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La vedova, il santo e il segreto del pacchero estremo 2008-12-15 12:33:22 enzo
Voto medio 
 
2.0
Stile 
 
2.0
Contenuto 
 
2.0
Piacevolezza 
 
2.0
Opinione inserita da enzo    15 Dicembre, 2008

cappelli come no

Questo è un libro che si prefigge di far girare la testa e ritrovarla chissà dove chissà quando pieno com’è di invenzioni narrative e stilistiche in una girandola di situazioni paradossali e inverosimili che hanno molto divertito l’autore che non a caso nelle interviste dice una frase e poi ride lui sa perché noi no non avendo né la sua ironia né la sua intelligenza ma cavandocela non male con le frasi lunghe pure noi.

Tano Vedova Pelli non ne può più di esperienze dolorose e truculente come quelle narrate dal noir nostrano dunque preferisce strabiliare satireggiando l’intera società italiana specie quella culinaria, artistica e letteraria facendosi lui molte risate soprattutto da quando ha trovato un santo per amico dispostissimo a intercedere per lui presso i numi dell’editoria; il nome del santo resta misterioso ma lui non fa che ringraziarlo fra le righe lasciando velatamente intendere che se il lettore non capisce chi è il problema è suo. Del resto il lettore non può essere all’altezza dello scrittore specie se si chiama Tano Vedova Pelli altrimenti questi bei romanzi se li scriverebbe da solo, il lettore s’intende. Uno scrittore come il nostro sciorina ironia e intelligenza proprio mostrando quanto fregnoni siano i personaggi che compongono i suoi libri: se li fabbrica e se li commenta da solo, il che non è da tutti e chi vende ha sempre ragione.

Pelli affronta con verve senza precedenti i cazzi amarognoli di chi è abbastanza privilegiato da avere solo problemi superflui - anche perché la realtà dei poveracci dei disoccupati e morti ammazzati dalle mafie indigene lo annoia: è una roba giustamente dice da comunisti e di comunisti in questo paese ve n’è fin troppi specie al Corriere della Sera in cui qualcuno ha osato stroncarlo facendo le scarpe a lui e all’amico santo, dimostrando ancora una volta che l’invidia e non altro è il motore immobile della storia di sinistra. Vedova Pelli in questo romanzo fluviale dimostra che se qualcuno ha messo un motoscafo in copertina con ciò andando alla grande lui non è certo da meno con le sue mirabolanti avventure di macchine d’epoca perdute e ritrovate, cucina di chef superbi che lui si è potuto permettere e voi no, donne terrone e tettone assai mignotte che si danno all’arte contemporanea mettendo in scena le pelvi maculate da eiaculazioni un tantino precoci. Evidente l’influenza di Carlo Rossella e Antonella Clerici – ma anche Marcello Veneziani crediamo. Gli ingredienti, è il caso di dire, sono mescolati cinobalanicamente ma la classe non è acqua, visto ormai quanto è cara. Sollazzo e intrattenimento di qualità costituiscono la cifra di questo libro, assieme al prezzo di copertina, bisogna dire. Per chi ha fiato da vendere e tempo da perdere dopo che il Nasdaq ha smesso di dare notizie

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Lettura consigliata
no
Consigliato a chi ha letto...
lilli gruber, frassica, francesco totti
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