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Come vivevano i felici
 
Come vivevano i felici 2014-01-12 18:43:14 luvina
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luvina Opinione inserita da luvina    12 Gennaio, 2014
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Come vivevano i felici

“Come vivevano i felici” è la trasposizione in ambiente italiano della vicenda di Bernard Madoff, accusato di frode finanziaria e condannato a 150 anni di carcere negli Stati Uniti; la voce narrante del romanzo è quella del figlio minore di Madoff, Mark, morto suicida due anni dopo lo scandalo. Ogni breve capitolo ha per titolo una data e nell’arco di tutto il romanzo si ripercorrono gli anni che vanno dal 1983 al 2012, con continui flash back temporali tramite i quali entriamo nell’intimo delle dinamiche di questa famiglia e scopriamo anche chi e come era Bernard Madoff, i suoi occhi a fessura del colore dell’acciaio, la sua scaltrezza e la sua megalomania (regala al figlio minore di dieci anni una Ferrari 400 color puffo).
L’incipit è d’effetto –“Io fisso il soffitto e il soffitto fissa me”- perché ci dà modo di tuffarci subito nell’angoscia di queste vite con la visione del corpo di Mark che penzola dal soffitto stretto dal guinzaglio del cane; le vite rovinate, trascinate nel crollo della società di investimenti finanziari truffaldina (era un enorme schema di Ponzi), sono quelle dei familiari ma soprattutto quelle dei milioni di piccoli e grandi risparmiatori che hanno perso tutto, a volte anche la vita. L’autore, tramite il racconto allucinato di Mark ci fa conoscere le minacce e gli insulti che la famiglia riceve per posta, sui blog in rete, al telefono e perfino al supermercato; conosciamo le loro reazioni, la finta empatia che maschera indifferenza della madre, la decadenza fisica del fratello psicotico, la rabbia e la vergogna dello stesso Mark.
Ecco, forse la parte migliore di questo libro doloroso è il rapporto fra i due fratelli, due personalità fragili che, pur intuendo la truffa della “Rambo investimenti” (nome omen) vanno incontro al loro destino, il maggiore entrando ed uscendo dagli ospedali psichiatrici, il minore cocainomane e compulsivo (legge continuamente blog su internet e gioca ai videogiochi). E’ proprio Mark, il minore, che si dimostrerà alla fine il più fragile morendo suicida, mentre l’altro forse nella sua follia crede di poter ricominciare; l’intimità del loro rapporto, il loro dolore, la dimostrazione d’amore che un fratello ha nei confronti dell’altro ci colpiscono nel profondo svelandosi anche quando i sentimenti sono celati da falso fastidio o dal dovere. Sono loro le prime vittime del padre che, dopo un weekend del Ringraziamento passato in famiglia, ordina loro –“lunedì tu e tuo fratello andate in procura”- costringendoli a denunciarlo. Non si perdoneranno mai il tradimento che li porterà alla rovina.
Chi sono dunque i felici del titolo? A detta di chi è stato rovinato dalla truffa di Madoff era la famiglia Madoff stessa anche o soprattutto per l’enorme ricchezza accumulata e per la stima che riscuoteva nella buona società e presso la comunità ebraica ma, leggendo questo romanzo, scopriamo che in realtà la loro vita si era trasformata in una ansiosa e dolorosa attesa della fine ormai imminente e tutto erano tranne che felici.
L’unico limite di questo bel libro è che, nel riportare la storia di Madoff in ambiente italiano, l’autore ha indubbiamente trovato delle difficoltà ma non le ha superate; non è infatti realistico che qui in Italia si festeggi il Ringraziamento in uno chalet come in Colorado, che ci sia una comunità ebraica così potente da affidare milioni da investire come negli Stati Uniti o che per reati finanziari si comminino 150 anni di carcere. A parte questo il romanzo è sicuramente da leggere perché ha il merito di porci un diverso punto di vista (quello dei “colpevoli”) di una vicenda che è all’origine dell’enorme crisi economica che ha colpito gli Stati Uniti e della quale si pagano ancora le conseguenze.

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molto particolare come libro.
bel consiglio!
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