sia nel lavoro che con le donne. Affascinante è Lorenza, la sorella di Giacomo, della quale però il marito, che è però anch’egli affascinante, a un certo punto si disfa. Affascinantissima è Alice, l’ultima fiamma, in ordine di tempo, del protagonista.
E che dire di quest’ultimo? Con qualche consiglio (al padre) ed un paio d’ore di disponibilità (sua) trasforma di fatto una bettola per ubriaconi in locale “cool”. Quando abbandona gli studi per frequentare il fighissimo Francesco, gli dà rapidamente la pista superandolo qualitativamente nel lavoro e portandosi a letto più donne (anche più di una a notte), attività svolta a livello praticamente sportivo, ma, si badi, senza alcun antagonismo (p. 44,.“Quante volte mi è successo di sc…con una convinta che fossi Francesco. Succedeva anche il contrario. La cosa ci divertiva da morire”). Era, quello, un periodo della vita in cui il nostro aveva le idee chiare sulle donne: (” Spesso tornavo in albergo con qualche fighetta tutta tatuaggi e piercing, la sc… e la rimandavo a casa in taxi. Avrei anche potuto ammazzarla se non si fosse tolta subito dai c…”.
Quando il padre muore, il grande Giacomo abbandona la sua redditizia (in tutti i sensi) attività di disk Jockey ridedicandosi agli studi. Inutile dire che anche lì eccelle e, recuperando tutto il tempo perso, si laurea brillantemente. E poiché gli astri sono dalla sua parte, trova subito un ottimo lavoro nel terziario dove, neanche a dirlo, le sue qualità intellettive emergono rapidamente. Un grande, davvero!
Che, poi, mentalmente sia un tipo eclettico, non c’è dubbio. Da importanti riflessioni esistenziali sulla ricerca dell’io, il nostro trasmigra rapidamente in riflessioni altrettanto intellettuali sulla valenza dell’amore (p. 122: “In fondo è questo l’amore: pensare al c… della propria donna e avere un’erezione”).
Che dire? Quando, a p. 189, Alice lo molla senza neanche un saluto mi è venuto spontaneo un: “E vai!”.
Non so a quale modello si sia ispirato l’autore nello scrivere questa roba. Se il modello era dignitoso, ha fallito l’obiettivo.

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